Napoli, lavori sbagliati in via Marina: i tombini sprofondano, Comune diffidato

Napoli, lavori sbagliati in via Marina: i tombini sprofondano, Comune diffidato
di Paolo Barbuto
Sabato 30 Gennaio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 10:36
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A Palazzo San Giacomo l’altro giorno è arrivata una lettera del Provveditorato alle Opere Pubbliche: i tombini di via Marina sprofondano e sono estremamente pericolosi per i ciclomotori, prima che accada qualcosa di grave correte a ripararli. La questione riguarda i tratti di strada più vicini a piazza Municipio, non interessati dai lavori di restyling, ma anche quelli sui quali sono stati eseguiti gli eterni lavori che si sono conclusi (non del tutto) da qualche settimana la situazione è analoga. Insomma, anche l’asfalto nuovo è costellato da sprofondamenti, una situazione piuttosto imbarazzante.

Il documento è arrivato dieci giorni fa, il 18 di gennaio ed è scaturito da un esposto presentato dall’associazione “Aririna”, rappresentata dall’avvocato Massimo Mazzucchiello, che si era rivolta al Provveditorato segnalando la pericolosità dei tombini nella porzione iniziale della strada (Via Cristoforo Colombo e via Nuova Marina).

Il Provveditorato ha preso talmente a cuore la vicenda da inviare esperti a percorrere per intero i due tratti stradali per verificare, tombino per tombino, qual era la situazione, e alla fine ha ritenuto che fosse insostenibile.

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La lettera di invito ad eseguire i lavori con urgenza, per non incappare nelle sanzioni pesanti delle norme del Codice della Strada, è accompagnata da un lungo book fotografico con immagini scattate ai tombini più pericolosi: vicino ad ogni immagine sono segnati con metodica puntualità i dati di longitudine e latitudine in modo da evitare incomprensioni. Ogni punto segnalato potrà essere individuato con estrema semplicità.

A dire la verità non c’è bisogno della segnalazione satellitare perché i tombini pericolosi ogni napoletano li riconosce sotto le gomme delle auto e, soprattutto, sotto quelle dei ciclomotori che rischiano la caduta ad ogni passaggio in un ‘area che sta sprofondando. Lo spiega anche il Provveditorato che segnala come la situazione sia appena sostenibile per le autovetture che potrebbero cavarsela solo con qualche danno meccanico «mentre per i conducenti dei veicoli a due ruote, siano essi dotati o meno di motore, tali dislivelli potrebbero favorire l’insorgenza di fenomeni di instabilità del mezzo, particolarmente in presenza di fondo stradale bagnato». Insomma, il rischio di cadute è imminente. Ecco perché bisogna intervenire.

Nel burocratese sempre misurato e mai severo, il Provveditorato alle opere Pubbliche non può fare a meno di segnalare che una situazione di degrado così profondo per la questione dei tombini è «da ricondurre ad un’inadeguata manutenzione dei manufatti, che al contrario dovrebbe essere implementata in proporzione all’intensità del traffico e dei carichi a cui i chiusini sono sottoposti». Insomma, bisognerebbe avere particolare attenzione a quella strada e invece la manutenzione dei tombini viene ufficialmente ritenuta inadeguata.

Il report si ferma a due sole strade del lungo asse costiero, quelle più vicine a piazza Municipio e non interessate dagli eterni lavori di restyling. Se il Provveditorato si fosse spinto qualche metro più avanti, però, si sarebbe reso conto che finanche lungo le strade appena risistemate la situazione dei tombini è preoccupante fino a diventare pericolosa. E in questo caso tutto assume contorni paradossali: è pensabile che una strada appena rifatta, con lavori dal costo totale superiore ai 13 milioni, sia già ridotta a un percorso ad ostacoli? È giusto aver investito una cifra così considerevole per lasciare i cittadini (almeno quelli su due ruote) ancora esposti a pericoli? 

A queste ultime domande darà risposta chi di dovere. Per adesso restiamo in attesa degli interventi imposti dal Provveditorato e verificheremo ogni singolo intervento “guidati” anche dalle coordinate satellitari: riuscirà il Comune a risistemare i tombini o lascerà tutto così com’è? In questo caso noi una risposta l’abbiamo, ma preferiamo tenerla per noi.
 

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