«Ospedale dei pazzi» in rovina: l'idea di un centro commerciale

«Ospedale dei pazzi» in rovina: l'idea di un centro commerciale
di Paolo Barbuto
Giovedì 23 Maggio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 11:33
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I ventisei ettari di giardino sono diventati una foresta, gli 85mila metri quadri di strutture, che si dividono in oltre trenta palazzine differenti, si stanno accartocciando e fra poco verranno giù di schianto. Il Leonardo Bianchi, l'«ospedale dei pazzi» di calata Capodichino è un pugno allo stomaco per le drammatiche storie che ancora custodisce e per il degrado inesorabile che oggi l'avvolge. E l'ipotesi che possa essere trasformato in una struttura congressuale o in un centro commerciale, non contribuisce a rendere meno drammatico l'impatto con quel luogo.
 
Sui muri stanno scomparendo i messaggi incisi con i punteruoli dai «matti» nel corso degli anni, resistono quelli lasciati con qualche tipo di vernice oppure, racconta chi ne conosce la storia, con le suole delle scarpe alle quali veniva dato fuoco affinché diventassero carbone da strofinare sulle pareti per dare sfogo ai demoni interiori.

Infilarsi nei corridoi è un tuffo in quel dolore, antico per fortuna, che solo il manicomio sapeva produrre. I luoghi sono spettrali, reti senza materassi e armadietti per terra parlano dei malati e della disperazione, sale da bagno comuni e celle per rinchiudere i «forsennati» urlano ancora il dolore. Qualche anno fa, era il 2016, il nostro Francesco Romanetti ne raccontò i dettagli in una lunga e indimenticabile inchiesta a puntate. Ieri mattina quegli stessi luoghi sembravano totalmente diversi: tre anni di incuria hanno prodotto cedimenti e piccoli crolli, hanno scrostato definitivamente i muri, sono stati in grado di macerare definitivamente il legno delle finestre che è venuto giù di schianto lasciando la struttura alle intemperie, all'aggressione fatale e devastante della vegetazione che s'è infilata ovunque ha trovato un varco.

Stanno scomparendo i muri del Leonardo Bianchi e stanno morendo pure le storie di dolore che quel luogo ancora sarebbe in grado di raccontare.

L'anno scorso la Regione prese la decisione di inserire quella struttura tra i beni da dismettere, da piazzare sul mercato per fare cassa. Promisero che avrebbero conservato le aree d'archivio e quelle monumentali, partirono le prime procedure burocratiche. Poi non se ne è saputo più nulla.

Così a gennaio il consigliere dei Verdi Francesco Borrelli ha presentato un'interrogazione per sapere com'era andata a finire la vicenda. Gli ha risposto l'assessore Palmieri: «È stata verificata la compatibilità della vendita di parte dei locali dell'ex Ospedale psichiatrico con i progetti per il suo recupero e contestuale riutilizzo per finalità sociali, fermo restando che la parte monumentale, destinataria dei progetti di recupero e di finalità sociali, non è destinata alla vendita».

Insomma, la procedura sembrava definitivamente avviata. Però poi s'è bloccata (temporaneamente) un'altra volta.

Qualche giorno dopo l'interrogazione di Borrelli, al vertice della Asl Napoli 1 è stato nominato un commissario, Ciro Verdoliva. Quando ha preso tra le mani l'incartamento delle dismissioni, compresa quella del Leonardo Bianchi, Verdoliva ha chiesto un periodo di sosta per le procedure, in attesa di capire cosa sta realmente accadendo.

Non si tratta di un blocco delle dismissioni, filtra dagli uffici del commissario, anzi la procedura ripartirà presto e con gran vigore perché bisogna accelerare. Appena il tempo di rileggere i documenti e capire qual è il percorso che bisogna seguire senza incontrare problemi.

La certezza definitiva è che il Leonardo Bianchi si venderà. Il primo punto interrogativo riguarda il prezzo: sul mercato una struttura del genere avrebbe un valore di almeno seicento milioni di euro, secondo le prime stime. Solo che quel prezzo può essere richiesto per un complesso ben manutenuto e senza alcun vincolo. Qui, invece, ci troviamo di fronte a un luogo che sta per finire in macerie, circondato da un immenso giardino che è già diventato una giungla inestricabile, sicché bisogna necessariamente adeguare il prezzo di vendita alle condizioni attuali: dicono che potrebbe attestarsi sui duecento milioni, anche se il valore appare ancora troppo elevato rispetto agli interventi necessari per rimetterlo in sesto.

L'idea di trasformarlo in una struttura residenziale non viene in mente a nessuno: si trova sulla rotta di decollo di Capodichino: ogni tre minuti esplode il rombo dei motori dei velivoli che impedisce di parlare, di ascoltare, che provoca sussulti e accelerazione del battito cardiaco.

Così si fa largo l'ipotesi del polo congressuale o, più probabilmente, quella del centro commerciale. Il percorso potrebbe essere quello del project financing con una concessione ultradecennale del luogo i cambio del recupero e della destinazione di una parte dei locali restaurati alle attività dell'Asl.

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