«Veniamo dalla Cina», gli atleti delle Universiadi sbarcano a Ponticelli

«Veniamo dalla Cina», gli atleti delle Universiadi sbarcano a Ponticelli
di Antonio Menna
Domenica 30 Giugno 2019, 08:30
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Napoli guarda i giovanissimi atleti delle Universiadi e loro guardano Napoli, in un gioco di occhiate ammirate che dai ponti delle due navi del villaggio alla stazione marittima, e dai finestrini degli autobus che fanno avanti e indietro con gli impianti sportivi, dipinge davvero di mille colori la vigilia della più grande manifestazione sportiva studentesca del mondo.
 
Sono ammirati gli occhi dei napoletani sulle code di giovanissimi atleti che con i nomi dei loro Paesi incollati sulle magliette sfilano per le strade, escono dal porto, e sono a loro volta incantati gli sguardi dei ragazzi che corrono tra il mare e il Maschio Angioino e poi filano in bus verso il resto della città: le piscine della Mostra d'Oltremare, le palestre di Ponticelli, i campi di calcio di Fisciano, quelli di pallavolo dell'Irpinia. Il clima è proprio di festa, come una enorme, mondiale gita scolastica. Sale la febbre, a pochi giorni dal via, nei saloni lucenti della stazione marittima, intorno al Gate 4, porta di ingresso verso le navi Msc e Costa dove si stanno sistemando oltre 4mila persone. Tutto intorno sono stati montati labirinti e piccoli uffici.

Bandiere, mascotte, poster, slogan. Tutti giovani, a volte giovanissimi. Girare in quei corridoi significa fare un piccolo viaggio intorno alle nuove generazioni mondiali, con il loro kit di tatuaggi, selfie, occhiali da sole. Gli atleti si mescolano ai dirigenti, gli allenatori agli accompagnatori e cominciano i primi sorrisi incrociati: i velocisti brasiliani con le tuffatrici americane, i coreani gentilissimi, le australiane altissime, le russe austere, con la loro atleta più rappresentativa e anziana (?): la ventiquattrenne Tatiana Nabieva, (oro nel 2010). «Noi veniamo con poca ambizione e molta voglia di partecipare confessa nel suo piccolo box Marilen Matter Graf, capo della delegazione svizzera -, abbiamo una ottantina di atleti, puntiamo a fare bella figura. Ci giochiamo qualche chance di vittoria nella ginnastica artistica maschile». L'atleta su cui puntano tutto si chiama Marco Walter. Bronzo agli europei junior nel volteggio. Bronzo anche alle Universiadi di quattro anni fa. Sorride mentre confessa che la sua carriera sportiva finirà qui a Napoli, all'età di 25 anni. «Troppo forti quelli delle gare maggiori: olimpiadi, mondiali. Competizioni estreme mentre qui possiamo toglierci qualche soddisfazione». «Le Universiadi sono come Olimpiadi dice, in un italiano faticoso, Stieg, della Svezia ma di tipo B. Un po' meno, diciamo». Insomma, tutto il mondo a competere, difficile farlo capitare spesso. Ma con un livello agonistico che non è al top. Del resto lo sport ha accorciato la sua anagrafe. Oggi si viaggia a livelli altissimi già a vent'anni: perché partecipare alle Universiadi se puoi competere ad una Olimpiade? Intanto, però, arrivano in tantissimi. La delegazione più numerosa è quella italiana: ben 413 anche se nello spazio della stazione marittima c'è un solo addetto e un clima mesto. Le dieci atlete dell'Arabia Saudita, per la prima volta alle Universiadi, in gara nel tennis, tennis tavolo, tiro con l'arco e atletica, si sono sigillate nei loro alloggi e non escono. Magari si scioglieranno strada facendo.

Lo stesso per la piccola delegazione del Kosovo, anche loro al debutto. Molto più vivace lo spazio degli Usa: seconda delegazione in campo, con 400 atleti. Dodici i componenti dello staff. Tra loro cinque ragazze napoletane, scelte apposta per agevolare il rapporto con la città. «Siamo state selezionate racconta Francesca Cuozzo attraverso un'app che si chiama Show around, dove si mettono a disposizione guide turistiche. Hanno chiesto a chi aveva il punteggio migliore se voleva lavorare. In cinque abbiamo detto sì. Si è creata una piccola comunità».

Passano i cinesi, qui con 260 atleti, i più disciplinati. L'Ungheria, con Krisztian Toth, medagliato mondiale di Judo. Ammiratissime le pallavoliste, che vanno ad allenarsi tra Eboli, Nocera Inferiore e Ariano Irpino. Già organizzate, invece, Sudafrica, Australia, Irlanda e Inghilterra che si sono messe comode nei loro box come se fossero qui da secoli. «Tutto bellissimo dice Brigitte Adami, dell'Irlanda siamo carichi e felici». Non saranno competitivi ma hanno una gran voglia di fare festa intorno allo sport. Come i brasiliani, agguerriti in sette delle diciotto discipline, con in particolare i velocisti Paulo André Camilo e Rodrigo Nascimento, campioni nella 4x100 ai mondiali di staffetta. Proprio su Camilo sono puntati i riflettori. Ha fatto 10.02 sui cento metri e a 21 anni non è poco. Accanto a lui passa anche Luiz Gustavo Borges. Il cognome evocativo non richiama la letteratura ma il nuoto. Il papà Gustavo ha vinto quattro medaglie olimpiche in tre edizioni. L'ultima a Sidney 2000. Il ragazzo 20 anni - parte da qui. Speriamo che non sia anche il capolinea.
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