Pratiche di riconversione su giovani Lgbt, l'allarme degli andrologi napoletani

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Mercoledì 2 Febbraio 2022, 15:18
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Fino al 10% dei giovani Lgbt è vittima di pratiche tese a correggere l'orientamento sessuale. A lanciare l'allarme è la società italiana di andrologia che ricorda come le cosiddette terapie di conversione - un mix di interventi che vanno dalla psicoterapia, all'uso di farmaci, fino a dei veri e propri riti - hanno «basi scientifiche inesistenti, sono contrarie a ogni deontologia e sono pericolose e dannose per chi le subisce, spesso adolescenti o giovanissimi».

Nei giorni scorsi la Francia ha approvato una legge che le vieta, punendo le pratiche di conversione con 2-3 anni di carcere e 30.000-45.000 euro di ammenda.

In Italia, invece, non esiste una legge che le proibisca. Numeri ufficiali sul loro utilizzo non ne esistono. La Sia spiega che il fenomeno è in larga parte sommerso; tuttavia, sulla base dell'esperienza clinica dei professionisti diffusi sul territorio, si può stimare che almeno un giovane su dieci sia sottoposto a qualche tentativo di riorientamento sessuale.

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«Queste pratiche, che siano più o meno invasive, producono tutte ingenti danni psicologici e fisici alle persone che ne sono vittime. Si tratta di trattamenti eticamente inaccettabili, privi di qualsiasi fondamento scientifico, che la sia condanna in ogni loro forma come violenze psicologiche e fisiche», affermano in una nota Marco Capece, chirurgo andrologo del policlinico Federico II di Napoli e Michele Rizzo, tesoriere sia. Intanto, la pandemia sta rendendo sempre più difficile accedere agli interventi chirurgici per il cambio di sesso.

Negli ultimi due anni, «a fronte di un migliaio di richieste, soltanto una ventina di pazienti hanno potuto sottoporsi all'operazione», dice Alessandro Palmieri, presidente sia e professore di urologia alla Università Federico II di Napoli. Le liste d'attesa di tutti i principali centri di riferimento per questa chirurgia sono superiori ai due anni e si stanno allungando. Questo trend, se non invertito, porterà alla migrazione dei pazienti verso altri Stati, con costi e rischi elevati per la salute, avverte la Sia.

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