«Quella di martedì è stata una giornata emozionante, dopo cinque anni siamo riusciti a concretizzare il sogno di Giovanna». Commozione ed orgoglio trapelano dalle parole di Cristina Curatoli, magistrato di Napoli che insieme ad Angelo Sagliano, allo staff della Fondazione Santobono-Pausilipon, al direttore generale dell'ospedale pediatrico Rodolfo Conenna e al pediatra Paolo Siani hanno inaugurato la Casa di accoglienza francescana Giovanna Padula al Vomero.
Curatoli e Sagliano sono gli esecutori testamentari delle volontà della Padula, una donna che ha dedicato la sua vita agli altri e che, prima di spegnersi, ha chiesto di destinare le proprie risorse per la creazione di un alloggio per le famiglie indigenti dei piccoli pazienti ricoverati presso il Santobono-Pausilipon. «La malattia di un figlio sconvolge la vita - sottolinea Conenna - questa opera ci permetterà di offrire alloggio ai tanti genitori che arrivano da fuori regione, qualche volta anche da Paesi lontani e da territori di guerra». Una struttura a due passi dal presidio ospedaliero pediatrico che sarà di supporto a genitori e familiari, che sono costretti spesso a dormire in auto o per strada, perché non hanno la possibilità economica di affittare case o stanze. «Giovanna era la mia madrina - spiega Cristina Curatoli - agiva sempre con il cuore. Aveva un desiderio chiaro e preciso e ha voluto affidarlo a noi». Un'azione testamentaria che travalica le responsabilità legali e che affida a due persone di fiducia un progetto straordinario. Tra le tante famiglie che arrivano da ogni parte d'Italia, ci sono anche stranieri che hanno difficoltà economiche. Genitori che devono affrontare non solo la malattia dei propri figli, con tutte le preoccupazioni che ne derivano, ma che devono trovare soluzioni pratiche per restare al fianco dei bambini ricoverati. Da qui la necessità di realizzare la struttura. Un lavoro che ha coinvolto la Fondazione Santobono-Pausilipon fin dalla sua progettazione.
«Offrire a queste famiglie una casa oltre la cura - dice Flavia Matrisciano, direttrice della Fondazione - significa fornire una reale possibilità di poter curare il proprio bambino pur senza i mezzi per poterlo fare». Una rete partita dall'impegno di tutti, volontari compresi. «Siamo grati ai frati conventuali minori e a Giovanna Padula - aggiunge Anna Maria Ziccardi, presidente della Fondazione - per aver messo a disposizione dei più fragili, di tutti i bambini malati, un luogo nel quale potersi sentire a casa». Un percorso partito qualche anno fa e che ha come obiettivo finale quello di portare speranza, mission condivisa della stessa Fondazione: «a loro abbiamo affidato la gestione del bene. Io naturalmente ci sarò sempre - conclude il magistrato - non solo nella veste di supervisore». Sono ben nove le stanze create all'interno della Casa di accoglienza e grazie all'assessore alle politiche sociali Luca Trapanese con il patrocinio del Comune di Napoli in futuro, qualora ce ne fosse bisogno, ci saranno a disposizione assistenti sociali per supportare le famiglie.
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