«Il Quisisana riapre per dar coraggio a Capri ma sette stanze su 10 sono vuote», l'appello di Lucia Morgano

«Il Quisisana riapre per dar coraggio a Capri ma sette stanze su 10 sono vuote», l'appello di Lucia Morgano
di Anna Maria Boniello
Giovedì 25 Giugno 2020, 10:00 - Ultimo agg. 12:27
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Torna sull'antica facciata dello storico albergo, che come una quinta di teatro fa da scenario a via Camerelle, il Gran pavese che fa sventolare i vessilli delle nazioni di tutto il mondo. Tanti alberghi e residenze hanno aperto i battenti nei giorni scorsi, altri lo faranno da qui in avanti, ma è con la riapertura del Grand Hotel Quisisana, fissata per mercoledì primo luglio, che si potrà dire finalmente ripartita l'Azienda Capri: in affanno come tutte le mete turistiche del mondo ma, più delle altre, quasi obbligata a risalire la china, a fare da battistrada per superare una crisi dai gravi riflessi sociali. «Apriamo per il rispetto che nutriamo per l'isola e per l'affetto che ci lega ai nostri dipendenti», spiega Lucia Morgano, amministratrice della società che raggruppa la catena di hotel di lusso della sua famiglia. Non sarà una stagione facile, ma peggio sarebbe non tenere duro, non cercare di opporsi a tutti i costi alla terribile emergenza che ancora tiene in scacco il mondo, fa capire con un sorriso lady Morgano, degnissima erede della sua omonima antenata, ancora oggi ricordata a Capri come la dea dell'accoglienza che nel suo Caffè Morgano faceva da nume tutelare ai tanti intellettuali, esuli, artisti e pittori stranieri approdati in quest'isola senza più riuscire a staccarsene.
 

 

Parte dunque il conto alla rovescia per il simbolo dell'ospitalità caprese: come avete vissuto questa lunga attesa?
«Con trepidazione crescente. Riapriamo il Quisisana e anche la Scalinatella, l'altra perla della nostra famiglia che è entrata nella top 10 dei piccoli alberghi di lusso del mondo, consapevoli che non potevamo far mancare all'isola, in questo momento difficile, la presenza di due icone dell'ospitalità, capaci di fare da richiamo per la clientela internazionale».

Un richiamo che sta funzionando?
«Abbiamo prenotazioni, certo. E altre speriamo ne arriveranno».

Ma?
«Ma, come dicevo, abbiamo deciso di aprire per il rispetto che ci lega, come famiglia, a quest'isola. E anche per l'affetto che proviamo per i nostri storici dipendenti, con i quali ci sentiamo un tutt'uno».

Insomma non vi aspettate una stagione di grandi ricavi.
«L'importante è dare un segnale, è dire al mondo che ci siamo. C'è il Quisisana e c'è Capri».

Parliamo della clientela, allora. Chi saranno i vostri primi ospiti? Più italiani o più stranieri?
«Delle prenotazioni finora confermate per il trimestre luglio-settembre il 33% arriva dall'Italia e il 67% dal resto del mondo. Tutto è in evoluzione. Se si confermerà l'ipotesi che l'Europa possa chiudere i confini ai cittadini provenienti da Stati Uniti, Russia e Brasile, le conseguenze non solo per il Quisisana e per Capri ma per l'intera filiera turistica mondiale saranno drammatiche».

Qual è, normalmente, il tasso di occupazione dell'hotel nei mesi estivi? E qual è quello che si prospetta in questa stagione?
«Negli ultimi 5 anni registravamo il 98% di occupazione già per il periodo giugno-luglio. Oggi apriamo con il 25% di prenotazioni per luglio mentre agosto siamo al 45%. Le prenotazioni però sono in crescita e speriamo che il trend rimanga positivo».

Questa contrazione di presenze ha, o avrà, conseguenze sugli organici dell'hotel?
«Purtroppo sì, e ci dispiace moltissimo. Generalmente al Quisisana arrivavamo a 220 dipendenti per l'intera stagione turistica, quest'anno l'occupazione sarà garantita a circa 100 persone».

Immagina che si potrà allungare la stagione turistica, per compensare questa partenza ritardata?
«Da oltre 30 anni la stagione terminava a fine ottobre: quest'anno faremo tutti gli sforzi possibili per riuscire ad arrivare alla stessa data».

Dal suo osservatorio privilegiato di responsabile di una icona del lusso mondiale, quale pensa che possa essere una ricetta per rilanciare il turismo? A Capri in particolare basterà la sua fama o serve altro?
«Per immaginare una ripresa vera è necessario innanzitutto il ripristino delle linee aeree, soprattutto quelle che provengono dagli Stati Uniti. La nostra clientela ha da sempre una grande ripetitività: l'80% dei clienti di luglio e agosto provengono dagli Usa e da Paesi extraeuropei».

Clienti affezionati, che tendono a ritornare?
«Sì.
Sempre gli stessi, e in cerca dell'identica sistemazione degli anni precedenti».

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