«Tasse record e pochi servizi: ecco perché a Napoli è più difficile fare impresa»

«Tasse record e pochi servizi: ecco perché a Napoli è più difficile fare impresa»
di Valerio Iuliano
Giovedì 9 Giugno 2022, 13:00 - Ultimo agg. 10 Giugno, 11:20
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«Le aziende sono costrette a restituire allo Stato il 50 per cento dei loro utili. Lo Stato è, a tutti gli effetti, un socio non attivo, a cui dobbiamo restituire circa la metà di quello che guadagniamo in un anno». La pressione fiscale sulle aziende è per Gianna Mazzarella, imprenditrice napoletana molto attiva nell'editoria e nel turismo, artefice di un progetto di ristrutturazione del Pagoda Boutique Hotel, la struttura di proprietà della sua famiglia a Ischia, un «problema molto sentito da me e dalla mia categoria. La situazione è peggiorata negli ultimi tempi. Le tasse crescono senza seguire l'evoluzione del Paese. A fronte di un incremento della pressione fiscale, ci aspetteremmo un miglioramento dei servizi. Ma questo non accade».

Per gli imprenditori partenopei, il problema ha due facce.

Da un lato l'aumento del costo del lavoro, dall'altro il peso complessivamente insostenibile di imposte erariali - Irpef e Iva in primis - e tributi locali. «Il costo del personale - spiega Mazzarella - è la voce più importante nella gestione di un'azienda. Talvolta capita di pagare 1000 euro di tasse su 1000 euro di stipendio. Un carico così elevato ti costringe ad assumere meno persone o a limitare gli stipendi». A questo si aggiungono i tributi che rendono le aziende campane le più oberate dal fisco. «Paghiamo la Tari per 12 mesi anche non lavorando tutto l'anno. È una tassa non commisurata alla produzione effettiva. E non dimentichiamo l'Imu, che ha modificato la gestione degli immobili di proprietà. Chi aveva immobili è stato indotto a liberarsene». Gli imprenditori si troveranno ora a fare i conti anche con l'incremento delle addizionali regionali Irpef. «Quello che auspichiamo - sottolinea Mazzarella - è la defiscalizzazione del lavoro. Non vogliamo aiuti ma desideriamo essere messi in condizione di poter produrre, assumendo di più». 

Per le imprese che operano nel settore della nautica da diporto, il tema della pressione fiscale ha anche altri risvolti. «Abbiamo un'azienda di produzione di battelli pneumatici, i cosiddetti gommoni», spiega Antonio Amato, amministratore di Nauticamato Srl, nata nel 2014, con il brand Italiamarine. «Siamo passati da una produzione di 4 modelli ad una gamma di 14 modelli. La pressione fiscale sulla nautica italiana è più elevata che nel resto d'Europa. E perciò non riusciamo a rendere competitive le nostre aziende con quelle continentali. Il costo del lavoro è uno dei problemi. Abbiamo 15 dipendenti. Per noi c'è anche quello della scarsa deducibilità dell'Iva. Il costo dei gommoni non è deducibile per i miei clienti. Se un battello costa 100mila euro, il mio cliente pagherà 22mila euro di Iva. Un costo aggiuntivo che frena la produzione. Il mercato è in fermento e sarebbe molto meglio se i costi fossero deducibili al 100 per cento. Potrebbero avvantaggiarsene le aziende e i clienti». Sulla nautica, grava anche la questione della scarsa reperibilità delle materie prime, come motori e componenti elettrici. «Napoli ha una grande tradizione nel settore, ma mancano le infrastrutture. La città meriterebbe un porto turistico», conclude Amato. 

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Il costo del lavoro e le tasse pesano per oltre il 40 per cento su Tutela+, una società leader nella gestione e risarcimento danni, con servizi di consulenza legale e pronto intervento. «Da imprenditore ritengo che si tratterebbe di un costo relativo, se ci fossero servizi adeguati», spiega il fondatore Giuseppe Altamura. «Napoli è una città carissima per le imprese. L'impatto complessivo di Imu, Tari, addizionali Irpef, accise sui carburanti e tariffe Rc Auto è devastante per le aziende. Siamo al servizio del mondo industriale, assicurativo, dei trasporti e della logistica, degli enti, delle istituzioni e dei privati per la gestione di piccoli e grandi sinistri, pulizia e ripristino post incidente. Abbiamo 700 squadre di pronto intervento, con 4 sedi operative a Napoli, Catania, Roma e Milano. Per il pronto intervento disponiamo di veicoli, sui quali gravano tariffe Rc auto molto più elevate che nel resto d'Italia. Il Mezzogiorno è decisivo per lo sviluppo del nostro paese e merita di essere tutelato». 

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