Napoli, sit in all'Arco Borbonico: «L'Italia
vuole cancellare la nostra storia»

Napoli, sit in all'Arco Borbonico: «L'Italia vuole cancellare la nostra storia»
di Antonio Folle
Sabato 9 Gennaio 2021, 13:53 - Ultimo agg. 14:58
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Questa mattina un gruppo di attivisti rappresentanti di diversi movimenti meridionalisti e identitari ha sfidato la pioggia ed il freddo per un nuovo sit-in di protesta nei pressi dell'arco borbonico, l'antico approdo di pescatori crollato dopo la violenta mareggiata dello scorso 2 gennaio. Gli attivisti scesi in campo hanno chiesto alle istituzioni di far luce sulle responsabilità del crollo della struttura, puntando il dito in particolare contro il Comune di Napoli, la Sovrintendenza e l'Autorità Portuale che, è la denuncia dei meridionalisti, non avrebbero tutelato a sufficienza un importante pezzo di storia che era balzato più volte agli onori delle cronache per le sue precarie condizioni.

«Personalmente denuncio questo scempio da almeno due anni - l'ira di Sergio Angrisano della Confederazione dei Movimenti Identitari - ma nessuno si è mai degnato di dare ascolto.

Per l'arco borbonico a suo tempo furono stanziati fondi per la messa in sicurezza ed il recupero. Poi di quei fondi non si è saputo più nulla. Noi pretendiamo di sapere perchè è calato il silenzio su questa faccenda - prosegue - e stiamo preparando un accurato dossier sulle tantissime criticità che riguardano il patrimonio storico e monumentale di epoca borbonica». 

 

Immediatamente dopo il crollo dell'importante struttura - trasformata in epoca post-unitaria nel canale di sfogo di un condotto fognario - è cominciato l'ormai consueto rimpallo di responsabilità tra le istituzioni che, forse, avrebbero potuto impedire il crollo definitivo della struttura. «Questa cosa va impedita ad ogni costo - tuona Ciro Borrelli di Nazione Napolitana Indipendente - è ora che gli italiani prendano coscienza di cosa hanno fatto al patrimonio storico dei napoletani. Qui si sta facendo di tutto per cancellare la nostra memoria storica, a cominciare dai nostri monumenti. L'arco borbonico è solo l'ultimo di una lunga serie di crolli a cui stiamo assistendo impotenti. Mentre le istituzioni si passano la patata bollente delle responsabilità - prosegue l'attivista - aspettiamo che altri pezzi della nostra storia crollino definitivamente. Magari la prossima a venire giù sarà la stazione Bayard, la prima stazione ferroviaria d'Italia che oggi è niente più che una misera boscaglia».

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Nelle scorse ore anche la Real Casa di Borbone delle Due Sicilie ha fatto sentire la sua vicinanza a Napoli ed ai napoletani per la perdita dell'arco borbonico con un messaggio della giovane principessa Carolina affidato ai social. «Un pensiero col cuore - ha affermato l'esponente della dinastia Borbonica - a tutti i napoletani che hanno perso un pezzo della storia di Napoli, della nostra storia e della nostra cultura. Sono sconvolta e colpita da tutto ciò che sta avvenendo negli ultimi tempi - continua la figlia di Carlo di Borbone, pretendente al Trono delle Due Sicilie - dal Covid, alle mareggiate e al sangue di San Gennaro che non si è sciolto. E ora crolla pure l'arco borbonico, mettendo fine ad un epoca di felicità che abbiamo vissuto per tanti anni. Purtroppo i tempi sono cambiati - ha poi concluso la principessa - ma dobbiamo continuare a lottare per la salute, per le nostre famiglie e per stare bene».

Il crollo dell'arco borbonico non è il solo crollo che ha sconvolto il waterfront partenopeo durante la terribile mareggiata di una settimana fa. Pesanti danneggiamenti anche al "ramaglietto" del Castel dell'Ovo ed all'area sottostante la colonna spezzata, con il distacco di enormi massi che sono finiti in mare, strappati via dalla forza delle onde e dall'incuria. Alcuni giorni a una prima manifestazione di cittadini e comitati civici aveva puntato il dito contro le istituzioni, chiedendo un immediato recupero dei pezzi dell'arco finiti in mare - in previsione di una probabile ricostruzione - e l'istituzione di un Garante per i Beni Comuni scelto tra i membri della società civile che si battono ogni giorno per la salvaguardia del patrimonio storico e monumentale di Napoli. 

La manifestazione di questa mattina è stata anche l'occasione di ribadire la necessità di mettere al più presto in sicurezza via Partenope. «Non osiamo nemmeno immaginare cosa possa accadere - la denuncia di Carmine Meloro del Comitato Pescatori Napoletani - se a causa di una nuova mareggiata si dovesse arrivare ad una chiusura temporanea di via Partenope. Con la contemporanea chiusura della galleria Vittoria, mezza Napoli si troverebbe praticamente imbottigliata. Il flash mob di oggi deve essere una occasione per ribadire che si deve intervenire al più presto e scongiurare un rischio che, a causa anche dei cambiamenti climatici, si fa sempre più concreto». 

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