Via Marina, il flop del fungo da 150 mila euro: niente pubblicità ma una frase

Via Marina, il flop del fungo da 150 mila euro: niente pubblicità ma una frase
di Paolo Barbuto
Giovedì 12 Novembre 2020, 09:00 - Ultimo agg. 11:51
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Ci sono momenti in cui la realtà supera la fantasia: il grande flop del fungo di via Marina, costato circa 150mila euro e creato per diffondere messaggi pubblicitari (per portare denaro nelle esangui casse comunali), poi ridotto a un cumulo di ferro senza nessuna utilità, viene salutato con un'inaugurazione ufficiale, telecamere inviate da Palazzo San Giacomo e messaggi di giubilo rivolti alla città.

L'evento si è tenuto ieri mattina di fronte alle travi spoglie del mostro di acciaio dal diametro di 22 metri, che avrebbe dovuto ospitare 28 pannelli luminosi al led alti due metri e mezzo e larghi tre: l'assessore Clemente ha mostrato con orgoglio alla città l'installazione artistica della coppia Bianco-Valente, ovvero una scritta rossa nessuno escluso, riproposta due volte, tristemente appoggiata in cima alla ferraglia.

Ecco a cosa serviva quel fungo, ad appoggiarci sopra una scritta rossa. Ecco giustificati i denari spesi, i ritardi imposti al completamento dei lavori di via Marina, gli interventi del Ministero dei trasporti e le prese di posizione della Soprintendenza: bisognava trovare spazio per scrivere quelle due parole.

Attenzione, nessuno pensi che qui si giudica l'incisività dell'opera d'arte né quella del messaggio diffuso dall'installazione, parole lodevoli, condivisibili e da sostenere fino in fondo; qui si riflette semplicemente sulla necessità di costruire quel costoso mostro di cemento e ferro con uno scopo, per poi accorgersi che quello scopo era irraggiungibile.

Il fungo è stato preceduto da tenaci polemiche. Quell'oggetto piazzato al centro di un incrocio, che avrebbe rovinato la vista della città e diffuso colorati messaggi pubblicitari, è stato osteggiato e respinto da decine di associazioni di cittadini riunite sotto l'insegna insieme per Napoli voluta dall'avvocato Brancaccio. Una delle lettere di contestazione finì l'anno scorso sul tavolo del Ministro dei Trasporti Paola De Micheli la quale attivò subito i suoi uffici. Venne sfogliato il codice della strada e arrivò una risposta lapidaria inviata per iscritto al sindaco de Magistris e al Prefetto di Napoli: «Sussiste allo stato un divieto di carattere generale all'ubicazione ed installazione di mezzi pubblicitari in corrispondenza delle intersezioni stradali, incluse le rotatorie stradali». Insomma, quel fungo pubblicitario non doveva proprio nascere.

Invece è nato ed è rimasto lì per qualche mese fino all'inaugurazione di ieri durante la quale l'assessore Clemente, dopo aver magnificato l'installazione e aver condiviso il senso del messaggio lo ha definito, testualmente «un grande cerchio alla testa per la città». Ovviamente si è trattato di un lapsus, probabilmente il cerchio alla testa è venuto a chi ha dato ordine di costruire quella mostruosità e poi non ha saputo cosa farne. 

Un po' di sfottò via social per la novità del fungo (su tutte una riproposizione realizzata da insieme per Napoli del celebre sketch di Totò a colori nel quale il principe De Curtis vuol premiare, a modo suo, un artista), molta indignazione da parte dei cittadini e all'interno dello stesso Comune. Nel pomeriggio di ieri il presidente della commissione Infrastrutture e Lavori Pubblici, Gaetano Simeone ha scritto a sindaco, vicesindaco e assessore alle infrastrutture chiedendo: «Quest'impianto ha avuto costi di progettazione, e ancor più elevati costi per la messa in opera. L'essersi resi conto che tale impianto pubblicitario non fosse conforme al Codice della Strada, potrebbe aver creato un danno economico all'Amministrazione Comunale e ai contribuenti. Fatte tali necessarie premesse, si chiede di conoscere di chi sia la responsabilità dell'originario progetto approvato e chi abbia autorizzato la fattibilità dello stesso e ove mai venissero condivise tali mie preoccupazioni, vi chiedo di conoscere quali eventuali azioni l'Amministrazione intenda mettere in atto, per tutelare gli interessi del Comune di Napoli».

Insomma, letta in controluce, questa lettera chiede che la Corte dei Conti intervenga per leggere la documentazione, scoprire se ci sono stati errori di valutazione e, eventualmente, chiedere conto a chi ha commesso gli errori in sequenza che hanno portato all'inaugurazione di ieri. Ovviamente dalla ricerca di eventuali responsabilità nessuno è escluso. 

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