Mary, volto anticlan nel nome del fratello: «Dimmi che sei orgoglioso di me»

Mary, volto anticlan nel nome del fratello: «Dimmi che sei orgoglioso di me»
di Maria Pirro
Venerdì 8 Marzo 2019, 08:00
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«Mi chiedo dove sei adesso. Se stai riempiendo i cieli con la luce del tuo sorriso... Se ogni tanto ti capita di guardami, o di scuotere la testa quando faccio qualcosa di insensato! Mi chiedo se sei orgoglioso di me, se saresti orgoglioso di me, se fossi ancora vivo». Mary Colonna, 24 anni, il profilo sottile, scrive questa lettera al fratello Ciro, il ragazzo ammazzato in un agguato di camorra a Ponticelli. Il 7 giugno 2016, ucciso per errore, si è detto. «Ma non è uno sbaglio uscire di casa per incontrare un amico e fermarsi in un circolo ricreativo a giocare a biliardino...», osserva Pasquale Leone, a nome di Libera, l'associazione di cui fa parte Mary e che ricorda il diciannovenne napoletano attraverso una serie di iniziative.
 
Per raccontare Ciro e le tante vite bruciate dalle mafie si tengono anche le lezioni di legalità rivolte agli studenti che arrivano da altre regioni. L'ultimo gruppo proviene da Bologna e partecipa alla Fiera dell'Est, il tour alternativo organizzato in città con i Maestri di strada che fa tappa al parco Troisi. Qui Mary è chiamata a parlare del delitto: «Di quando avrebbero dovuto uccidere un loro simile», spiega senza mai nominare gli assassini, «e invece, a mio fratello sono caduti gli occhiali e, per raccoglierli, è stato colpito». Riferire quei momenti fa male, ma serve per dire «che si può scegliere una strada diversa, e non per forza bisogna entrare in un clan». A 25 anni Mary mostra l'orrore così: senza perdere tenerezza e pudore. È una ragazza dagli occhi chiari e le trema la voce: è la più giovane tra i familiari delle vittime innocenti, che collabora con l'associazione, il suo volto un simbolo dell'anticamorra. «La considero una missione», dice orgogliosa, ed è quasi una necessità. «Ripetere quel che è accaduto significa tornare sempre allo stesso giorno». Lo è anche presentarsi in Tribunale e dover rivedere gli otto imputati per l'omicidio, l'ultimo, il ras Ciro Rinaldi, arrestato qualche settimana fa dopo mesi di ricerche. «Il processo è appena iniziato, la speranza è che finisca presto», aggiunge Mary, spiegando che nella sua vita di prima non c'è stato mai niente di questo: solo amiche, scuola, shopping, e il fidanzato lasciato subito dopo il raid. E anche questo fa male. Nella vita di dopo è tutto diverso: «In certi momenti, mi chiedo cosa mi diresti, cosa avresti da raccontare, se potessi», riflette Mary, rivolgendosi di nuovo a Ciro, a cui dedica il suo impegno quotidiano. «Mi chiedo se mi diresti di continuare a fare tutto ciò, e di non mollare, anche se le mie speranze a volte lo fanno» prosegue. «Mi chiedo se mi diresti di stare bene anche da sola, senza smettere di preoccuparmi tanto dell'amore...».

Jeans e giubbotto nero, Mary gesticola con le mani: ha una luce diversa, ma conserva l'allegria sincera della sua età, nonostante il velo di tristezza. Non spegni il sole se gli spari, la frase su una t-shirt con la foto di Ciro. Ricordiamo il suo sorriso e troveremo pace e serenità, Difendi la vita, è il messaggio segnato su uno striscione sotto la croce della chiesa al lotto zero.

«Mi chiedo spesso se ascolti le preghiere che ti mando, se mi motivi quando mi sento in difficoltà, se gioisci con me quando sono felice», continua lei. E poi, «penso a come mi facevi arrabbiare, o ridere, ed è vero che a volte non diamo il giusto valore a ciò che abbiamo fino a quando non lo perdiamo... Spero che tu possa vedere quanto faccio adesso». Uno dei risultati dell'impegno della ragazza e degli altri volontari dell'associazione è il campetto di calcetto da poco inaugurato a Ponticelli, dove i ragazzi del quartiere si sfidano nei tornei della legalità attirando anche giocatori di altri rioni. A pochi metri sono sistemate le giostre per i bambini, una recinzione ammaccata e la stele intitolata a Ciro. Lo spazio non è lontano dal luogo dell'omicidio che si trova a poche decine di metri da casa Colonna: ogni giorno Mary e la sua famiglia in pochi metri percorrono la via del dolore e quella della speranza.

Reso possibile con le donazioni dei volontari, però l'area è già rovinata. È sparita una porta, e sarebbe bello ricevere aiuto da un benefattore. A 200 metri di distanza si trova una scuola abbandonata, dove lunedì c'è stato un sopralluogo per realizzare un centro educativo. Un'area protetta tra case e degrado, cemento e malavita, ma i ragazzi della zona, nell'attesa di entrarvi, non sanno come trascinare il tempo. A questo serve mostrare un'altra strada possibile. «Spero di onorare la tua memoria nel modo in cui vivo e amo ciò che mi circonda. E spero di renderti fiero e orgoglioso di me, anche se non sei più qui a vederlo», conclude Mary nella lettera. «Il tuo tempo qui è finito, ma il tuo amore non svanirà mai: cercherò di continuare a vivere come facevi tu, completamente, con tutto il cuore». Con i sentimenti puri della meglio gioventù.
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