I ristori per le aziende colpite gravemente dalla crisi economica stanno arrivando a destinazione e per alcune si tratta di una prima boccata di ossigeno. A Napoli e provincia sono quasi 100mila le imprese che, nel periodo compreso tra luglio e novembre, hanno beneficiato dei sussidi erogati dal governo, prima con il Decreto Rilancio successivo al lockdown e poi con i recenti Decreti Ristori. Le misure non comprendono, come era prevedibile, tutti gli operatori e molte categorie produttive reclamano maggiore considerazione. Ma le attività commerciali che usufruiranno dei bonus sono destinate ad aumentare nelle prossime settimane. I dati divulgati dall'Agenzia delle Entrate restituiscono un primo quadro - già piuttosto significativo - della situazione. Occorre partire dalla prima tornata di sussidi della scorsa estate per valutare, almeno a grandi linee, l'impatto complessivo dei bonus.
A Napoli e provincia le Pmi che hanno ottenuto i contributi previsti dal Decreto Rilancio, per coloro che avevano subito un calo di oltre il 33% del fatturato durante il lockdown, sono 86.195, per un importo complessivo di 262 milioni di euro.
Dalle nuove misure restrittive di fine ottobre e inizio novembre sono scaturiti poi i Decreti Ristori, con una nuova tornata di bonus che ha riguardato, finora, poco più di 14mila Pmi a Napoli, per un totale di circa 69 milioni. La media dei sussidi erogati finora in automatico a coloro che avevano usufruito già del primo sussidio è di 4876 euro. In questo caso, sono state inserite nell'elenco dei beneficiari prima le attività che erano state chiuse a seguito delle nuove misure di contenimento della pandemia. Via libera dunque a ristoranti, bar, gelaterie, pasticcerie, attività ricettive, discoteche, palestre e ad altre decine di esercizi. Fuori dal primo decreto ristori una larga parte dei negozi di abbigliamento ed altri esercizi. Ma nel successivo decreto il perimetro dei beneficiari è stato allargato a molte altre attività inserite nelle zone rosse. Ovvero quelle che hanno subito «la chiusura, riduzione dell'orario di apertura o limitazione - spiegano dalle Entrate - nelle modalità di svolgimento disposte per determinate attività aventi sede nelle cosiddette regioni rosse». I criteri di definizione dei ristori sono analoghi a quelli di luglio, con un bonus il cui importo è calcolato in base all'entità del calo del fatturato subito ad aprile 2020, rispetto a dodici mesi prima. Ma in questo caso è prevista una maggiorazione compresa tra il 150 e il 400%, a seconda della categoria merceologica. Anche le aziende che non avevano richiesto il contributo a fondo perduto nella primavera scorsa potranno effettuare la domanda fino al 15 gennaio prossimo, a condizione che si trovino in una zona rossa. «Le cifre messe a disposizione dal governo - sottolinea il presidente dell'Ordine dei Commercialisti di Napoli Vincenzo Moretta - rappresentano un grande sforzo ma non ancora sufficiente a ristorare le attività presenti sul nostro territorio. Mi riferisco, ad esempio, a tutte le Partite Iva che hanno dovuto chiudere le loro attività oppure ai liberi professionisti. Le Pmi che rischiano il default sono circa 500mila. Parlo di quelle con meno di 10 addetti e questo produrrebbe un disastro economico di 80 miliardi di euro con un milione di posti di lavoro in meno in Italia».