Napoli, Palazzo D'Avalos venduto a un fondo internazionale

L'ex proprietario Ferlaino: «Ci auguriamo un futuro luminoso per l'edificio»

Palazzo D'Avalos a Napoli
Palazzo D'Avalos a Napoli
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 8 Marzo 2023, 07:00 - Ultimo agg. 9 Marzo, 07:15
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Chiaia vive una fase di cambiamenti, e cioè di crisi e innovazioni. Non c'è solo il Metropolitan salvato da un vincolo perché a rischio sfratto e messo in vendita. Anche Palazzo d'Avalos cambia proprietà, e in questo caso l'affare è già stato concluso, come anticipato ieri dal Corriere del Mezzogiorno. Il Palazzo storico di via dei Mille è stato acquistato al 100% da un fondo internazionale (l'Apartners Capital investment management, costituito da due società con sedi a Londra e a Malta), che ha rilevato sia le quote della famiglia Ferlaino (cioè della Vasto srl), sia quelle del principe Andrea d'Avalos.

Si chiudono così anni e anni di proprietà parcellizzata, trattative e vicende legali sul palazzo cinquecentesco nel cuore di Napoli. A raccontare al Mattino gli ultimi esiti di una storia complessa, e da tempo legata alle proprietà pre-de Laurentiis del Napoli calcio (l'edificio, contestualmente al fallimento del Napoli, passò in parte dai Ferlaino a Corbelli e quindi a Naldi), è lo stesso ingegnere che fece indossare a Maradona la maglia azzurra: «Ci tengo a precisare che la proprietà delle quote era distribuita ai miei figli - esordisce Corrado Ferlaino - La vendita è stata conclusa, non tutti i dettagli formali sono conclusi, ma abbiamo accettato la proposta di questo fondo straniero.

L'uso del palazzo dipenderà dai nuovi proprietari. La famiglia Ferlaino si augura un futuro luminoso per l'edificio. In quegli anni, quando fu venduto il 50% dell'edificio a Corbelli, la mia famiglia si dissanguava per il Napoli: non era il calcio di oggi e non c'erano i diritti tv». L'ingegnere entra nel dettaglio della cessione: «Il fondo ha comprato all'asta le azioni della Deiulemar (fallita) e quelle del principe - prosegue Ferlaino - La mia famiglia è dunque passata in minoranza e ha deciso di vendere anche il resto delle quote: un 35% del totale».

Di certo, l'edificio del XVI secolo è uno dei pezzi di storia più importanti di Chiaia e la sua fortuna riflette in parte lo specchio dello stato di salute dell'intera città. Si ventilò, negli anni passati, l'ipotesi di un'acquisizione del bene da parte del Comune, soluzione poi tramontata. Negli anni Ottanta (epoca d'oro del palazzo), la regina Elisabetta e sua sorella Margaret furono ospiti nelle sale di via dei Mille. Un regista del calibro di Werner Herzog le scelse come set del suo documentario biografico criminale Gesualdo (1995), marito e assassino di Donna Maria d'Avalos (famiglia nobiliare spagnola arrivata al seguito di Alfonso V d'Aragona, intorno al 1442). In tempi recenti, l'ex Ministero dei Beni culturali guidato da Dario Franceschini impose un vincolo per le zone più antiche del palazzo, tra cui il restyling filologico del salone degli specchi. Tornando al presente, da tempo si rincorrevano sulla trattativa in corso. La cessione del «35% delle quote» confermata dai Ferlaino è insomma uno degli ultimi tasselli di una storia più che lunga. Come spiegato al Corriere del Mezzogiorno da Pierfrancesco Montoro, uno dei legali di Andrea d'Avalos, «si è finalmente conclusa con ristoro economico ed umano del principe un'annosa vicenda. Il fondo Apartners Capital investment management, attraverso due sue società, Auge Sicav Plc Herakles Fund con sede a Londra e Real Estate Funds con sede a Malta, ha acquisito la Immobiliare Napoli Centro che deteneva la Vasto srl. Una trattativa faticosa ma che alla fine ha riconosciuto al principe i suoi diritti e una ritrovata serenità, insperata dopo anni di battaglie legali con il gruppo Ferlaino, aggravate dal fallimento della Deiulemar che deteneva alcune quote della Vasto; l'intreccio di tutte queste vicende societarie non era semplice da sciogliere con una soluzione che accontentasse tutte le parti in gioco. Invece è accaduto». A sbloccare la trattativa, secondo l'avvocato, è stata una recente sentenza della Cassazione, in funzione della quale «d'Avalos ha ottenuto il diritto di risarcimento: è diventato così più forte al tavolo della trattativa ed è stato più facile costruire un esito vantaggioso per tutti». 

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