«'A Pizza» sfida i pizzaioli napoletani: «Surgelata meglio che da asporto»

«'A Pizza» sfida i pizzaioli napoletani: «Surgelata meglio che da asporto»
di Delia Paciello
Lunedì 6 Novembre 2017, 19:47
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La pizza a Napoli è una cosa sacra. E quando si parla di pizze surgelate, un napoletano non può che storcere il naso. Eppure la nuova scommessa partenopea è quella di riuscire a produrre una pizza che rispecchi tutti i canoni della vera pizza napoletana, ma che sia disponibile in qualsiasi parte del mondo, in qualsiasi momento, pronta in pochi minuti già nelle proprie case senza alterarne il sapore. Servita calda, cosa che spesso non avviene con le consegne a domicilio in città. Come? Proprio surgelandola. Niente a che vedere però con le pizze industriali acquistabili nel banco surgelati del supermercato. «'A Pizza» è una pizza artigianale, realizzata da un vero pizzaiolo, proprio come in pizzeria. Con ingredienti selezionati e cotta in forno a legna, che passa poi dal forno al freezer in pochi minuti tramite uno speciale dispositivo che sfrutta la criogenesi, «addormentando» sapori e profumi. Una volta surgelata, la pizza è pronta per viaggiare in tutta Italia grazie a dei luxury box refrigerati. Consegna in 24 ore, presto disponibile anche all’estero.

Bastano otto minuti per scongelarla in un qualsiasi forno elettrico e assaporarla come appena uscita dalla pizzeria napoletana. La differenza è impercettibile, provare per credere. Ed è per questo che i due imprenditori napoletani, Guido Freda e Maurizio Ramirez, che hanno ideato A’ Pizza assicurandosi il brevetto, sono pronti a ricevere senza remore i più curiosi assaggiatori nella loro azienda, o meglio nel loro «pizzificio», come amano definirlo (una semplice pizzeria un po’ più grande del solito). «Il nostro prodotto conserva tutti i sapori e i profumi della pizza appena sfornata – spiega Maurizio -  Siamo attenti ad ogni dettaglio, non ci sono conservanti, solo metodi semplici ma efficaci. Ci aggiorniamo continuamente: sono oltre due anni che studiamo, e ci siamo migliorati tanto in questo periodo. Anche  il sottovuoto, che inizialmente adottavamo per conservare la nostra pizza, è stato nel tempo sostituito da altri metodi che permettono di non alterare neanche la consistenza del cornicione. Siamo sicuri di offrire un prodotto di buona qualità difficilmente distinguibile dalla stessa pizza appena sfornata, prima del surgelamento».

La vera pizza napoletana tuttavia non è riproducibile in nessuna parte del mondo: un napoletano in viaggio riconoscerebbe subito la differenza. Non basta seguire tutte le regole per ottenere la vera pizza napoletana. Gli ingredienti, ma anche l’acqua e secondo alcuni finanche l’aria e il grado di umidità delle nostre terre nascondono il vero segreto di un buon impasto: solo chi l’ha provata può capirlo. È una vera e propria magia, e chi viene in città non esita a provare, restando estasiato da quel sapore unico. «La nostra idea è quella di produrre nella nostra città utilizzando solo prodotti a kilometro zero per garantire il sapore e la tradizione della vera pizza napoletana», spiega Guido, esperto anche di marketing. «Produrre per intero qui e portare poi il prodotto finito in tutto il mondo, mantenendolo  inalterato. Ci rivolgiamo soprattutto al mercato domestico estero e italiano in generale, ma anche a quello della pizza d’asporto: una valida alternativa al porta pizza di quartiere che viaggia in motorino con la pizza nel cartone, che non solo avrà assorbito smog e fumi, ma spesso inevitabilmente arriva a tavola fredda. A’Pizza può essere la soluzione».
 


Disponibile in diverse varianti, ha però suscitato l’attenzione dei vari esponenti dell’Avpn ( associazione vera pizza napoletana) accendendo il dibattito: non si può pretendere di congelare la pizza e continuare a chiamarla vera pizza napoletana. Il disciplinare Stg (Specialità Tradizionale Garantita) della pizza napoletana, all’articolo 6 stabilisce che la pizza napoletana «non può essere congelata o surgelata per una successiva vendita». Ma la risposta dei due imprenditori napoletani è chiara: «Il disciplinare in questione appartiene al marchio Avpn, che è un’associazione che racchiude tutti i Maestri nel settore dell’Arte Bianca. Noi non facciamo parte dell’associazione, ma rispettiamo in toto le indicazioni di artigianalità e qualità. Non vedo perché non dovremmo chiamarla vera pizza napoletana».

E soprattutto lanciano una nuova sfida: «Noi produciamo anche la pizza per celiaci, cosa difficile da realizzare in una pizzeria che lavora al momento e che ha un solo forno: le polveri di farina volano, il rischio di contaminazione è sempre presente, e non dimentichiamo che in alcuni casi si rischia la vita», ricorda Guido. Ma continua: «A Napoli solo un paio di pizzerie sono in grado di rispettare tutte le norme, utilizzando sia forni che ambienti per la preparazione diversi. Per tutti gli altri la soluzione potrebbe essere offrire anche ai clienti in pizzeria la nostra pizza: basta un semplice fornetto elettrico per riscaldare la nostra pizza in un ambiente lontano dalle polveri della normale farina, per servire una pizza per celiaci di qualità e sicura da qualsiasi rischio».

Chissà cosa direbbe Pulcinella davanti alla novità che unisce la tradizione tutta napoletana e la nuova tecnologia. Ma ora con A’Pizza, anche chi non può sedersi in una pizzeria con vista Vesuvio, a quanto pare può almeno assaporare il sapori della nostra terra gustando una bella pizza.
 

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