Vivibilità, Napoli peggio di Sofia: bocciata da otto su 10

Vivibilità, Napoli peggio di Sofia: bocciata da otto su 10
di Valerio Iuliano
Giovedì 4 Luglio 2019, 09:00
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Napoli vista dai suoi abitanti somiglia ad un girone infernale. Una graduatoria sull'indice di qualità della vita, calcolato in base al livello di soddisfazione dei cittadini, vede Napoli al penultimo posto in Europa, ben distante da Sofia e Bucarest. Un giudizio complessivamente pessimo, secondo i dati che emergono dal focus Città, la crisi dell'abitare e la mappa dei disagi promosso da Confcooperative Habitat e realizzato in collaborazione con Censis e Confcooperative.
 
Il disagio dei napoletani viene fuori da quasi tutti i parametri presi in considerazione dall'indagine, che è stata effettuata con dati 2016 su un panel di 38 città europee.

Il giudizio più severo dato dai cittadini su Napoli si trova alle voci pulizia della città (con un 22% di gradimento) e condizione di strade ed edifici (sempre con il 22%). Percentuali analoghe riguardano il verde pubblico (30%) ed il trasporto pubblico (33%). Altrettanto modesta la percentuale relativa agli impianti sportivi, ma in questo caso si tratta di un numero destinato presumibilmente ad aumentare con le recenti ristrutturazioni per le Universiadi. Per gli autori del focus è opportuno coinvolgere nel discorso sulla bassa qualità della vita anche altre due città italiane. «Città a misura di cittadini? Sembrerebbe proprio di no dal momento che anche Sofia e Bucarest battono Roma, Napoli e Palermo in termini di giudizio dei cittadini su trasporti, pulizia e condizione delle strade. E non va meglio per la casa. Altro che home sweet home, un incubo più che un sogno per almeno 1,6 milioni di famiglie in affitto sul mercato in difficoltà a sostenere le sole spese di affitto. Per non parlare dei 60.000 sfratti l'anno, ben 160 al giorno. Il disagio sociale fa il paio con la crisi economica iniziata nel 2009 e non ancora superata pienamente». Non va meglio - fanno notare gli artefici dello studio - agli oltre 6 giovani su 10 che, nell'età compresa tra i 18 e i 34 anni, vivono ancora a casa con i genitori. Un altro dato significativo, così come quello che riguarda i giovani compresi nella fascia tra i 24 e i 35 anni. «Colpisce che siano addirittura 1 su 2, rispetto a 1 su 10 di Germania, Regno Unito e Francia».

«Un disagio economico, sociale, amministrativo. È questo quanto ci consegna il focus Censis. Città che perdono qualità, giovani che non trovano occupazione e non riescono ad affrancarsi dalle famiglie. Una crisi - dice Maurizio Gardini presidente di Confcooperative - che ha punto a fondo e relega ancora ampie fette di paese in un cono di difficoltà economica che genera rancore anche se alcune misure di contrasto alla povertà, a partire dal Reddito di Cittadinanza, dovrebbero favorire un miglioramento nel medio periodo». La crisi investe anche i temi della convivenza sociale, determinando talvolta risposte contraddittorie. «È forte il desiderio insoddisfatto di comunità, tanto che a 4 abitanti su 10 delle grandi città piacerebbe abitare in un quartiere dove le persone si conoscono e si frequentano. Ma nello stesso tempo si prova disagio ad avere come vicino uno straniero». Alla domanda come ci si sente ad avere un immigrato come vicino di casa? solo il 22% degli italiani ha risposto di sentirsi totalmente a proprio agio.
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