Scarpetta, riprese vietate a Napoli; il condominio dice no: «Troppo pochi 500 euro»

Scarpetta, riprese vietate a Napoli; il condominio dice no: «Troppo pochi 500 euro»
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 22 Luglio 2020, 09:15
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Niente da fare. Nel film di Mario Martone su Eduardo Scarpetta non ci sarà «Palazzo Scarpetta». Dopo le trattative dei giorni scorsi, non è arrivato l'ok da parte di alcuni condomini dello storico edificio di fine Ottocento in via Vittoria Colonna a Chiaia, residenza di famiglia del gigante della commedia napoletana del secolo scorso e padre dei tre fratelli Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Maria Basile, celebre attrice, vedova di Mario Scarpetta e proprietaria di uno degli appartamenti del palazzo, si dice «amareggiata, stupita e delusa dall'accaduto. Pensavo che si sarebbe arrivati a una soluzione - prosegue - ma si sono instaurate delle dinamiche pazzesche durante la riunione condominiale: sulla questione dei diritti di immagine del palazzo che sarebbe rimasto per sempre nel film, sui tempi troppo stretti e su altri fatti tecnici. La verità è che alcuni non si sono resi conto dell'importanza del film. Assurdo che Palazzo Scarpetta sia fuori dal film. Si doveva girare oggi. La maggioranza dei condomini era per il sì. Dopo il lockdown la produzione ci ha detto che avrebbero girato le scene al palazzo il 22, con poco preavviso. I condomini contrari o non convinti sono stati 4 o 5 su una ventina circa». Produzione e Film Commission, intanto, vagliano location alternative in centro storico e alla Sanità. Oggi stesso ci sarà una riunione per correre ai ripari.

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Ciak non si gira, dunque. Nei giorni scorsi, la stessa Basile aveva spiegato che la produzione aveva offerto al condominio «500 euro per mezza giornata di riprese», ribadendo poi che «i dubbi erano legati ai diritti di immagine». Un'offerta non altissima. In ogni caso, non sono tempi facili per le produzioni cinematografiche. I costi sanitari del post-covid sono elevatissimi: «Noi attori dobbiamo fare un tampone ogni sette giorni - rivela un membro del cast del film di Martone, con Toni Servillo protagonista - Le maestranze, che stanno dietro le quinte, devono fare il sierologico una volta a settimana. I costi sono lievitati per motivi sanitari. Peccato per Palazzo Scarpetta, per questo film si parla di Cannes e Venezia. Ieri si è cambiata location per fare i tamponi, siamo stati all'Hotel Nh di via Medina e non a Palazzo Fondi». Chissà che non si possa girare qualcosa lì, ma qui siamo nel campo delle ipotesi. «Non si è voluta trovare una soluzione alternativa, per adesso commenta la location manager di Indigo Raffaella Faggiano non è solo la Film Commission che propone posti in cui girare le scene: c'è da fare un lavoro complesso con scenografo, produzione e regista. Sarebbe stato importante realizzare le scene nel vero palazzo di Scarpetta».

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Di fatto, al netto di eventuali capovolgimenti di fronte dell'ultimo secondo, una soluzione va trovata. E a stretto giro. «Sono cose che capitano in un edificio privato - dice Maurizio Gemma della Film Commission - Il palazzo è ristrutturato, qualcuno deve aver cambiato idea. Grazie al nostro lavoro, nella stragrande maggioranza dei casi, negli ultimi anni i privati hanno aperto le porte al cinema. Noi siamo disponibilissimi a offrire qualche location alternativa alla Indigo. C'è una lista di edifici al vaglio». «Dispiace dell'accaduto - interviene il presidente della Municipalità I Francesco de Giovanni - anche perché, per lo stesso film, si è girato senza problemi in piazzetta Ascensione». «La delusione è tanta - aggiunge la consigliera municipale Benedetta Sciannimanica - Riteniamo che i monumenti storici, anche se parte di condomini, non appartengono ai privati ma siano beni da condividere». «Siamo davvero senza parole - concludono il consigliere regionale Francesco Borrelli e lo speaker Gianni Simioli - Un film dedicato a Scarpetta sarebbe una gran bella pubblicità su Napoli e i suoi simboli a darebbe una grossa mano a riabilitare l'immagine della nostra città troppe volte infangata dagli attacchi mediatici. A questo punto ci chiediamo: non esiste possibilità di ripensamento? Sarebbe un atto dovuto, a Scarpetta e a Napoli».

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