Torre del Greco, in briciole le case dei marinai: «Qui potevamo morire tutti»

Torre del Greco, in briciole le case dei marinai: «Qui potevamo morire tutti»
di Rosa Palomba
Sabato 21 Ottobre 2017, 09:31
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Inviato a Torre del Greco

La bambina si preoccupa per la casetta delle bambole. E anche per le bambole. Schiacciate dalle pietre e dalla polvere del terrazzo di casa sua. Era lì che la piccola ogni mattina andava a svegliare i suoi pupazzi. L'altro giorno, quando quei massi sono crollati lei era in cucina con la sua mamma che di lì a qualche minuto l'avrebbe accompagnata a scuola. Lassù qualcuno la ama moltissimo. Quaggiù invece, è tutta un'altra faccenda. Storia di abbandono e di vacue promesse pre elettorali, pure se c'è aria di tragedia. 

Nella parte bassa della città, alle 7 e 45 il boato, il cedimento e il fuggi fuggi. Anche se per motivi diversi, nove famiglie, circa 25 persone, hanno rischiato la stessa sorte delle otto vittime del crollo di luglio in via Rampa Nunziante a Torre Annunziata. Anche tra quei massi c'era il tetto di una casetta per le bambole. Più sotto, anche il cadavere della bambina che ci giocava, del suo fratellino, dei loro genitori e degli altri inquilini sepolti da massi e polvere. 

Qui, tra i golfi di Napoli e di Sorrento, l'altro giorno a causare l'ennesimo crollo vesuviano sarebbe stato invece il mare. O meglio, quella barriera di protezione tante volte invocata e mai installata in questo mare aperto, dalle mareggiate potenti, con le onde che raggiungono le fondamenta dei palazzi e ne minano la stabilità. Il proprietario della casa sventrata poche ore fa a Torre del Greco nel quartiere antico a ridosso del porto, è un giovane nato e cresciuto in questa zona di San Giuseppe alla Paludi. Un rione marchiato dalla presenza di alcune famiglie di malavita, dove però c'è tanta gente perbene. Marinai, maestri d'ascia, carpentieri. Conservano la tradizione e pagano pegno. Anche il proprietario della casa mezza crollata è un giovane ex marittimo che adesso lavora in una grossa struttura della vicina Ercolano. «Comprai la casa alcuni fa per investire dei soldi che avevo messo da parte», dice. Accanto a lui c'è un altro giovane padre di famiglia che lavora come marinaio per una importante compagnia di navigazione. Anche lui, quando si è sposato ha investito sul futuro. Ma ogni volta che le onde sbattono contro la sua casa, la moglie scappa dalla madre. Una vita di paura. Nonostante le denunce e gli appelli a Comune e Capitaneria.

Una barriera frangiflutti; ecco cosa salverebbe abitazioni e abitanti. I vecchi proprietari degli immobili presentarono denunce rimaste nell'archivio della Capitaneria, il Comune ha lasciato andare. «Ma prima delle elezioni tutti sono venuti a chiedere il voto - dicono adesso i residenti - e noi glielo abbiamo dato perché ci assicurarono che avrebbero fatto realizzare la barriera contro le onde». E in effetti, qualche scoglio è stato messo a pochi metri dalla riva. Massi tanto piccoli che come testimoniano le macerie non proteggono nulla e nessuno. «Ho chiesto varie volte l'intervento pubblico. La settimana scorsa sono andato all'ufficio Tecnico del Comune per avere i permessi e avviare i lavori di consolidamento. Era già venuta la ditta ed eravamo pronti per cominciare. Circa 12mila euro che voglio spendere ma fino a quando non sarà installata la frangiflutti nulla potrà proteggerci», dice il giovane proprietario dell'immobile. Poi smette di parlare, ha il terrore negli occhi: il tetto rosso di quella casetta delle bambole è della sua nipotina, la figlia della sorella che vive in quell'appartamento. Nove famiglie, più altre ventitré dei palazzi a ridosso, sono adesso per strada. Novanta persone. Alcuni sono andati a dormire dai parenti, altri in macchina. Nessun assistente sociale ha fatto loro visita; giocano nella strada pulita: «Ci trattano come animali». Adesso però qualcosa potrebbe cambiare. La sicurezza degli edifici è stato il primo nodo affrontato dal vice prefetto Giacomo Barbato. Giunto in città a settembre dopo gli arresti di sindaco e titolari della ditta Nu, ha subito intimato a circa trenta proprietari di immobili del centro storico, la verifica della stabilità e la messa in sicurezza. Curia compresa. Percorrendo queste strade è infatti fin troppo evidente che la tragedia è dietro l'angolo; dentro e fuori i palazzi. Crolli, paura disagi, pareti in briciole. I centri storici delle città costiere sono un incubo e se piove o tira vento forte o c'è mare grosso, la gente stringe i denti e attende che passi la bufera. Fino alla prossima. 

Nei giorni scorsi è stata la volta di Villa del Cardinale, dimora del 700 di proprietà della Curia: è crollato un soffitto. Per fortuna il cortile era deserto. È invece della settimana scorsa il cedimento di un muro esterno della Reggia di Portici. Mentre tra i vicoli di Torre Annunziata la gente è abituata alle pietre che sfiorano passanti e vetture. Un patrimonio immobiliare privato e pubblico da post bombardamenti. Proprio in queste città dove sono stati spesi centinaia di milioni di fondi pubblici, specialmente di Piu Europa. Dimore nobiliari, palazzi reali e case normali ma su un panorama che nonostante le colate di cemento pirata, resta Terra delle Sirene che potrebbe ancora incantare Ulisse. La gente aspetta interventi, soluzioni abitative alternative, aiuti pubblici. Intanto, qui il pericolo non conosce ostacoli. Mentre gli sfollati di Torre del Greco ragionano sul da farsi, un gruppo di ragazzi gioca a pallone. A ridosso dei binari Fs, dove è facile accedere e cadere. Basterebbe un cancelletto, forse meno di 200 euro per cancellare almeno un piccolo segno dell'incuria sopravvissuta a tutti i secoli. 
 
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