Giungla di cemento, Volla fa l'americana ai piedi del Vesuvio

Giungla di cemento, Volla fa l'americana ai piedi del Vesuvio
di Antonio Menna
Domenica 10 Febbraio 2019, 09:30
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Meno male che c'è il cartello che annuncia «Volla, centro abitato». In questo punto esatto dello stradone assolato di Ponticelli finisce a tradimento Napoli e comincia la provincia vesuviana. La strada è intitolata a don Luigi Sturzo e porta i segni di quella frazione agricola che era prima del boom: case basse, a un piano, col secondo tirato su di un altro colore per dare l'appartamento al figlio. Qui si sente ancora l'agricoltura, ma basta voltare l'angolo per vedere la pianura affogare nel cemento. Palazzoni enormi, di sette piani. Colori inauditi: rosa, blu. Balconcini sottili, con inferriate fino ai piani alti. Via Rossi, Via Fraustino, i segni della trasformazione che hanno portato Volla a diventare obesa e affaticata: dai 9mila abitanti del 1980 ai 25mila di oggi. Mille persone in più negli ultimi cinque anni. Circa 700 concessioni edilizie in cinque anni, fino al 2017. Tutte in deroga rispetto a un Piano urbanistico che non c'è: bocciato dal Tar anni fa e mai più adottato.
 
Prima cittadina per densità dell'area vesuviana (4mila persone per km quadrato, la media italiana è di 200), ventesimo tra i comuni con la più alta densità della provincia. Non sarà quella record di Portici, Casavatore e San Giorgio a Cremano ma su questi 6 Km quadrati di territorio tra Cercola e San Sebastiano al Vesuvio si sta davvero stretti, in tanti, uno sull'altro, sette piani, otto piani, palazzi che si definiscono del sole ma si fanno ombra l'uno con l'altro, appoggiati sulla terra più fertile della provincia: nera come il Vesuvio, ricca come il mare che in linea d'aria non è così lontano. In certe mattine di vento lo senti arrivare, dicono in un bar accanto a una pompa di benzina. Un bar, due bar. Se ne contano diciotto lungo via Filichito. È la città dei bar, Volla. Bar e centri commerciali. È a Via Raffaello, che la vecchia campagna edificata si vende l'anima: il sogno americano qui si chiama Palm springs. Palme altissime, locali che ammiccano: c'è il Bistot Dalì, il Picasso Lounge, il Different Bar. E ci sono palazzine pretenziose, muri rossi, balconcini fioriti. Quanti volti ha Volla, nelle sue stradine interne, nei suoi viali polverosi. E i centri commerciali. Le Ginestre, innanzitutto, intorno al quale è fiorito il sogno economico del terziario: da lì in poi, capannoni uno dietro l'altro per vendere di tutto. Mobili. Elettronica. Utensili. Ma a chi si vende tutta questa roba?

Di sicuro si vendono le case. In assenza di Puc, c'è un piano di salvaguardia del 2009 ma c'è soprattutto una interpretazione disinvolta del Piano casa: abbattimenti e ricostruzioni di vecchi cali agricoli che moltiplicano le cubature. L'ex deputato Arturo Scotto, due anni fa, ne fece oggetto di una interrogazione parlamentare. «A Volla scrisse - si evidenziano trasferimenti di cubatura, anche su terreni privi di edificazione». Interpretazioni che oggi disegnano una città congestionata, senza servizi, che si muove a fatica. Un gruppo di associazioni, nei mesi scorsi, ha promosso una fiaccolata per dire «basta cemento». Pochi mesi prima era stato eletto sindaco Pasquale Di Marzo, con lo slogan «Legalità in azione» e tre liste civiche. All'insediamento ha annunciato il nuovo Puc (lo annunciano tutti i sindaci da anni) e ha tenuto per sé le deleghe all'urbanistica e all'edilizia privata. Di Marzo aveva battuto al ballottaggio l'ex sindaco Viscolo, in sella pochi mesi nel 2016/2017 e mandato a casa con la bocciatura del bilancio. Nel 2004, il commissariamento era arrivato, invece, per infiltrazioni camorristiche. E nel corposo dossier, capitolo d'onore per l'edilizia.

Dai commissari prefettizi, lo scorso anno, un cambio della guardia all'ufficio tecnico. Il vecchio dirigente va in pensione, arriva Carmela Granata, che inaugura la linea dura. Si passano al vaglio strettissimo le richieste edilizie. Alcune vengono bloccate in autotutela. Contemporaneamente scattano indagini della Procura di Nola (dove viene recapitato un dossier di tre pagine sull'edilizia a nome Movimento Volla onesta) e arrivano alcuni sequestri. Ma nello stesso momento, sale anche la protesta dell'economia locale. Tredici professionisti dell'edilizia scrivono al sindaco e chiedono di sbloccare il settore. «Dal 2017 ad oggi dicono - sono giacenti circa 400 pratiche edili che rappresentano il volano per l'edilizia sul nostro territorio». L'accusa è che il nuovo corso all'ufficio tecnico provoca danni alla crescita a allo sviluppo. «Grazie alla situazione di stallo scrivono - diverse aziende edili stanno licenziando operai e tecnici. Tale blocco crea problemi di ordine sociale». Insomma, fateci costruire. Ora che l'antica campagna di Volla, il piccolo borgo nato su una sorgente d'acqua e poi divenuto nel 1953 autonomo da San Sebastiano con un decreto del presidente Einaudi (a cui è intitolato il corso principale), è ormai arida, bruciata dalle polveri e dal cemento, ora che il commercio ha gonfiato se stesso di illusioni, ora che questa cittadina si è abituata a fare da dormitorio ai napoletani espulsi dal centro, come già accaduto in altre aree di provincia/periferia, ora che tutto è cambiato, fateci continuare, fateci campare, fateci costruire. Senza cemento non si cantano messe, a Volla.
 
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