Porta Est, a Napoli per 11 anni
un cantiere a cielo aperto

Porta Est, a Napoli per 11 anni un cantiere a cielo aperto
di Luigi Roano
Venerdì 12 Agosto 2022, 09:48 - Ultimo agg. 13 Agosto, 08:51
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Senza nessun intoppo il progetto Porta est prevede 11 anni di cantieri con in mezzo di volta in volta la consegna delle opere che si riescono a ultimare, sostanzialmente le infrastrutture. A livello di edifici, se i lavori partissero entro il 2022, all'ottavo anno cioè nel 2030, dovrebbe essere consegnato il nuovo quartier generale della Regione che vuole lasciare il Centro direzionale e creare un doppione 200 metri più in là. Nel cronoprogramma sono scomparse le date reali di inizio e termine lavori - perché nessuno sa quando e se inizieranno - e si parla solo dei tempi che servono per smaltire i cantieri che vanno dall'anno 1 all'anno 11. I costi? Per ora meno del miliardo di cui ha parlato il governatore De Luca nel suo intervento in Consiglio regionale della settimana scorsa: «Senza il miliardo della Regione - disse ammiccando all'Aula - non si farà mai il progetto».

Dal miliardo siamo scesi a circa 705 milioni di cui ben 200 per la nuova sede dell'Ente di Santa Lucia. È quanto si evince dagli aggiornamenti inviati dalla Fs alla Regione - le Fs sono proprietarie dei suoli su cui si sviluppa il progetto -, in sede di assemblea tecnica alla quale il Comune non ha partecipato se non con i suoi tecnici, per acquisire la nuova documentazione.

Da cui emerge che, senza l'aumento degli indici di fabbricabilità nella parte del progetto dove è prevista la nuova sede della Regione e la quota delle Fs che intendono installarvi attrattori, non regge lo stesso. E il Comune ha già detto che non li aumenterà. La conferenza dei servizi decisoria slittata al mese prossimo è l'immagine plastica di come i due enti siano distanti su Porta Est. E la sensazione è che la conferenza potrebbe slittare ancora fino a quando non chiuderanno le urne delle elezioni politiche perché lo scontro è dietro l'angolo e non conviene a nessuno farlo esplodere oggi. Il pressing di De Luca sul sindaco Gaetano Manfredi per fargli cambiare idea non a caso è cessato solo quando c'è stata la certezza che si andava al voto. Tant'è, Manfredi non avrebbe ceduto sul no all'aumento degli indici è stato subito irremovibile, al sindaco premeva fermare l'accelerata che De Luca voleva imporre su Porta est e ci è riuscito, la resa dei conti nella sostanza è rinviata di un mese e mezzo.



Sistemi urbani, la società delle Fs che si occupa della valorizzazione degli scali ferroviari, ha presentano un nuovo Pfte - acronimo che sta per Piano di fattibilità tecnico economico - per definire le caratteristiche dell'opera e la relazione sulla sostenibilità. Piano tarato sugli effetti innegabilmente positivi che si avrebbero sulla vivibilità dell'intera area di Piazza Garibaldi - a iniziare dal decongestionamento del traffico - con la risistemazione del fascio dei binari della Circumvesuviana e un terminale unico dove convergerebbero i trasporti su gomma e ferro. Così come - una delle novità - il collegamento con la stazione della linea 1 del Centro direzionale che aprirà entro fine anno.

Ma le Fs guardano di qui a 30 anni per misurare la redditività dell'opera e al capitolo sull'effetto del progetto sull'area scrivono: «I benefici sull'attrattività, la fruizione e la vivibilità della città è uno dei principali risultati, seppur intangibile, dell'intervento di riqualificazione». Tuttavia «stanti tali premesse - scrivono sempre le Fs - i benefici sull'attrattività, pongono delle difficoltà nella determinazione di valori quantitativi da utilizzare come indicatori nell'analisi costi benefici, che richiede una misurazione dei fenomeni in termini monetari». Il parametro che utilizzano per arrivare a queste quantificazioni è quello dei cosiddetti «Studi edonici». Nella sostanza chiedere alla gente quanto sarebbe disposta a pagare - in termini di beni urbani - per essere al centro del progetto. Una sorta di mercato surrogato. Cosa è venuto fuori? «Precedenti esperienze di riqualificazione urbane, e accurate analisi realizzate da Enti Istituzionali e Istituti di Ricerca e Università, hanno quantificato questa valorizzazione in una percentuale intorno al 10% per la funzione abitativa e all'8% per quella di servizio e commerciale».

L'area in questione è di 127mila metri quadrati, 60mila li vuole De Luca per il suo quartier generale. La restante parte le Fs, cioè 66mila metri quadrati dove vogliono costruirci cubature con destinazione d'uso «direttivo congressuale, commerciale e turistico ricettivo». Per fare questo e ottenere redditività e valore serve un indice di fabbricabilità superiore all'attuale che 0,80 per metro quadrato, altrimenti i conti rischiano di non tornare.
 

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