Scampia, un albero per Stefania: giovane mamma vittima di femminicidio

In primo piano sulla destra Stefania Formicola, sullo sfondo il giardino Mediterraneo di Scampia
In primo piano sulla destra Stefania Formicola, sullo sfondo il giardino Mediterraneo di Scampia
di Gennaro Morra
Venerdì 15 Dicembre 2017, 13:03
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Sarà dedicato alla memoria di Stefania Formicola l’Ulivo della Pace, che domattina sarà piantato nell'aiuola del Mediterraneo di largo Dino Battaglia a Scampia. Alla giovane mamma, uccisa dal marito nell’ottobre 2016, è già stato conferito lo scorso maggio il Premio internazionale per la Pace Donna Coraggio 2017, assegnatole dal Movimento Internazionale per la Pace e la Salvaguardia del Creato III Millennio della Regione. Inoltre, l’associazione Dream Team – Donne in Rete, alla memoria della 28enne e di tutte le vittime di femminicidio, ha installato presso la propria sede organizzativa una "panchina rossa", che fu anche vandalizzata, e poi ripristinata, qualche mese fa. Ora le due organizzazioni hanno deciso di dedicarle quest’altro riconoscimento, nell'ambito della giornata mondiale contro la violenza sulle donne e in occasione del 69° anniversario della dichiarazione universale dei Diritti Umani.
 
Quella di Stefania è una delle tante brutte storie che la cronaca nera racconta quasi quotidianamente. Giovanissima, si era unita in matrimonio a un uomo geloso e violento, con il quale aveva concepito anche due figli. Vivevano a San Marcellino, in provincia di Caserta, ma era una convivenza fatta di botte e minacce di morte da parte del marito ai danni della donna, che temeva anche per i suoi familiari. Lei aveva subito in silenzio ogni sopruso senza mai denunciarlo per paura di un tragico epilogo. Poi aveva trovato il coraggio di troncare quel rapporto ed era tornata a vivere con i genitori. Ma quella sensazione funesta le era rimasta dentro e l’aveva confidata alla madre in una lettera: «Se mi succede qualcosa, voglio che i bambini siano affidati a voi nonni», aveva scritto.
 
Una premonizione avveratasi all’alba del 19 ottobre dell’anno scorso, quando il marito, Carmine d’Aponte, l’ha uccisa con un colpo di pistola all’addome, mentre era in macchina con lei in una strada di Sant’Antimo. Cosa ci facessero i due a quell’ora e in quel posto e come sia partita la pallottola lo stabilirà il processo. L’uomo, che ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato, ha sempre sostenuto che lo sparo sia partito accidentalmente, mentre mostrava l’arma alla moglie: «È per difendermi da tuo padre», le avrebbe detto. Ma Antonella Formicola, criminologa e zia della vittima, è di tutt’altro parere: «D’Aponte è una mente criminale che aveva l’intenzione di uccidere – dichiara –. Lo dimostra il fatto che nella pistola ci fossero altri tre colpi, che probabilmente erano destinati a Luigi Formicola, padre di Stefania, che d’Aponte riteneva responsabile della crisi del suo matrimonio». Il 21 dicembre è in programma l’udienza in cui il giudice dovrà decidere se c’è stata o meno premeditazione.
 
Un’udienza fondamentale per il proseguo del processo, perciò attesa con ansia non solo dalla famiglia della vittima, ma da un’intera comunità che vive nell’area a nord di Napoli. Infatti, Stefania a San Marcellino si era trasferita con la famiglia solo nel 2008, ma era nata e cresciuta al rione Don Guanella, tra Scampia e Secondigliano. E per le associazioni di quel territorio, che operano per favorire l’emancipazione delle donne, la ragazza è diventata un simbolo. Per questo domani sarà ricordata ancora una volta con un evento che prevede alle 9 la pulizia e la manutenzione delle aiuole del giardino. Attività in cui saranno coinvolte anche le scolaresche della zona e le associazioni della rete Pangea. Poi alle 10 ci sarà la cerimonia della piantumazione dell’ulivo dedicato a Stefania.
 
«L'associazione Dream Team – Donne in Rete, nel mettersi al servizio su questo territorio per un riscatto sociale delle donne, ha anche abbracciato il servizio della cura dello stesso, adottando un'aiuola che è denominata “continente Asia” nel progetto Pangea (le aiuole dei cinque continenti e del percorso della non violenza) – dichiara la presidente Patrizia Palumbo –. Ciò ci ha permesso una serie di azioni: parlare nelle scuole primarie di diritto allo studio dei bambini e delle bambine attraverso la figura di Malala, scelta come personaggio nativo dell'Asia nel percorso della non violenza; coinvolgere ragazzi delle scuole superiori nella cura delle aiuole con l'obiettivo di formare nuove generazioni che abbiano a cuore il problema dell’ambiente e che sappiano relazionarsi con gli altri, operando in modo armonico e unitario; piantare alberi, per lasciare segni sul territorio; realizzare installazioni, come la sedia del posto occupato fissata nell'aiuola Asia e dedicata alle vittime di femminicidio». E conclude: «Dedicare anche un albero a Stefania è un altro segno tangibile di riflessione per chi si ferma a guardarlo, affinché la memoria non si perda, per avere giustizia e non permettere che nel quotidiano tutto questo venga sommerso».
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