Un futuro migliore è nel cioccolato: In Comunità nascono i Ferdinandei

Un futuro migliore è nel cioccolato: In Comunità nascono i Ferdinandei
di Rossella Grasso
Lunedì 11 Febbraio 2019, 17:00 - Ultimo agg. 17:09
5 Minuti di Lettura

Dai Padri Rogazionisti ai Colli Aminei c’è una piccola Comunità alloggio per minori. Si chiama C.Ed.Ro ed accoglie minori non accompagnati, in area penale e chi per qualche motivo non può vivere con la propria famiglia. Ed è su questi ragazzi che i Padri Rogazionisti hanno deciso di puntare, dando loro la possibilità di imparare un mestiere antico come l’arte cioccolatiera, e, attraverso un uso positivo delle mani riscoprire le radici storiche napoletane. Nasce così il progetto «I Ferdinandei…meno male che ci sei», che porterà in pochi mesi i ragazzi a saper produrre i deliziosi cioccolatini al latte e fondenti, piccoli quadrati con il giglio stampato su, ripieni di una deliziosa crema al pistacchio, arancia o limone, tutti ingredienti tipici del Sud. Il progetto è stato ideato dall’energico padre Giovanni Stefanelli, responsabile del Centro Educativo Cedro e grazie al supporto di Franco Di Rosa, pasticciere di Mugnano di Napoli, che sta insegnando a circa 8 ragazzi la nobile arte del cioccolato.

L’iniziativa è stata presentata in anteprima agli assessori Alessandra Clemente e Roberta Gaeta invitate a pranzo in Comunità. Una bella festa e l’occasione per stare tutti insieme e parlare di opportunità facendo sentire ai ragazzi vivo il calore e la vicinanza anche delle istituzioni. «Anche se mi conoscete poco voi siete la mia famiglia – ha detto Alessandra Clemente, assessore ai giovani e al Patrimonio – Io sono legata a tutti i ragazzi della città, soprattutto a quelli che hanno il fuoco dentro, un fuoco da rivolgere verso tutte le cose belle e più creative». Al Cedro i ragazzi imparano a usare le mani con creatività, impegnandosi a costruire il loro futuro a poco a poco, con il sudore della propria fronte e lontani da contesti di devianza. Già l’estate scorsa hanno lanciato la linea di limoncelli prodotti in comunità per autofinanziarsi le vacanze e abbellire la loro casa. Sono riusciti a costruire anche un camino nel salone intorno al quale hanno accolto i due assessori e dato il via a una braciata in allegria. «Credete in voi stessi – ha detto Gaeta ai ragazzi – Non è una cosa semplice per tutti, non solo per voi. Poi imparate a chiedere, quello che può servire anche per realizzare i vostri sogni. I sogni non sono solo cose grandi e impossibili da raggiungere, sono anche obiettivi più vicini. E poi create relazioni che sono quelle che vi aiuteranno a imboccare la strada giusta».

Al pranzo hanno partecipato tra gli altri Gianluca Di Maro, coordinatore della Comunità, e gli educatori Raffaele Mastroianni, Giuseppe Falvo, Silvia Ferrante e alcuni ospiti tra cui Peppe Trinchillo, imprenditore di Villaricca che ha raccontato ai ragazzi quanto fosse stato importante per lui investire sul capitale umano per la sua azienda. Trinchillo non ha mai ceduto ai pregiudizi e anni fa ha assunto uno dei ragazzi appena usciti dalla Comunità Cedro. Oggi quel ragazzo è capo cantiere della sua ditta, ha un buono stipendio  e ha messo su famiglia. «Aveva 16 anni e mezzo quando ha iniziato a imparare un mestiere – ha raccontato ai ragazzi – ce la potete fare anche voi. Il lavoro è importante per lasciarsi alle spalle un pezzo di vita brutto e ripartire da zero, riuscendo a realizzare i propri sogni».

L’idea di creare una linea di cioccolatini tipici del Sud Italia è venuta in mente a padre Giovanni un giorno mentre camminava per le vie del centro storico. Attento conoscitore della storia del Sud Italia, incuriosito da quel matrimonio tra Ferdinando e Maria Carolina che riemì le cronache del tempo, ha deciso di intitolare proprio alla coppia reale i cioccolatini prodotti in comunità. I due reali infatti portarono a Napoli numerosi cuochi francesi, i «Monsieur» che i napoletani chiamarono «Monsù» che per i due sposi crearono dolci strabilianti. «Abbiamo inserito questo percorso nell’attività sociale tipica della nostra comunità – ha detto padre Giovanni – Questo perchè vogliamo che i ragazzi possano formarsi una mentalità non solo imprenditoriale e commerciale, ma anche apprendere il significato profondo della manualità. Un piccolo cioccolatino fatto in maniera semplice può diventare un prodotto di grande eccellenza e fonte economica. Da una mentalità deviante che può essere quella dello spaccio o di altri reati a quella invece di spacciare il cioccolatino, da uno spaccio di morte a uno di vita, da uno spaccio di amarezza a uno di dolcezza».

Partner dell’iniziativa è Franco Di Rosa, pasticciere di seconda generazione che ha deciso di aprire ai ragazzi il suo laboratorio il martedì, durante il giorno di chiusura.

Ha già iniziato a insegnare ai ragazzi l’arte della cioccolata, un’arte magica che lui stesso ha appreso guardando suo padre nel laboratorio a Mugnano. «Per me la cioccolata è una passione – ha detto il pasticciere – voglio tramandare quest’arte ai ragazzi per dargli un’idea di futuro, per farglielo vedere in un altro colore, color cioccolato. Secondo me è importante per tutti i ragazzi imparare a fare le cose come si facevano una volta. Per questi ragazzi il cioccolato può essere un orientamento e aprire tantissime porte».

© RIPRODUZIONE RISERVATA