Napoli, boom di turisti al Beverello: ​caos e disagi agli imbarchi

Napoli, boom di turisti al Beverello: caos e disagi agli imbarchi
di Antonio Menna
Lunedì 5 Luglio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 6 Luglio, 07:25
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Non ci si abitua mai ai turisti che sbarcati a Napoli fotografano col sorriso beffardo un cumulo di spazzatura. È un colpo al cuore, vedere questa coppia di tedeschi di mezza età, appena scesa da un taxi per correre a prendere un aliscafo per Ischia, che come avvista il bidoncino bianco che trabocca, nemmeno poi tanto, ma con un po’ di cartoni, bottiglie e cartacce intorno, corre a scattare una immagine ricordo. Se poi dietro c’è uno striscione, ovviamente strappato e lacero, che urla “The most beautiful metro in the world”, delimitando il cantiere della nuova stazione, e dietro compare il Maschio Angioino, lo scatto è davvero completo. «Meravigliosa Ischia - dice lui, che si chiama Peter, ha 62 anni e parla un buon italiano - ci staremo una settimana e poi restiamo qualche giorno a Napoli. C’è disordine, qui intorno, molta confusione ma conosco la città. So che è fatta così, nessun problema. Siamo preparati». «Bellissimo qui, mare, castello - aggiunge Sofia, la moglie - Spazzatura ok, sappiamo. It’s Naples, no?». È Napoli. Eh, no. Vorremmo tanto di no. Ma è difficile rovesciare i luoghi comuni se questi si apparecchiano puntuali ogni cento metri, quasi come fosse una scena costruita di Cinecittà. Li mettiamo apposta per le vostre foto, ci sarebbe da rispondere. Ma meglio evitare. Perché poi bisognerebbe giustificare anche tutto il resto, in questa prima domenica di luglio, l’ingresso nel cuore dell’estate, al Beverello degli imbarchi per le isole. 

Dopo tanto aver invocato il turismo, gli affari, il movimento economico, il via vai delle vacanze, eccolo qui: la pandemia molla la presa, la zona bianca libera i movimenti, si parte, si torna.

Ma i disservizi sono quelli di prima del Coronavirus. Potevamo prepararci meglio? Il tempo c’è stato, la bella stagione non arriva all’improvviso. Ma a noi forse piace così. It’s Naples, direbbe la signora tedesca. 

Chi arriva al Beverello per imbarcarsi si deve incuneare tra barriere di cemento, cantieri, marciapiedi dissestati, da cui peraltro scendere continuamente a causa di continui impedimenti. E una volta dentro, avventurarsi tra botteghini in containers blu che sanno di provvisorio. Un tabellone luminoso annuncia imbarchi e arrivi. Ponza, Ischia, Capri. A ogni località è abbinato il numero di un gate. Ma agli imbarchi i numeri non ci sono. «Sto cercando il gate 5 - dice una signora anziana a un altro turista scambiato per un lavoratore del porto - Lì non ci sono i numeri». In effetti ci sono i nomi delle compagnie di navigazione: Snav, Caremar. Bisogna andare un po’ a intuito. 

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Per chi attende, ci sono ben dieci panchine, la metà finisce al sole. Ma niente paura: dietro i container ci sono le fioriere, che per fortuna hanno intorno un bel sedile di pietra. Si può anche pasteggiare. I più stanchi guadagnano i tavolini del Cafè Beverello o del Meeting point bar, dove possono stare all’ombra e comodi. Gli altri si distribuiscono sotto i cupolini montati per proteggere dal sole, ma non dal caldo, visto l’effetto serra. Qualcuno siede sui sedili dei totem pubblicitari, altri cercano ombra e frescura negli angoli più nascosti. Le guide e i tour operator fanno da angeli custodi alle comitive. Agli imbarchi, quando accosta il natante per le isole, un addetto percorre in fila i turisti in attesa e prende a ciascuno la temperatura. A qualcuno sale oltre i 37,5. E per forza, dopo 30 minuti al sole e al caldo. Ma basta buttarsi un poco d’acqua in testa e la pseudo febbre scende. Tutti la prendono a ridere, meno male. Per chi sbarca, il corridoio di uscita è un piccolo gioco di società. Sempre dritto, c’è una catena. Qualcuno la salta. Chi vuole raggiungere un taxi di fronte, deve avventurarsi lungo un vialetto con a destra e sinistra un pittoresco picchetto di motorini in sosta selvaggia. Altri che vogliono uscire dal porto, vanno a sinistra e sbucano da una fessura nella bella Napoli. Nessuna indicazione, ovviamente. Non in lingue straniere, ma nemmeno in italiano. Niente informazioni dentro il porto, niente informazioni fuori del porto. I turisti provano a seguirsi l’uno con l’altro, cercando di capire. Qualcuno chiede per l’Alibus, altri per la metro. I tassisti non danno informazioni, vogliono solo caricare a bordo. Ma ci sono gli immigrati che vendono cappelli e gadget seduti a terra e che con lingue incerte e molti gesti indirizzano i poveri viaggiatori accaldati, che così si incamminano verso destra e verso sinistra coi loro trolley rumorosi sulle strade dissestate, facendo un sonoro zig zag tra auto, scooter, semafori, bancarelle, buche, cartacce, bottigliette di plastica abbandonate e bidoni della spazzatura stracolmi, che attirano sguardi inquieti e accesi al tempo stesso, come si fa quando trovi esattamente quello che ti aspettavi, e ciò nonostante sei sorpreso. It’s Naples, benvenuti. 

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