Test Covid tra i rifiuti di Napoli, Asìa lancia l'allarme

Test Covid tra i rifiuti di Napoli, Asìa lancia l'allarme
di Paolo Barbuto
Giovedì 2 Luglio 2020, 09:30
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Stava al centro fra i resti di una confezione di salmone affumicato e un cartone dell'Aperol, in un sacchetto che avrebbe dovuto contenere differenziata e invece era un'accozzaglia di rifiuti mescolati: sul test sierologico per il Covid-19 c'erano ancora le goccioline di sangue rappreso. Gli uomini di Asìa si sono fermati e hanno lanciato l'allarme consentendo di scoprire una miriade di altri casi-limite: non solo testi Covid ma ogni sorta di materiale sanitario e para ospedaliero, dalle cannule ai cateteri alle fiale per la raccolta del sangue.

Secondo voi quale può essere la mente perversa che lascia tra i rifiuti ordinari, nascosto in mezzo alla differenziata, un test sul Covid-19? Noi non lo sappiamo, gli investigatori dell'Asìa invece sanno tutto, nome, cognome, indirizzo e anche abitudini alimentari visto che hanno trovato resti di cene negli stessi contenitori.

Adesso immaginiamo che avrete avuto un sussulto e starete sorridendo mentre pensate: ma come, l'Asìa non riesce nemmeno a cancellare tutti i cumuli dalla città e mette in campo gli investigatori? Sappiate che queste persone, quattro in tutto, tutte del comparto dirigenziale dell'Asìa, appartengono alla categoria dei sognatori, di quelli che vivono nel convincimento che il cambiamento si può ottenere, in ogni modo, a costo di qualunque sacrificio. Sappiate soprattutto che sono persone ammirevoli perché potrebbero starsene in ufficio ad osservare quel che accade in città; e invece dopo essere stati un ufficio a lavorare indossano guanti e mascherine e vanno a mettere materialmente le mani nella monnezza per acchiappare i pirati del sacchetto.

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«Se ci sono problemi nella raccolta io ci metto la faccia e dico che tocca ad Asìa evitare che certe cose accadano - la presidente de Marco si gioca la carta della sincerità - Però è altrettanto giusto segnalare i cittadini che non fanno il loro dovere. E quando le statistiche ci dicono che questi cittadini senza regole si trovano soprattutto a Chiaia e Posillipo, al Vomero e al Rione Alto, allora va detto anche questo». La stilettata è feroce, la realtà lo è ancora di più.

Uno dei detective dell'immondizia è Francesco Mascolo, direttore generale dell'Asìa che non esita a lasciare la famiglia di sabato e domenica per pescare i furbetti del sacchetto. È stato lui a trovare il primo residuo Covid e dice con onestà: «Ne abbiamo individuati pochi altri, però è scandaloso che i cittadini facciano cose del genere».

Il computer di Mascolo è un archivio dell'orrore indifferenziato. Tiene metodicamente catalogate tutte le fotografie di ogni blitz, ogni cartella ha una data, ogni fotografia porta impresso l'indirizzo del ritrovamento, tantissime foto mostrano strade della Napoli-bene.

Si osserva, quando si nota qualcosa che non va si scava, quando si scava si trovano dettagli. Ecco, dunque, che dalla busta che per prima ha rivelato il test Covid, oltre alla confezione di salmone affumicato, al cartone da sei di Aperol mini e ad altri scarti di cibo, sono venute fuori due scatole di spedizione, entrambe con l'etichetta ancora in bella mostra e con lo stesso nome di un'importante professionista che abita nell'edificio al quale appartiene il cassonetto della differenziata incriminato.

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Qui si apre un altro scenario, quello delle contravvenzioni che tutti pensano inesistenti e che, invece, nel 2019 hanno portato nelle casse del Comune circa seicentomila euro. Tutti incassati perché queste multe sono difficilmente contestabili: un po' perché si cerca di prendere in flagranza il pirata dell'immondizia, un po' perché, dopo aver recuperato i dettagli all'interno dei sacchetti si va a bussare alla porta del pirata. Succede che le persone prima cercano di negare, poi davanti all'evidenza (e al sacchetto) crollano e accettano multa e ramanzina promettendo che non lo faranno più. Ma tanto ce ne sono altri mille e mille che lo faranno al posto loro.

Ed è su questo punto che si innesta la nuova sfida della presidente de Marco: «Lo scriva, per piacere lo scriva che ci sono multe e che sono anche molto severe. Scriva anche che stiamo cercando un accordo per ampliare le squadre che vanno in giro a pescare i furbetti della spazzatura».

La reazione è tiepida.

Guardi presidente, possiamo anche scriverlo, ma i napoletani continueranno a chiedervi perché la città non riesce ad essere pulita come dovrebbe e vi inviteranno a fare pulizia piuttosto che investigazioni: «Scriva pure che io accetto la sfida. Mi batterò per rendere definitivamente pulita Napoli, ma allo stesso tempo eviterò che i napoletani si impegnino a sporcarla irrimediabilmente con le loro azioni piratesche». 

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