Napoli, il centro della socialità del Vomero inaugurato e mai aperto

Napoli, il centro della socialità del Vomero inaugurato e mai aperto
di Ugo Cundari
Mercoledì 30 Gennaio 2019, 11:00
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I dintorni della Casa della socialità, quella che doveva essere la casa della cultura condivisa e partecipata a via Verrotti, nel cuore del Vomero, sono tornati a essere una discarica a cielo aperto.

A novembre la struttura fu inaugurata, almeno nel suo involucro esterno, con la benedizione dei murales realizzati da Jorit e da un gruppo di giovani studenti. Da allora sono passate settimane e l'apertura dei locali è ancora lontana, rimane un'opera realizzata a metà, una scatola bella fuori e vuota dentro. De Magistris, a novembre, disse che «opere d'arte come questi murales servono a scuotere le coscienze degli indifferenti», ma dopo un po' di tempo i vomeresi sono tornati a essere indifferenti nei confronti del progetto.

Sono tornati a considerare l'ex deposito dei filobus, per decenni chiuso, come zona franca in cui abbandonare igienici rotti e mobili indesiderati, un non luogo senza valore nei pressi del quale lasciare di tutto di più. Oggi come allora è circondato da water, sacchetti, tavole di legno, lavandini, stracci, cartoni. «Entro due mesi apriremo» dichiara il presidente della Municipalità Vomero-Arenella, Paolo de Luca.
 
«Stiamo in attesa di definire i contratti con le utenze, per poi realizzare piccole opere all'interno. È stata avviata la procedura per gli allacci, c'è la necessità del collaudo per l'impianto antincendio. Gli arredi saranno minimi, ci sarà un open space e due uffici. Aspettiamo la fornitura di una pedana per gli artisti e un banco per i libri». Almeno altri due mesi di zona di scarico, con il deturpamento conseguente delle facciate. «Non dipende da noi, ma dai nostri concittadini, quando la struttura sarà aperta, vissuta e frequentata credo che problemi del genere non se ne presenteranno più».

Fino ad allora, conviene solo sperare che i rifiuti non aumentino e che magari vengano ritirati più velocemente. Intanto, sono comparse anche le prime scritte vandaliche, disegni sui murales che già rendono vecchio e sporco il perimetro esterno.

Dice Jorit: «Non sapevo che fosse stato già imbrattato, ma domani stesso passerò io per cancellare la scritta e per riprendere il colore originario. Peccato che ancora non si sia aperta la struttura». Jorit, lo street artist napoletano più famoso, l'autore del volto di san Gennaro a via Duomo e quello di Maradona a San Giovanni a Teduccio, dice di avere un buon rapporto con l'amministrazione e segue con piacere ogni nuovo progetto di murales in città, ma è rimasto deluso da «un affidamento diretto di 40 mila euro per poco meno di una trentina di opere da parte del Comune all'associazione Arteteca per supportare i laboratori sulla street art. Io e le associazioni che lavorano a Napoli da oltre vent'anni siamo stati tagliati fuori».

«Deluso» si dice anche per l'umiliazione che gli provoca sapere del degrado dei murales, degrado che in alcuni casi è anche incuria e superficialità «di un progetto non portato a compimento in ogni suo aspetto». Quando, tra settembre e ottobre, furono disegnati i vari volti, da Pertini a Cucchi, furono coperte anche le targhe della strada, una cautela necessaria per evitare che venissero imbrattate dallo spray. Ma sono rimaste coperte, ancora oggi, a distanza di più di due mesi. Sulle scale di questo non luogo sono stati lanciati solenni proclami e belle promesse ma l'edificio è tornato a uno stato di incuria e abbandono, e la zona tutt'intorno zona franca e anonima, con le macchine che parcheggiano sul marciapiede di tutta la piazza.
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