Scampia, il murale di Falcone e Borsellino negato al quartiere

Scampia, il murale di Falcone e Borsellino negato al quartiere
di Antonio Folle
Mercoledì 7 Luglio 2021, 21:44 - Ultimo agg. 21:49
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Può un murale che raffigura i magistrati eroi dell'antimafia Falcone e Borsellino creare divisioni e polemiche? A Napoli si. Circa due mesi fa dal quartiere Scampia è partita una raccolta fondi per allestire su una delle pareti dello stadio Antonio Landieri, altra vittima innocente della criminalità organizzata, un grande murale che raffigura i due magistrati. Un gesto che, all'epoca in cui è stato pensato, si collocava nel pieno della lotta ai murales abusivi della camorra. Scampia, che ormai da diversi anni combatte per scrollarsi di dosso le etichette savianesche, voleva lanciare il suo speciale segnale alla criminalità, e voleva farlo proprio utilizzando due tra i più potenti simboli della lotta alla mafia. 

Tutto bello, ma dal Comune, proprietario dell'impianto sportivo, almeno fino ad oggi nessuna risposta. Per fare le cose in piena regola, infatti, sono stati richiesti i dovuti permessi a palazzo San Giacomo. Dal Comune di Napoli, dopo circa sessanta giorni, non è ancora arrivata alcuna autorizzazione. Carenza di fondi? Nemmeno. L'opera è stata già completamente finanziata dai residenti del quartiere che hanno contribuito con entusiasmo all'idea lanciata dall'attivista Nunzio Marigliano. 

«In quei giorni Comune e Regione erano nel pieno della lotta agli altarini della camorra - spiega Marigliano - quindi abbiamo pensato di lanciare anche noi il nostro messaggio di fiducia nelle istituzioni.

Creare un murale che ritrae Falcone e Borsellino di fronte ad una scuola intitolata ad un uomo come Sandro Pertini e sulle pareti di uno stadio che porta il nome di Antonio Landieri è il segnale più forte che Scampia possa lanciare ai clan. Ad oggi siamo ancora in attesa - continua Marigliano - che il Comune si decida a darci i permessi. Sembra che ci sia un problema burocratico e che non ci sia un dirigente disposto a firmare la documentazione e i permessi per realizzare l'opera. Una cosa grave se si pensa che di tanto in tanto qualche politico si lancia in qualche timido segno di approvazione verso la nostra iniziativa ma, di fatto, siamo lasciati soli». 

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La bomba è scoppiata dopo un post-sfogo di don Aniello Manganiello, parroco anticamorra da anni attivo sul territorio di Scampia, che ha duramente stigmatizzato i ritardi del Comune nel concedere i permessi richiesti. 

«Che il Comune - ha scritto Manganiello - non dia ancora il permesso costituisce un fatto grave che evidenza pochissima sensibilità per la diffusione della legalità. In più manifesta ancora una volta la tanta superficialità e la preoccupante disorganizzazione in tanti uffici comunali».

Risentimento, quello dei cittadini di Scampia, che trova fondamento in un dato: nei dieci anni targati de Magistris il Comune di Napoli ha lavorato i gran lena per concedere cittadinanze onorarie o per intitolare strade, vicoli e piazze ai più disparati personaggi del mondo della politica, dello sport o dello spettacolo. Un superlavoro che sembra essersi inceppato proprio in un territorio dove l'amministrazione arancione ha mancato molte delle sue promesse elettorali e dove, in un certo senso, i residenti aspettano "al varco" il sindaco uscente e i suoi delfini - veri o presunti - per chiedere conto della mancata realizzazione di gran parte dei progetti annunciati. 

«Questa era una azione simbolicamente forte - afferma Ciro Corona di (R)esistenza Anticamorra - in quello che viene descritto in tutto il mondo come il quartiere di Gomorra si volevano rompere gli schemi. Purtroppo, come ormai avviene da quasi quattro anni, per qualsiasi richiesta che si fa al Comune c'è sempre qualche dirigente o qualche responsabile che manca o che non può firmare per qualsiasi altra ragione. Ormai questa città - continua l'attivista, premiato con la croce di Cavaliere dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella proprio per il suo impegno civico - vive di immobilismo e non è più una questione tecnica ma una questione politica. C'è una ferma volontà di bloccare tutto quello di bello che possa nascere dal basso, non c'è più dialogo con i territori e l'amministrazione ormai da diversi anni è impegnata solo nella sua campagna elettorale. Quello che sta avvenendo a Scampia in questi giorni è la prova più lampante. Volevamo restituire all'Italia intera una immagine diversa del nostro quartiere - conclude - ma questa amministrazione ce lo ha negato».

In una città dove continuano a proliferare altarini dedicati a camorristi morti e murales più o meno artistici, non sarebbe stato difficile procedere direttamente ai lavori senza attendere l'ok del Comune. Palazzo San Giacomo a cose fatte, non avrebbe potuto fare altro che accettare il fatto compiuto. A Scampia, invece, è stata preferita la vita della legalità - in ogni senso - ma la scelta almeno per il momento non ha premiato. Sulla variopinta scrivania del primo cittadino troneggia ancora, quasi come una reliquia, l'agenda rossa di Paolo Borsellino. Oggi moltissimi cittadini delusi che vivono dalle parti di Scampia si chiedono se quella agendina che dovrebbe simboleggiare la lotta per la legalità sia un semplice vezzo da esibire a favore di telecamera. 

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