Metropolitana Napoli, stazioni “fantasma” e il giallo dei treni: «Ne mancano venti»

Metropolitana Napoli, stazioni “fantasma” e il giallo dei treni: «Ne mancano venti»
di Elena Romanazzi
Sabato 7 Agosto 2021, 00:08 - Ultimo agg. 18:36
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L’apertura della stazione Duomo doveva coincidere con la messa in esercizio del primo dei nuovi treni della metropolitana prodotto dalla società spagnola Construcciones y Auxiliar de Ferrocarriles (CAF). Un avvio atteso e naufragato per l’incendio lo scorso 13 luglio che ha di fatto squagliato una piccola porzione del tetto del treno (che tecnicamente si chiama imperiale) proprio nel giorno in cui a bordo c’erano i membri della commissione nominati dal ministero dei Trasporti che avrebbero dovuto dare il nulla osta alla messa in esercizio dopo tutte le prove che erano state fatte e i 5mila chilometri macinati di notte nel corso di diversi mesi. E certo se ieri fosse entrato in esercizio sarebbe stato tutto diverso. E invece sono fermi a Piscinola cinque treni di una commessa ne conta in totale 20 per un costo per ogni treno che si aggira intorno agli otto milioni di euro, 108 metri di lunghezza per una capienza di 1200 passeggeri. 

L’ad di Anm Nicola Pascale malgrado il blocco vede la messa in esercizio dei nuovi treni in tempi relativamente breve. «Sbilanciarsi sulle date non è opportuno - spiega - ma sono ottimista». Rivela che in merito all’incidente del 13 luglio scorso si sta lavorando a ritmi serrati. «La relazione sull’accaduto elaborata dalla Caf è già stata inviata al ministero dei Trasporti». Cosa c’è scritto? «L’evento sembra essere stato determinato da qualcosa che ha urtato vicino al pantografo, o da un oggetto metallico in prossimità del pantografo ce chiaramente non è stato ritrovato perché si è fuso durante il cortocircuito. Ora il ministero deve valutare se avvalersi di un supporto tecnico esterno per fare le controdeduzioni o come dare l’ok alla relazione della Caf per chiudere la commessa e consentire dopo le varie prove la messa in esercizio». Sui tempi come detto Pascale non si sbilancia. Ma già il secondo treno a disposizione - spiega inizierà a brevissimo a girare con delle telecamere a bordo per la verifica di eventuali problematiche. «Da parte nostra - spiega l’Ad di Anm - si sta facendo il massimo sforzo, non ci siamo mai fermati, anche se andrebbero cambiate una serie di cose: dal contratto di servizio che attualmente è in proroga fino all’aumento del costo dei biglietti ora il più basso d’Italia, 1 euro e 10 non lo paga nessuno».

Il Comune nel bilancio di previsione ha tagliato all’Anm 14,5 milioni di euro.

Cifra di non poco conto che potrebbe avere delle pensati ripercussioni sull’esercizio ordinario già in affanno. «Intanto è la Giunta - replica Pascale e non il consiglio poi si vedrà, ci sono ancora dei passaggi amministrativi da fare e vale sul 2022, è evidente che se la situazione non cambierà saremo costretti a fare delle economie». Ma lei ha mai pensato a fronte di questo taglio a dimmetersi? «Io combatto fino alla fine per portare a casa un risultato, per dare un servizio ai cittadini e per stabilizzare la situazione». 

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Linea 1, Linea 6. Cosa resta ancora da fare? Cascetta ha dettato il cronoprogramma per la 1 che vede la fine nel 2025 con l’apertura di Capodichino che verrà preceduta dall’apertura a Poggioreale. Bisogna attendere dunque. Ma la Linea 6 che fine ha fatto. La tratta che collega piazzale Tecchio a piazza Municipio non è ancora pronta. Siamo al 2021 e ancora non si vede la luce del progetto. La concessionaria è l’Hitachi (si occupa di tutta la parte tecnologica, mentre Metropolitana spa ha in sub appalto la costruzione delle stazioni. Sono quattro: Arco Mirelli, San Pasquale, Chiaia (con due ingressi) e Municipio dove c’è il raccordo con la linea 1 dove i lavori si sono arenati per diverso tempo per la questione del posizionamento delle grate di ventilazione. Un progetto del costo di 750 milioni di euro. Che si spera si concluda entro il 2023. Forse. Perché oltre i rendering le stazioni sono quasi del tutto completate ma non fruibili.

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