Stadio Maradona, gli assessori si dividono sulla fans zone per gli ultrà

Stadio Maradona, gli assessori si dividono sulla fans zone per gli ultrà
di Luigi Roano
Mercoledì 27 Ottobre 2021, 12:00
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Il Napoli va forte, è primo in classifica se anche in condominio con il Milan e di pari passo cresce e si gonfia di parole e polemiche la vicenda dell'assenza degli ultras, i gruppi del tifo organizzato che disertano il Maradona perché non possono tifare a modo loro, cioè sbandierare i vessilli, cantare, saltare perché con questo comportamento da un lato limitano la visuale agli altri spettatori e dall'altro cambiano posto. Essendo tutti numerati scattano le multe. Perché l'ingegnoso sistema di videosorveglianza dell'impianto di Fuorigrotta ha le telecamere puntate sui due settori più caldi e popolari del tifo, le curve, dove storicamente siedono i gruppi organizzati del tifo. Le multe sono già arrivate dalla partita con la Juve e da li è iniziato lo sciopero del tifo organizzato che diserta il Maradona. Loro vorrebbero una fans zone - come esiste in molte parti d'Europa - senza posti numerati e con la libertà di esprimere la loro esuberante fede azzurra. Ma al riguardo le regole sono molto chiare: è impossibile. Un dibattito forte in città, nelle radio e nelle televisioni napoletane che sta coinvolgendo due big della giunta del sindaco Gaetano Manfredi. Si tratta di Edoardo Cosenza che ha la delega alle Infrastrutture, tifosissimo del Napoli e assiduo frequentatore delle curve. E Antonio De Iesu, ex questore e vicecapo della Polizia che ha la delega alla Legalità e alla Polizia Municipale. Entrambi mettono al primo posto il rispetto delle regole ma con sfumature diverse tanto che ne è venuto fuori una sorta di duello pubblico proprio nelle radio. 

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A raccogliere il grido di dolore degli ultras è Cosenza che a Radio Marte nel corso della trasmissione Si gonfia la rete è intervenuto sulla questione molto spinosa. «Vado in Curva B da molti anni, anche quando ero assessore regionale lo facevo.

Il sindaco che conosco benissimo - racconta il docente di Ingegneria alla Federico II - ha già capito l'importanza delle problematiche legate allo stadio e per questo è in costante contatto con il presidente De Laurentiis. Stiamo valutando e cercando di trovare un modo per far tornare nella piena legalità i tifosi organizzati allo stadio». Quindi Cosenza illustra la condizione a oggi: «Attualmente se non si sta seduti al proprio posto si commette un'illegalità, bisogna non fare delle furbate, il fatto che altrove si faccia non è una buona giustificazione. Bisogna trovare una forma, magari una standing zone. Cioè un luogo dove assistere alla partita in piedi senza posti numerati». Per Cosenza il dialogo è aperto e ammette: «Non sto andando allo stadio perché ci sono solo sfottò al portiere. Abbiamo inventato più forme di tifo simpatiche noi, se la situazione è questa preferisco guardare in tv la partita. Il divertimento del tifo è bello ma ora non mi sto divertendo. Sono andato a vedere solo la partita contro la Juventus». L'assessora si schiera: «Spingo perché si trovi una soluzione, bisogna trovare una formula che cauteli tutti. Serve una soluzione - come direbbe un ingegnere - strutturale, cioè chiara e definita. La mancanza del tifo è pesante. Il sindaco sta dialogando con la Società per trovare una soluzione in piena legalità che faccia tornare al Maradona il tifo organizzato. Vorremmo che Napoli fosse un esempio non una vicenda che finisce a tarallucci e vino aggirando le regole». Comunque la si veda l'ultima parola toccherà sempre al Questore titolare dell'ordine pubblico. De Iesu invece parla nel corso di Radio Goal in onda su Kiss Kiss Napoli, e da questore ed ex vicecapo della Polizia ha le idee molto chiare e nette: «Non mi risulta - dice - che il ritorno dei gruppi organizzati allo stadio sia un tema all'attenzione del sindaco e della giunta comunale. Né che ci siano divieti particolari, ci sono solo delle regole da rispettare. Ci sono delle leggi nazionali, un protocollo e un regolamento d'uso e le regole vanno applicate e rispettate. Non possono esserci eccezioni, quindi non ci saranno zone in cui non si applicheranno le regole vigenti. Concedere una zona franca a un gruppo di persone sarebbe discriminante».

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