Napoli. Palazzo Fuga, la denuncia:
«Ridotto a vespasiano per clochard e tossici»

Napoli. Palazzo Fuga, la denuncia: «Ridotto a vespasiano per clochard e tossici»
di Antonio Folle
Lunedì 11 Gennaio 2021, 17:59
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Bivacchi di senza fissa dimora, graffiti lasciati da focose coppiette, bottigliette usate per fumare crack abbandonate dai numerosi tossicodipendenti della zona e finanche l'orripilante abbozzo di un murales dedicato a Maradona. Non è la descrizione di una desolata piazza di periferia - una delle tante periferie partenopee abbandonate al loro destino nonostante i buoni propositi e le promesse ormai mancate del Comune - ma è l'attuale e degradante situazione dello storico palazzo Fuga, il mastodontico edificio voluto a metà del '700 da Carlo di Borbone, primo sovrano della dinastia Borbonica. Da diversi mesi le recinzioni che delimitavano lo scalone d'ingresso del palazzo monumentale sono state rimosse e gli spazi che danno sull'androne principale dell'edificio sono precipitati in un triste e desolante degrado, con una inspiegabile quantità di rifiuti che hanno invaso persino l'area di ingresso chiusa da pesanti cancelli di ferro. 

 

Lo scorso anno, dopo la denuncia del Movimento Neoborbonico, il Real Albergo dei poveri era stato oggetto di una interrogazione parlamentare lanciata dalla senatrice Sabrina Ricciardi.

Qualche settimana dopo il Ministero per i Beni Culturali rassicurò la senatrice pentastellata, annunciando di essere disponibile - anche se la proprietà dell'edificio continua a restare saldamente nelle mani del Comune di Napoli - a lanciare progetti culturali per strappare dalle attuale condizioni di abbandono uno degli edifici monumentali più imponenti d'Italia e che potrebbe rappresentare, se bene amministrato, un potente volano di sviluppo per l'intera città.

Basti pensare, ad esempio, alle enormi ricchezze artistiche ed archeologiche stipate all'interno dei depositi del vicino Museo Archeologico e che potrebbero trovare "ospitalità" proprio in parte del palazzo oggi decisamente sottoutilizzato ma che potrebbe essere facilmente trasformato in polo museale. Solo una porzione infinitesimale del palazzo, infatti, oggi è utilizzata. I numerosissimi vincoli di natura architettonica rappresentano uno dei principali ostacoli - uniti alle innegabili inefficienze che accompagnano da decenni la storia dell'edificio - ad una rifunzionalizzazione degli spazi che si stanno lentamente disfacendo e che contribuiscono al degrado generale di piazza Carlo III. 

«Ci chiediamo cosa abbia fatto il Comune in questi anni per scongiurare questa situazione - la denuncia di Antonio Provitera e di Gaetano Morrone del Comitato Civico Carlo III - Ponti Rossi - anche nell'ottica delle numerose rassicurazioni che abbiamo ricevuto in tal senso direttamente dal sindaco de Magistris ai tempi dei suoi primi mesi di mandato. Ci avevano promesso di fare qualcosa per ridare vita a questa struttura abbandonata e invece oggi ci troviamo a commentare ancora uno scempio che si compie quotidianamente ai danni di un immenso patrimonio che forse in altre città d'Italia godrebbe di ben altra considerazione. Il Comune ha inspiegabilmente rimosso le transenne che offrivano un minimo di protezione all'area di ingresso del palazzo e oggi il risultato è sotto gli occhi di tutti. Giovani che fanno baldoria, tossicodipendenti e clochard sono la quotidianità di un monumento che dovrebbe essere utilizzato per lo sviluppo di questa zona ma che oggi viene vergognosamente abbandonato». 

Emblematico, dal punto di vista del degrado della struttura, il diniego opposto alcuni mesi fa a Carlo di Borbone, discendente del fondatore della dinastia borbonica, che - prima del lungo periodo di lockdown- chiedeva la concessione temporanea alcuni spazi all'interno del palazzo per una serie di conferenze.

«Dopo il recente esempio dell'Arco Borbonico - denuncia Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento Neoborbonico - simbolo di un passato positivo e oggi simbolo del degrado e dell'abbandono, non vorremmo che lo stesso esempio fosse seguito da siti ben più importanti come l'Albergo dei Poveri, anche se i segnali purtroppo ci sono tutti. Abbiamo preparato un dossier e un progetto culturale ed economico-produttivo per la valorizzazione di uno degli edifici più imponenti e anche più significativi del mondo dal punto di vista sociale e culturale. Qualche settimana fa - prosegue - è arrivata anche la risposta del Ministero dei Beni Culturali ad una interrogazione che avevamo sollecitato e lo stesso Ministero si è dichiarato disponibile ad avviare attività in tal senso. Finora, però, solo parole, e non vorremmo che capitasse qualcosa a quei resti perch in questo caso sarebbe davvero imperdonabile. Noi - conclude il numero uno del Movimento Neoborbonico - da amanti della storia e della identità della nostra città ci siamo e daremo il nostro contributo in ogni senso. Le classi dirigenti locali ci sono? Consentiteci più di un dubbio dopo 160 anni di gente impegnata a parlare male dei Borbone ma che non ha saputo neanche conservare quello che i Borbone e la storia ci hanno lasciato».

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