Napoli, chiusa dagli anni '90 strada
divenuta discarica di rifiuti tossici

Napoli, chiusa dagli anni '90 strada divenuta discarica di rifiuti tossici
di Giuliana Covella
Venerdì 18 Giugno 2021, 12:03
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Da anni appare più simile a una selva boschiva abbandonata al degrado e all’incuria, piuttosto che a una strada da dove si potrebbe ammirare uno dei più bei panorami della zona occidentale. Tanto che da qui si vede ciò che resta del Centro sportivo Paradiso, famoso per essere stato calpestato da Diego Armando Maradona ai tempi degli allenamenti del Napoli. Ma dalla fine degli anni ’90, quando fu costruita, è diventata una discarica abusiva a cielo aperto, con continui sversamenti di rifiuti pericolosi come l’amianto (e non solo), rifugio per coppiette e delinquenti che si nascondono tra erbacce e immondizia per spartirsi la refurtiva dei colpi messi a segno.

Ecco come oggi si presenta traversa Contieri a Soccavo, che costeggia l’omonima via.

Una strada che è protetta dai guard rail, ma che non sembra scoraggiare chi si inerpica lungo la salita per depositare rifiuti di ogni genere, che hanno avvelenato e continuano ad avvelenare la terra da decenni: copertoni, materiali di risulta, lastre di eternit, carcasse di moto e auto rubate, scarti di tessuti e soprattutto un impianto fognario completamente ostruito da tutto ciò. Il che significa, come spiegano i residenti, che alle prime piogge dalla strada scende una “lava” fatta di fango, detriti e rifiuti ordinari e speciali che invade case e carreggiata.

 

L’imbocco della salita è all’altezza del civico 32 di via Contieri, come spiega Guido Tartaglia, uno degli abitanti della zona, costretto a subire questo scempio: «La strada - di oltre 400 metri - fu aperta tra gli anni ’96-’97 per creare il traliccio sulla montagna che serviva ai lavori dell’Enel, ma non è mai stata chiusa.

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Oggi è stracolma di rifiuti e i canali di scolo delle acque sono otturati dall’erba cresciuta e da tutto ciò che vengono a sversare abusivamente. Il disagio per noi cittadini è proprio questo. Quello che vorremmo - conclude - è semplicemente la chiusura della strada con un cancello, di modo che si possa entrare solo quando occorre predisporre la manutenzione dei tecnici alla centralina in cima alla montagna».

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