Reddito di cittadinanza a Napoli, è effetto Covid: sussidi cresciuti del 57%

Reddito di cittadinanza a Napoli, è effetto Covid: sussidi cresciuti del 57%
di Daniela De Crescenzo
Martedì 20 Ottobre 2020, 10:00
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Il Covid semina miseria e Napoli si conferma la capitale del reddito di cittadinanza con una crescita di più del cinquanta per cento di card assegnate. Le cifre non lasciano dubbi. Se si guarda ai nuclei familiari che godono del beneficio, si scopre che nella provincia di Napoli ci sono incrementi del 57,8 per cento rispetto a un anno fa, del 35,4 per cento rispetto a gennaio 2020, e dell'1,5 per cento rispetto a un mese fa. Le cose non cambiano se si considerano i singoli beneficiari: 49,4 per cento rispetto a un anno fa, 28,9 per cento rispetto a gennaio 2020; 1,3 per cento rispetto a un mese fa. Un bel record se si considera che la Campania, con in testa il capoluogo, è da sempre la regione con il maggior numero di richiedenti.

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Non servono economisti né sociologi per spiegare la ragione del boom. Anna Trocino ha aperto una pagina Facebook intitolata Reddito di cittadinanza e molto altro che ha raccolto più di 25mila like e gestisce un gruppo con 50mila partecipanti.

Una sorta di consulenza fai da te che gode di uno sguardo privilegiato sul mondo di chi aspira all'assegno, di chi lo ha già ottenuto e di chi ne sta chiedendo il rinnovo. E Anna non ha dubbi: tanti chiedono il reddito di cittadinanza perché hanno perso il lavoro, quello regolare o quello in nero. Il virus ha falcidiato il già debole tessuto produttivo campano. «Molti stanno facendo richiesta in queste settimane - racconta - perché prima del Covid lavoravano in nero e avevano paura di incappare nelle maglie della legge chiedendo qualcosa a cui non avevano diritto. Del resto nel gruppo lo ripetiamo sempre: solo chi ha i requisiti giusti deve chiedere l'assegno, altrimenti danneggia tutti. Io, ad esempio, ho sfamato i miei figli per diciotto mesi grazie al reddito e adesso ho presentato la nuova domanda. Vivo in casa con suocero invalido, senza la card non so come avrei fatto». E basta leggere i post del gruppo per entrare in un mondo fatto di ansie e di disperazione. Tony si danna perché ha visto la pratica respinta anche se non lavora più dal 2018. Dario pensa di aver perso il reddito avendo fatto la richiesta del computer per la figlia quando è scattato il lockdown, ma gli amministratori lo rassicurano: ha ancora diritto all'assegno. Molti chiedono istruzioni per rinnovare la pratica. Una sola persona annuncia di aver trovato, finalmente, un'occupazione. E il post viene accolto da una salva di evviva. Scrive Arianna: «Il reddito ha permesso a me e alle mie figlie di vivere in questi mesi, essendo sola con loro piccole. Ma oggi ho trovato un lavoro statale. Vi auguro ogni bene. Io so cosa vuol dire non avere pane in tavola...non avere niente». 

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Maria Puddu è responsabile zonale del patronato Sias e gestisce diversi sportelli tra Napoli e provincia. «Ovviamente adesso ci sono più richieste perché tanti hanno perso il lavoro - avverte - E non parliamo solo di lavoro dipendente, ma anche di piccoli artigiani e commercianti che hanno visto il loro reddito scendere sotto la soglia Isee prevista per accedere ai contributi». Ma avverte: «Purtroppo tanti si stanno abituando all'assistenzialismo e del resto il modello Isee non sempre fotografa la situazione reale». Un esempio per tutti: chi vive da solo in casa avrebbe diritto a seimila euro all'anno: «Ma come si fa a vivere con questa cifra?» si chiede la Puddu. Alla porta del Caf sono arrivate anche persone in lacrime e per fronteggiare le situazione è capitato di dover organizzare collette e sostegni alimentari. Ma c'è stato anche chi voleva tentare la frode ed è stato quindi rimandato a casa.

E l'analisi degli operatori dal fronte non è, del resto, molto diversa da quella del direttore dell'Anpal (agenzia nazionale politiche attive del Lavoro), Michele Raccuglia, che spiega: «Il reddito di cittadinanza è stato l'unica misura che ha contrastato la povertà permettendo a molte persone di avere dei soldi ogni mese con certezza e senza ritardi come è invece successo per la cassa integrazione».

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