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Napoli, Villa Ebe non esiste più:
«Le macerie sono irrecuperabili»

di Paolo Barbuto
Articolo riservato agli abbonati
Lunedì 8 Febbraio 2021, 09:21
3 Minuti di Lettura

Le foto che vedete al centro di questa pagina non rendono la realtà della situazione: villa Ebe in effetti non esiste più. È solo un cumulo di macerie e spazzatura, una sequenza di legni bruciati che sono venuti giù, di solai che hanno ceduto facendo scomparire i pavimenti.
E sapete cos'è che fa montare una rabbia irrefrenabile? Che l'anno scorso, di questi tempi, sarebbero dovuti iniziare i lavori di restauro ma il Comune li ha bloccati perché aveva altre idee per il futuro di questo luogo magico e disperato. Ma prima di spiegarvi perché il Comune di Napoli ha fermato il restauro, concedeteci di portarvi un'ultima volta dentro la villa con il nostro racconto.

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L'INQUILINO
Il muro esterno del cortile d'accesso è stato meticolosamente mandato in frantumi, ciascun mattone di tufo è stato sfondato. Quest'ultimo atto vandalico è avvenuto la settimana scorsa e ha mandato in tilt l'inquilino del castello che ora ha paura. È un uomo dell'Est dai modi gentili e dallo sguardo smarrito. Lui s'è rintanato all'ultimo piano del castello, in un anfratto che ha resistito ai crolli. S'è ricavato un bagno e una stanzetta per dormire, poi ha sistemato il salotto (un divano sfondato) sul terrazzo che guarda verso Capri. La corrente elettrica la ottiene con un pannello solare legato con lo spago alla storica ringhiera del castello. Si fa da parte, chiede scusa, continua a dire «io non sono nessuno, se volete passare e guardare e fotografare fate quel che volete, io sono solo un ospite di questa città». In realtà viene solo voglia di dirgli che deve andar via di corsa da quel posto, perché alla prossima pioggia gli crollerà il soffitto sulla testa. Ma lui è tenace, strizza il bucato appena fatto e sorride: «No, no, questa casa mi proteggerà sempre».


LA DISPERAZIONE
In verità quella casa, il castello dell'architetto sognatore Lamont Young, non riesce a proteggere più nemmeno sé stessa: i sostegni di legno piazzati nel 2000, quando venne dato alle fiamme, sono quasi tutti crollati; da terrazzi e soffitti penetrano infiltrazioni che devastano ogni cosa; i piani inferiori sono irraggiungibili e crollati, quello centrale è pericolante e pieno di immondizia. La rabbia monta ad ogni passo. E cresce ancora più poderosa al pensiero di ciò che poteva essere e non è stato.
Negli ultimi anni s'era deciso che il castello andava ristrutturato: fondi recuperati e bando assegnato. All'inizio del 2020 sarebbero dovuti iniziare i lavori. Solo che alla ditta vincitrice del bando, qualche settimana prima del via, arrivò una lettera da palazzo San Giacomo: scusate, abbiamo preso un abbaglio, Villa Ebe non va ristrutturata perché è nell'elenco delle proprietà che il Comune vuole vendere.


Doccia gelata per l'impresa e per i cittadini che attendevano il recupero: in cima alla lista Pasquale della Monaco tenace lottatore in favore del castello, l'unico che non s'è arreso in vent'anni di supplizio.
Poi, qualche settimana dopo, il nuovo colpo di scena. Altro intervento del Comune: scusate, abbiamo cambiato idea, non venderemo più Villa Ebe, ce la teniamo. Ma nel frattempo le procedure per la ristrutturazione erano andate a farsi benedire. Come usa in questi casi, scesero in campo assessori ed esperti: «La villa tornerà al suo splendore, è una promessa dell'amministrazione comunale». Era il 15 maggio del 2020, da quel giorno nessuno ha più badato a Villa Ebe che sta scomparendo definitivamente.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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