25 aprile, Mattarella ad Acerra: ​abbraccio con i profughi ucraini

25 aprile, Mattarella ad Acerra: abbraccio con i profughi ucraini
di Pietro Perone
Domenica 24 Aprile 2022, 23:06 - Ultimo agg. 25 Aprile, 18:10
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Acerra città simbolo: qui il presidente Sergio Mattarella abbraccerà «tutti gli altri luoghi che videro l’eroismo, la sofferenza e, troppo spesso, la morte di quanti si sacrificarono per consegnarci un Paese libero e democratico. Nelle carceri e nei lager, a Cefalonia come a Montelungo», ha spiegato l’altro giorno il capo dello Stato in occasione dell’incontro con le associazioni dei combattenti. Nel castello baronale, dove a partire dalle 11 di oggi, si svolgerà la cerimonia del 25 aprile, ci saranno anche alcuni profughi ucraini accolti dalla Caritas diocesana. Testimonianza viva della resistenza del nostro millennio, a duemilacinquecento chilometri di distanza dove un intero popolo si oppone, oggi come ieri, all’invasore. Avvenne così 79 anni fa in questo “paesone” alle porte di Napoli, fagocitato dalla metropoli anche nella narrazione della lotta di Liberazione. Ma l’eccidio di Acerra non fu un’appendice delle “Quattro “Giornate di Napoli” bensì una rivolta autonoma, spontanea, messa in atto da uno sparuto gruppo di studenti e tanti contadini stanchi di ricatti e soprusi.

Una storia dimenticata, non dal presidente che circa un mese fa ha espresso il desiderio personale di trascorrere questo 25 aprile ad Acerra, cogliendo così tutti di sorpresa, a cominciare dal Comune che come ogni anno aveva immaginato una cerimonia di routine con la deposizione della corona di alloro davanti a una stele abbandonata, posta nel 1975 per commemorare gli oltre ottanta caduti, tra cui donne e bambini. Invece questa mattina piazza Soriano, dove sorge il cippo, e il castello baronale saranno il “centro” dell’Italia, occasione per riflettere su quanto è avvenuto e soprattutto su ciò che sta accadendo in Europa, sgombrando anche il campo da polemiche sulla legittimità o meno della resistenza armata degli ucraini. Tema che ha diviso fino all’altro giorno l’Associazione nazionale partigiani e che rischiava di sporcare la “festa” fino a quando il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, non ha chiarito che la battaglia del popolo invaso dalla Russia è autentica Resistenza.

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«Sarebbe difficile in un anno come questo intonare “Bella ciao” senza rivolgere un pensiero agli ucraini che nelle scorse settimane si sono svegliati e hanno “trovato l’invasor”», ha tagliato corto la senatrice a vita, Liliana Segre. Acerra come Bucha, con i cadaveri lasciati putrefare nelle strade fino all’arrivo degli alleati, tumulati a qualche giorno dal massacro grazie all’intervento del vescovo Nicola Capasso, tra i protagonisti della rivolta dell’1 e 2 ottobre del ‘43.

Una pagina drammatica della Resistenza italiana, che nel complesso fu «un’esperienza terribile che sembra dimenticata, in queste settimane, da chi manifesta disinteresse per le sorti e la libertà delle persone, accantonando valori comuni su cui si era faticosamente costruita, negli ultimi decenni, la pacifica convivenza tra i popoli», ha ricordato Mattarella.

Concetti che saranno il filo conduttore del discorso che pronuncerà per chiedere non solo solidarietà incondizionata per i cittadini di Kiev, Odessa o Mariupol, ma l’unità del Paese di fronte alle emergenze sociali e economiche che derivano dal folle conflitto provocato da Putin.

Un 25 aprile diverso, in provincia e non in una grande città. Una giornata densa di significato anche perché Acerra, oltre a essere uno dei luoghi della resistenza italiana, è tra quei luoghi del Mezzogiorno che dallo Stato, fondato sul sacrificio di tanti, ha ottenuto poco o nulla. Lo sviluppo economico è rimasto una promessa degli anni Settanta, mentre da decenni la città detiene il triste primato di essere una delle zone più inquinate d’Italia, tra impianti ad alto impatto e fusti di veleni sotterrati nelle campagne da chi non ha avuto pietà di violentare il territorio in cui è nato. 

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“Acerra non deve morire!” è stata la frase scritta su un foglio di quaderno da Vincenza Maisto, 16 anni, uccisa nel 2022 da un cancro alle ossa che ha eroso il suo giovane corpo e le ha negato il futuro. Drammatico appello di uno dei troppi ragazzi deceduti in questi anni per colpa di malattie neoplastiche che fanno registrare indici più alti che altrove, come testimoniato dall’Istituto superiore della Sanità. Il vescovo, Antonio Di Donna, ha chiesto a Mattarella di dare una mano a un paese “martire” anche della “distruzione del Creato” e che Francesco ha visto dall’alto quando nell’estate del 2104 si è recato a Caserta. A bordo di un elicottero gli fu infatti mostrata quella che viene tristemente definita la “terra dei fuochi”. L’anno dopo, nel maggio 2015, l’enciclica “Laudato sì” interamente dedicata alla difesa dell’ambiente e a cinque anni dal documento il Papa aveva promesso che avrebbe trascorso una giornata ad Acerra, “missione” rinviata solo a causa del Covid.

Nella città con le strade messe a nuovo nottetempo si possono ascoltare mille storie dense di dolore e di lutti, oltre che di sconfitte. Un popolo fiaccato, a cui per vent’anni aveva cercato di dare voce don Antonio Riboldi, il vescovo anti camorra che seppe insegnare il coraggio ai giovani. Passi in avanti e repentini ripiegamenti, come spesso avviene al Sud, si sono però registrati anche sul fronte della lotta alla criminalità, tanto che una delle arterie sistemate alla meglio per l’arrivo del presidente era un cantiere fino a poche ore fa dopo che una ditta appaltatrice è stata colpita da un’interdittiva antimafia.

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