Maradona, Napoli diventa l'ultimo sacrario tra statuine, lumini e poster

Maradona, Napoli diventa l'ultimo sacrario tra statuine, lumini e poster
di Gennaro Di Biase
Giovedì 26 Novembre 2020, 08:00 - Ultimo agg. 15:16
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Napoli ha perso un pezzo della sua identità e si guarda intorno smarrita: cerca in ogni modo di salutare Diego, prova a esprimere un dolore che sfiora l'inesprimibile. Display delle edicole con la scritta «Addio Diego Maradona», lacrime dei passanti, bandiere azzurre che spuntano al centro storico come in periferia, edicole votive in cui il Pibe è al fianco della Madonna, migliaia di post a invadere ogni profilo social, ogni chat. Locali, come il bar Nilo noto per la reliquia del «capello di Maradona», riapriranno oggi per omaggiare Diego con un fiore. Maradona è nell'anima di Napoli: la voglia di salutarlo è stata immediata, spontanea, unanime. Napoli soffre e piange il suo eterno numero 10 in tanti modi. Dai Quartieri Spagnoli a San Giovanni a Teduccio, dai balconi privati ai social network. 

 

«Domani attaccate alla ringhiera del balcone o a una finestra una sciarpa, una bandiera, una maglietta.

Insomma tutto quello che avete del Napoli. Ciao Diego». Questa la proposta di flash mob apparsa a catena su centinaia di profili Facebook. Un tam-tam che ha unito tutti i napoletani come solo Maradona è riuscito a fare negli ultimi 40 anni. Il Napoli ha annerito i colori del logo sui social già ieri, e oggi la città, col cuore altrettanto annerito, si tingerà d'azzurro. Chiunque potrà saluterà Diego a modo suo. Anche Anm è pronta: nelle tv sulle banchine delle linea 1 della metro e sui video dei bus - fanno sapere dall'azienda - nelle prossime ore andranno in onda immagini di Maradona e messaggi di cordoglio. In azienda c'è chi pensa di colorare un veicolo di azzurro, con tanto di numero dieci. Diego non ha mai lasciato Napoli, nemmeno quando ha smesso di giocare, nemmeno oggi. La città è intrisa di Maradona dappertutto e da sempre negli ultimi 40 anni. Non a caso, un'altra costante dei commenti e delle proposte su tutti i social è la richiesta di intitolare a Diego il San Paolo. «Le partite dovranno giocarsi allo stadio Maradona di Napoli»: sono migliaia e migliaia le richieste in questo senso. C'è chi ricorda che il 25 novembre è stata la data di morte anche di Fidel Castro, 4 anni fa, legato al Pibe de Oro. 

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Il lutto è dietro ogni angolo. Bastava ascoltare i sospiri dei passanti e dei negozianti per accorgersene. Poca voglia di parlare, molta voglia di piangere e stare in silenzio. Maradona è ovunque: a parte i fiori a Fuorigrotta, cordoglio e commozione di centinaia di napoletani anche nelle location dei murales, a San Giovanni a Teduccio e ai Quartieri Spagnoli, o nella Posillipo in cui Maradona abitò, in via Scipione Capece. Sono spuntate bandiere ai giardini Santa Barbara in centro storico, colori azzurri nelle edicole (come in piazza Vanvitelli). Genny di Virgilio, tra i più noti maestri del presepe di San Gregorio, ha già realizzato la statuina di Diego con le ali: «Ciao grande, vola in pace», scrive su Facebook. Bruno Alcidi, titolare del bar Nilo non trattiene le lacrime: «Il mio è il bar di Maradona. Avevamo chiuso per la crisi dovuta al Covid, ma dobbiamo salutarlo, esprimere un segno di lutto, mettere un fiore alla cappella che contiene il suo capello. Mi hanno scritto dall'Argentina ieri sera: sono commossi. Diego era uno di famiglia qui a Napoli come in Sudamerica. Da me arrivavano tanti turisti argentini solo per vedere la reliquia».

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