Nuova sede della Regione Campania a Napoli, intervista a Uberto Siola: «No alla torre, puntiamo sul Centro direzionale»

Nuova sede della Regione Campania a Napoli, intervista a Uberto Siola: «No alla torre, puntiamo sul Centro direzionale»
di Luigi Roano
Martedì 26 Luglio 2022, 11:00 - Ultimo agg. 15:20
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Professor Uberto Siola la Regione - che ha come partner istituzionali il Comune e le Fs - ha progettato una cittadella direzionale a 200 metri in linea d'aria dal Centro direzionale. Che idea si è fatto di questo progetto?
«Abbiamo due temi. Il primo l'intervento massiccio delle Fs di cui la città ha necessità è un fatto molto positivo: dall'interramento dei binari alla nuova stazione dell'Eav, al parco verde, al parcheggio dei bus, alla riqualificazione di determinate aree. Il secondo tema è che il palazzo della Regione non va bene. E questo perché il Centro direzionale e la cittadella direzionale appartengono alla stessa logica. Allora quello che manca è una strategia urbana, serve una logica unica».

Quindi o l'uno o l'altra o cosa si dovrebbe fare secondo lei?
«Intanto la città - e per questa intendo anche gli imprenditori - dovrebbero farsi sentire e fare proposte e invece mi pare che nel mondo imprenditoriale napoletano si parlino molte lingue diverse tra loro.

Eppure siamo in un momento in cui ci sono i fondi e l'area est è l'unica area della città dove una strategia urbana è disegnata da molti anni».

Tuttavia la palla sta in mano alle Istituzioni come è logico che sia...
«Guardi io sono fra quelli che ha disegnato il Centro direzionale e in questi disegni prevedemmo che il Centro direzionale avesse una quota più alta di 8-9 metri rispetto al resto di quell'area perché avrebbe consentito di spostare la Stazione centrale, facendola diventare una stazione di transito e non di testa, e così avremmo recuperato una enorme quantità di spazi. E in secondo luogo il Centro direzionale avrebbe scavallato il fascio dei binari che adesso vogliono interrare per svilupparsi nell'area oggetto del progetto della Regione fino ad arrivare verso il mare. Un disegno strategico, invece tutto ciò non è stato fatto e non si capisce perché. Ora noi quello che dobbiamo fare è occuparci bene del Centro direzionale che è ancora una grande risorsa che può essere foriera di miglioramenti e cambiamenti per la città e per l'area orientale».

I progetti però ora sono diversi: come se ne esce?
«Bisogna capire questo intervento che strategia sottende. Quello che certamente occorre fare è il parcheggio dei bus, il verde pubblico, avvicinare la stazione Eav, quello che non va bene - e lo ripeto - è iniziare a mettere in mezzo il palazzo della Regione. Serve una visione di città, una strategia urbana e il Comune deve dare risposte e innescare una discussione pubblica alla quale devono partecipare anche gli imprenditori. Hanno eletto un presidente che funziona e devono essere protagonisti».

Il ruolo delle Ferrovie dello Stato è molto pesante o è giusto che la Spa statale agisca così come sta facendo?
«Alla stazione Termini a Roma stanno coprendo i fasci dei binari che diventano edifici fondamentali per la città: per quale motivo non dobbiamo fare lo stesso dando un futuro al Centro direzionale avendo scelte strategiche che dialogano tra loro?».

Sono strategie di lungo periodo mentre il sito andrebbe rilanciato subito, sa come si dice no? Mentre il medico studia l'ammalato muore...
«Veniamo da anni di immobilismo, ma ora aspettiamo le mosse del sindaco Gaetano Manfredi che deve dare un progetto alla città e aprire il dialogo con tutti in questa nuova storia di Napoli. Che deve essere capace di utilizzare fondi europei e privati ma con una strategia: Napoli deve nascere e crescere ordinatamente e la matrice già c'è, è il Centro direzionale».

Lei cosa farebbe fosse al posto di Regione e Comune?
«Io stralcerei i progetti che riguardano Eav e lavorerei su una strategia unica per l'area orientale. Bisogna rimettere al centro la funzione del Comune che deve essere il primo attore: e la Regione deve aspettare le decisioni del Comune. Per questo dico che quello che deve fare Manfredi è sollecitare una discussione ampia e larga tra tutti gli attori della città che devono pretendere una strategia chiara. Se il sindaco non riesce a fare questo è un problema».

Ma lei come rilancerebbe il Centro direzionale?
«È nato come una zona che doveva svuotare il centro storico della città da quelle attività terziarie che lo affollavano, ma l'operazione non è riuscita, all'epoca il merito fu portare una serie di strutture pubbliche. Bisogna puntare sul terziario ma immaginare anche altre funzioni collegando il sito maggiormente alla città atteso che il disegno originario è stato tradito». 

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