Napoli: voragine alla Sanità, si indaga per disastro. Cava di tufo sbancata per creare un garage

Napoli: voragine alla Sanità, si indaga per disastro. Cava di tufo sbancata per creare un garage
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 17 Maggio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 18 Maggio, 08:08
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Un intero camion è stato seppellito dal terreno, travolto dalla tragedia che era stata provocata pochi attimi prima da un’operazione sbagliata, anzi, assurda, scellerata: quella di sbancare una cava, svuotare una parete per ricavare più spazio in quella gruviera napoletana - la zona sottostante via Moiariello - che da secoli mantiene un rapporto precario con il «mondo di sopra». È questa l’ipotesi di partenza della Procura di Napoli, che ha deciso di aprire un fascicolo per fare chiarezza sul crollo avvenuto venerdì notte, provocando una frana di oltre vento metri quadrati e mettendo al repentaglio la vita di ben 13 nuclei familiari. Eccola la prima mossa della Procura di Gianni Melillo, che sta scavando letteralmente sotto le macerie, in una area sequestrata, nel tentativo di acquisire le prove dell’ultimo scempio perpetrato ai danni di migliaia di persone che vivono tra i vicoli a ridosso di salita Miradois. 

Partiamo dalla pista battuta in queste ore dalla Procura di Napoli: ipotesi disastro colposo, al lavoro il pool coordinato dal procuratore aggiunto Simona Di Monte, si parte dallo stato dei luoghi. E dalle carte. Già, le carte: quelle della concessione affidata (ammesso che ci sia traccia formale) delle cave di tufo che sono state utilizzate da parte di qualcuno per allestire una enorme autorimessa, che - nelle previsioni di qualche imprenditore privo di scrupoli - avrebbe dovuto ospitare fino a duecento automobili. Ma restiamo alle foto che il Mattino è in grado di mostrare ai suoi lettori: un camion sepolto dal crollo del terreno, il «mondo di sotto» che viene alla luce.

Qualcuno - raccontano le indagini - si era servito di una ditta privata per lo svuotamento della cava. E ci sono parole abbastanza chiare pronunciate al cospetto degli inquirenti subito dopo il primissimo intervento «Volevamo solo fare un po’ di spazio per altre auto», la risposta raccolta nelle primissime fasi investigative. 

 

Quanto basta per dare inizio questa mattina alla convocazione del titolare dell’area sottostante, quella franata, a partire da due domande: esisteva una concessione che legava le cave (di proprietà comunale) al gestore dell’autorimessa? Era stata formalizzata una «scia», per dichiarare l’apertura dei lavori? Quante auto potevano essere ospitate lì sotto? Indagini sul mondo sommerso, anche alla luce delle primissime testimonianze raccolte in queste ore, tra le persone esasperate rimaste all’improvviso senza un tetto sulla testa: 13 nuclei familiari che chiedono attenzione, chiedono un alloggio e rivolgono domande alle istituzioni, comune in primis. Una in particolare: chi ha autorizzato quei lavori? Una vicenda che sa di già visto, molto simile a quella che qualche anno fa ha provocato il crollo del complesso monumentale degli Incurabili. Ricordate le indagini? Un garage abusivo, l’abbattimento di una parete portante nel tentativo di ricavare più spazio per il business parcheggio e il grande tonfo: una chiesa antica sventrata dall’improvviso sprofondamento del sottosuolo, ancora famiglie sgomberate. Un solo indagato - il titolare del garage - sempre per un’ipotesi di intervento scellerato: l’abbattimento di un muro portante, da parte di ditte pronte a tutto, pur di racimolare poche centinaia di euro nel giro di poche ore. 

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Ma torniamo alla storia di via Miradois, del crollo avvenuto venerdì notte. Verifiche condotte dalla pg negli uffici municipali, nel tentativo di verificare l’esistenza di richieste di inizio lavori. Dai primissimi accertamenti, sembra che l’intervento fosse completamente abusivo, in quanto non c’è traccia di una formale richiesta di autorizzazione. Diverso il ragionamento che anima una seconda fase dell’inchiesta, destinata sempre e comunque a bussare dalle parti del Comune: chi si occupa del monitoraggio delle cave? Esiste un monitoraggio pubblico sulle concessioni private di fette di territorio cittadino? O meglio: che legami ci sono tra mondo di sotto e mondo di sopra, lì nel cuore del centro storico che frana dopo un semplice acquazzone primaverile? Domande che riconducono l’attenzione ad una prassi scellerata che si nutre di falsi e prestanome: incensurati, gente senza arte né parte, messa a gestire le cave dove organizzare autorimesse, per conto di qualcuno. Un volume di affari che rimanda a interessi opachi, su cui ora tocca alla magistratura dare risposte. 

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