Porto, si cambia. Le prime decisioni di Andrea Annunziata, insediatosi da poco più di un mese alla guida dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale, confermano la ferma volontà di uscire dall'immobilismo. Dopo una veloce ricognizione delle attività in corso e incontri con imprenditori portuali, con i rappresentanti delle istituzioni e delle parti sociali, la convocazione dell'Organismo di Partenariato della risorsa mare, il presidente Annunziata ha invertito la rotta, prospettando condizioni di maggiore efficienza ed affrontando spinose questioni da troppo tempo irrisolte. Difficile elencare le criticità e riordinarne le priorità, dalle mancate manutenzioni al Molo San Vincenzo, alle banchine ed alla Diga Foranea fino ai nuovi insediamenti; come la spinosa questione per la costruzione di un deposito costiero di gas naturale liquefatto (gnl) al Terminal Petroli proposta da Edison e Q8. Un insediamento contestato perché a poca distanza da abitati ed in una posizione pericolosa. Un'opera avversata anche dalla Conateco, da politici locali ed associazioni del territorio, tanto da finire in interrogazioni parlamentari del Movimento 5Stelle. Un tema questo che sarà oggetto a breve di un confronto con il sindaco de Magistris.
Il primo problema incontrato riguarda il Terminal Beverello, un'opera che appena avviata è già sospesa, ormai da diversi mesi, per il rinvenimento nel sottosuolo di reperti archeologici.
La darsena di levante è forse il cantiere più grande del porto; un'opera, prevista dall'accordo di programma del 2000, avviata nel 2003 e che ha già assorbito, tra ritardi e polemiche, oltre 150 milioni di euro di risorse pubbliche. Le opere di completamento - per un valore di 216 milioni di euro (un importo ben superiore a quello del Grande Progetto finanziato dall'Ue per 150 milioni di euro) - dovrebbero essere sostenute dai privati ed in particolare dalla Conateco che nel 2008, a seguito di una procedura di evidenza pubblica, è rimasta assegnataria della concessione per 50 anni. Ma l'opera doveva essere conclusa nel 2010 e dal 2013 il Terminal di Levante avrebbe dovuto avere piena operatività. Ma così non è stato. E per questo che ad agosto dello scorso anno la Conateco, preso atto del completamento delle infrastrutture e del riempimento della cassa di colmata con le sabbie dei fondali del porto, ha chiesto di poter avviare gli investimenti di propria competenza. La richiesta, riscontrata con un ulteriore rinvio di almeno due anni, è stata riproposta ad Annunziata che invece non ha esitato a convocare un tavolo tecnico per dare impulso agli investimenti privati per un'opera che consentirà di dotare finalmente il porto per di un terminal da un milione di contenitori e che genererà tanti nuovi posti di lavoro.
La Palumbo Group, un gruppo che con 166 milioni di euro di fatturato ed oltre 2mila dipendenti si è imposto al vertice della classifica degli operatori del Porto di Napoli e nel novero delle prime 44 aziende (incluso quelle pubbliche) della Campania, gestisce molti cantieri navali nel Mediterraneo; nel porto di Napoli, da dove è partita, ha una concessione demaniale trentennale che da oltre dodici anni non riesce ad essere perfezionata per l'occupazione di alcune aree - di importanza strategica - ad opera di altri soggetti che, a vario titolo, non rilasciano le aree. Tra queste una società di costruzioni, la Simm, che rivendica una rilocalizzazione in altro sito, pur non essendo un'azienda strategica nel settore portuale. Una questione imbarazzante che si trascina da troppi anni e che Annunziata non ha affrontato subito disponendo l'immediato allontanamento dal porto delle aziende ormai prive di concessione. Una posizione forte assunta con il pieno sostegno della Capitaneria di Porto e della Guardia di Finanza.