Policlinico Federico II di Napoli, Karim e una storia di speranza dopo gli orrori dell'Afghanistan

Policlinico Federico II di Napoli, Karim e una storia di speranza dopo gli orrori dell'Afghanistan
Mercoledì 13 Ottobre 2021, 17:59
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La speranza di una vita possibile, di vedere una luce oltre gli orrori dell’Afghanistan. C’è questo e molto altro nel percorso del piccolo Karim (nome di fantasia per proteggerne la privacy), preso in cura e oggi dimesso dall’unità operativa semplice dipartimentale di neuropsichiatria infantile della Federico II di Napoli.

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La storia di questo bambino, di soli 13 anni, inizia a precipitare nel giorno della fuga dall’Afghanistan, da una Kabul nel caos e ormai in mano ai talebani. Karim è tra i pochi che riesce a salire sull’ultimo volo in partenza a fine agosto. Viene portato in salvo, ma in assoluta solitudine. Arriva a Roma affiancandosi ad un nucleo familiare con il quale, tuttavia, non ha alcun tipo di rapporto o parentela. Così, il piccolo viene accolto in una casa famiglia nel Cilento. Un luogo nel quale si prova a fare di tutto per farlo stare meglio, per restituirgli una vita. Ma il piccolo porta dentro troppo dolore e troppi tormenti. Karim tenta la fuga con una bicicletta di fortuna. Solo dopo l'intervento dei mediatori culturali e degli interpreti, si comprenderà che il ragazzo sta tentando di raggiungere un parente oltralpe. Durante la fuga Karim si sente male, i medici che lo prendono in cura scoprono che il ragazzo è diabetico. Ma le difficoltà ad accettare un ricovero, e comprendere quello che sta accadendo, portano Karim ad un gesto estremo nel corso dell’ospedalizzazione: buttarsi dalla finestra. Ma l’intervento tempestivo da parte dei sanitari e degli accompagnatori scongiura il peggio. Tuttavia è ormai chiaro che la situazione necessita di cure intensive: non bastano i trattamenti medici per il diabete. È necessario un supporto che comprenda anche quello psicologico e neuropsichiatrico.

È a questo punto che la storia di Karim si lega a Napoli, al lavoro della Neuropsichiatria Infantile del Policlinico Federico II, guidata da Carmela Bravaccio. Nonostante le difficoltà legate alla lingua e alle diverse usanze, l’intervento di un mediatore culturale consente l’instaurarsi di un rapporto di fiducia con il personale sanitario. Karim impara a fidarsi e a non diffidare. Il percorso di gestione d’urgenza si è concluso con un lieto fine, ma non si conclude il percorso clinico e di follow-up per un caso che necessita di attenzione da parte delle istituzioni e dei servizi del territorio. «La storia di questo bambino – sottolinea il direttore generale Anna Iervolino - ci ricorda la ragione per la quale il nostro lavoro nell’area della Neuropsichiatria infantile è essenziale».

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