Viaggio tra i fattorini di Napoli: c'è anche l'ingegnere che deve arrotondare

Viaggio tra i fattorini di Napoli: c'è anche l'ingegnere che deve arrotondare
di Valerio Iuliano
Lunedì 29 Aprile 2019, 13:00 - Ultimo agg. 19:28
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«Faccio il rider da sei mesi. Per portare a casa un salario decente lavoro contemporaneamente per due piattaforme. Ma il nostro problema è la mancanza di diritti». Antonio Prisco, 36 anni, napoletano del centro storico, è uno dei tanti corrieri del cibo a domicilio che lavorano per le multinazionali del food delivery. Un settore che ha avuto un'espansione vertiginosa negli ultimi mesi, con un numero di fattorini che oggi sfiora le 20mila unità in Italia. A Napoli tutti i principali brand sono già presenti da un anno e i riders si sono moltiplicati. Le consegne di pizze, sushi, gelati ed altri cibi si susseguono ininterrottamente, con un'organizzazione che si avvale delle piattaforme digitali per lo smistamento del lavoro attraverso gli algoritmi. Un'organizzazione che Antonio Prisco e molti altri corrieri contestano sulla pagina Facebook Riders per Napoli- Pirate Union. «Lavoro per Deliveroo da novembre 2018 - spiega Prisco da Barcellona, dove si è svolto il meeting mondiale dei riders - ed anche per Glovo. Ho iniziato per arrotondare. La mia occupazione principale è quella di operatore turistico incoming in Grecia. Come rider, i miei guadagni oscillano tra i 250 e i 600 euro, con una media di 12 ore settimanali. Veniamo pagati a cottimo. I pagamenti variano in base a quante consegne si riescono a fare. Tutti noi dobbiamo correre tanto per poter andare avanti nel ranking. Quello della flessibilità è un falso mito perché se rifiutiamo una consegna veniamo retrocessi nel ranking e le possibilità di lavorare diminuiscono. All'inizio della settimana la app mi dice a che ora dovrò connettermi per poter effettuare una consegna. Ma il nostro padrone non può essere un algoritmo».
 
Per Max, 34 anni, ex investigatore privato, il lavoro come rider è l'occupazione principale. E i guadagni sono aumentati rispetto ai primi mesi. La scorsa settimana ha aperto la partita Iva come collaboratore autonomo. «Si tratta di un'autonomia relativa - precisa Max - perché bisogna prenotare le ore sulla piattaforma in modo da poter lavorare obbligatoriamente nei fine settimana, ovvero nei giorni più redditizi. Lavoro per Deliveroo. Le consegne vengono pagate abbastanza bene, con 7,50 euro lordi a consegna. Guadagno circa 800 euro netti al mese, con una media di 30 ore settimanali. Il problema è il sistema del ranking. Una volta mi è capitato di arrivare con 30 secondi di ritardo rispetto al login sull'area di lavoro, da completare in 15 minuti, e sono retrocesso nel ranking. La settimana successiva sono passato dalle 30 alle 5 ore settimanali. Se hai delle difficoltà non sai a chi rivolgerti. Ti dicono di mandare una mail e ti rispondono attraverso un algoritmo: ne siamo schiavi. Da rider mi sono capitate tante storie singolari. Qualche sabato fa, intorno a mezzanotte, mi è stata affidata la consegna di un sushi in un appartamento a Mergellina. Mi ha aperto la porta una ragazza particolarmente avvenente. Era seminuda. Dopo poco ho capito che si trattava di una casa di appuntamenti. Pochi giorni fa sono stato contattato da un ex detenuto. Aveva appena scontato la sua pena di 25 anni di reclusione per tre omicidi. Vuole lavorare come rider. Non so se ci sia riuscito».

Per i fattorini la vita da rider può essere anche un modo per finanziare iniziative solidali. È il caso di Francesco Maglione, 43 anni, ingegnere informatico e presidente di un motoclub. A maggio 2018 è stato uno dei primi ad iscriversi alla piattaforma di Ubereats, subito dopo l'apertura. «È un modo per raccogliere fondi - spiega Maglione - per la mia Onlus Friends and Bikers, con cui aiutiamo bambini africani. Poche settimane fa abbiamo inaugurato il primo pozzo di acqua potabile in un villaggio del Benin. Nei periodi in cui lavoro 4 sere settimanali arrivo fino a 700 euro mensili. Nei fine settimana mi capita spesso di essere il terzo perché i primi due rinunciano a causa del traffico. C'è una barca di 5 metri ormeggiata sul lungomare che chiede sempre cibo. Il marinaio, quando mi vede arrivare, si avvicina, prende la vaschetta con le pizze e si allontana rapidamente». Tra i corrieri gira una sorta di motto che sintetizza la loro attività. «La pizza non può mai arrivare fredda». I tempi di una singola consegna per Ubereats si aggirano sui 20-25 minuti. I locali si trovano quasi sempre nel raggio di tre chilometri dagli acquirenti.

Per Daniela, 46 anni, assistente di un promotore finanziario, la vita da rider si svolge esclusivamente di sera, prevalentemente nei weekend. «Di giorno faccio il mio lavoro e poi la sera prendo lo scooter. È un'attività faticosa soprattutto per la necessità di effettuare rapidamente la consegna. È una corsa contro il tempo nel traffico di Napoli». Per Giovanni, 22 anni, quello da corriere è la prima occupazione. «Lavoro 4 ore di giorno ed altre 4 di sera, tutti i giorni. Non siamo noi a decidere quando essere chiamati. Perciò penso a fare presto e a stare attento quando guido. Pochi mesi fa sono caduto e mi sono infortunato ad un ginocchio. Per fortuna sono stato rimborsato per le giornate di lavoro perdute».
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