Pensi che siano stati necessari decenni di abbandono per arrivare a questo schifo, invece chiedi e ottieni una risposta disarmante: «La scuola è stata abbandonata cinque anni fa ma è rimasta presidiata per altri due anni da un custode. Fino a tre anni fa questo luogo esisteva ancora, era perfettamente utilizzabile», spiega amara la presidente municipale Anna Cozzino. Per piacere, adesso guardate la foto al centro di questa pagina e pensate che sono bastati 36 mesi per creare questo disastro. Perdonate l'enfasi, ma a noi sembra incredibile, assurdo, inconcepibile. E poi qual è quel padrone di casa così distratto da non accorgersi che gli hanno rubato perfino le pareti del palazzo? Inutile girarci intorno, è il Comune di Napoli, evidentemente troppo impegnato in altre faccende per notare questi dettagli.Il cancello è aperto, basta una spinta per arrivare nel cuore della devastazione. Era una struttura prefabbricata: i piloni di ferro sono resistenti, così come le scale interne. Capisci di essere entrato nei resti di una scuola solo arrivando al primo piano: c'è un'unica parete che ha resistito all'uragano dei trafugatori. Su quel muro ci sono ancora incollati gli appendiabiti per i cappottini, sono sistemati un po' bassini, così per i bimbi è più facile sistemare le cose. Su quella stessa parete c'è, incollato, un lavoretto pasquale: un pulcino disegnato con mano incerta e una scritta dedicata a mamma e papà. Mammamia che tristezza.Tutt'intorno è un tappeto di quaderni, mappe geografiche strappate, vetri in frantumi.
Questa roba ha aggredito la sua piccina che ha due anni e nove mesi ed è costretta a vivere con la mascherina sul volto perché ha gravi problemi respiratori: del resto è nata proprio nei giorni in cui iniziava la devastazione della scuola e ha vissuto ogni giorno della sua vita lì vicino. «Ogni volta che quelli tornano a scassare tutto, questa polvere comincia a volare, entra fin dentro la casa e la bambina non riesce proprio più a respirare. Si sente male. Ecco perché io sto in guardia. Un paio di volte ho fatto a botte con chi voleva entrare qui dentro».Il racconto è farcito da parole forti e tanto dialetto e, credete a chi l'ha ascoltato di persone, è realmente drammatico. Ma chi dovrebbe pensare, almeno, alla bonifica di questo posto? Sappiate che il percorso è lungo perché ogni rifiuto deve essere «caratterizzato» (cioè bisogna capire di cosa si tratta) e poi a seconda della pericolosità va trattato in maniera diversa. Forse se si iniziasse oggi, entro l'estate quella roba velenosa potrebbe essere rimossa, ma bisognerebbe iniziare oggi. Il Comune dovrebbe far partire in questo momento le pratiche...
«Esattamente un anno fa abbiamo lanciato l'allarme all'assessorato al Patrimonio - spiega Anna Cozzino - abbiamo identificato almeno dieci grandi strutture di proprietà comunale che versano in abbandono e degrado. Abbiamo chiesto interventi di messa in sicurezza immediata e poi un progetto: se il Comune non riesce a gestirli può pensare di dismetterli o di affidarli in gestione». Scusi presidente, ma che risposta vi ha dato il Comune? «È un anno che aspettiamo, una risposta non è ancora arrivata»
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