Abusi, condoni e voti: cemento sul Vesuvio ma arrivano le ruspe

Sono 121 i manufatti irregolari individuati: 77 già abbattuti

Una panoramica del Vesuvio con le migliaia di case tutt'intorno
Una panoramica del Vesuvio con le migliaia di case tutt'intorno
di Dario Sautto
Martedì 29 Novembre 2022, 11:00
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Il colpo d'occhio dal mare è notevole: migliaia di abitazioni, palazzoni, villette che salgono via via lungo tutto l'arco del vulcano più famoso al mondo. Quelle costruzioni, spesso spuntate senza alcuna regola, rappresentano i centri abitati con la densità di popolazione tra le più alte d'Europa e al mondo, ma anche una vera e propria emergenza: senza piani di sicurezza in caso di eruzione e con vie di fuga inadeguate. Sempre più rade, le case arrivano quasi a lambire il Gran Cono, in un abusivismo sfrenato che tra gli anni 80 e 90 ha rappresentato un vero e proprio bacino di voti, con l'eterna promessa di condoni che ancora oggi genera consenso elettorale. 

Il Vesuvio, terra affascinante e feconda, che regala scorci mozzafiato, che dal fuoco dà vita, oggi più che mai è al centro dell'attenzione. Tante le similitudini con Ischia: terreno vulcanico, sempre in movimento e case ovunque. Una zona ad alto rischio sismico, negli ultimi anni flagellata dagli incendi che hanno minato l'instabile equilibrio naturale aggravando il dissesto idrogeologico, causato dall'incuria e dal mattone selvaggio. Da settimane uno dei sentieri al Gran Cono non è più percorribile a causa di una frana. Tredici Comuni ricadono nel territorio del Parco Nazionale del Vesuvio, i cui confini sono stati ridisegnati negli ultimi anni, allargando la «zona rossa» più giù verso le falde del vulcano. Ma l'emergenza abusivismo è ancora presente. «Nel corso degli anni le nuove costruzioni sono calate e gli abusi edilizi ormai sono ridotti» assicura Agostino Casillo, commissario straordinario dell'Ente Parco del Vesuvio.

Non ci sono più nuovi ecomostri, ma l'emergenza Vesuvio è raccontata dai numeri: negli ultimi anni sono 121 i manufatti irregolari individuati nell'area del Parco, 77 dei quali sono stati già abbattuti, con una sensibile crescita delle autodemolizioni che permettono ai proprietari un notevole risparmio delle spese. 

Restano ancora scheletri di vecchi edifici mai completati, ma anche case: altri 44 edifici andranno abbattuti di qui ai prossimi anni per rendere libera e sicura la «zona rossa» del Vesuvio. «Questo anche grazie al protocollo che il Parco ha siglato con le Procure di Napoli, Nola e Torre Annunziata e Procura Generale, che ci hanno permesso di rendere più omogenee le procedure, nelle quali ovviamente entrano in gioco anche i Comuni» aggiunge Casillo. Per ben 28 strutture abusive sono stati già chiesti i finanziamenti alla Cassa Depositi e Prestiti per eseguire gli abbattimenti: cinque sono state oggetto di autodemolizioni, altre 9 ricadono tra Torre del Greco, Boscotrecase, Trecase e Boscoreale e sono già destinatarie di fondi stanziati per le demolizioni, tre di queste sono villette abitate. 

La demolizione resta l'unico strumento preventivo e repressivo dell'abusivismo, visto che il reato si prescrive in quattro anni e prevede in gran parte condanne a contravvenzioni. Solo il 10% degli abusi edilizi arriva a sentenza: significa che l'altro 90% non prevede una demolizione giudiziaria, ma passa per l'impegno di Comuni che raramente demoliscono per non appesantire le casse comunali con prestiti per i quali non saranno mai recuperati i danni, ma anche perché sui mancati abbattimenti si crea consenso elettorale. «Scontiamo un passato dove in nome di un condono presente o futuro si è costruito troppo - dice Ciro Buonajuto, sindaco di Ercolano e vicepresidente nazionale Anci - spesso male e indiscriminatamente. I sindaci sono pronti ad assumersi le proprie responsabilità, come sempre, ma non possiamo essere lasciati soli e senza risorse. Nella zona rossa la metà della popolazione vive in un immobile che presenta almeno un abuso. Bisogna recuperare gli immobili, dove ci sono le condizioni, ma allo stesso tempo abbattere senza indugio le opere realizzate su zone vincolate, demaniali o per scopo di lucro».

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Nella fascia che ricade immediatamente sotto la zona rossa la pratiche di condono hanno numeri elevati. Migliaia di richieste, sospese da anni, forse decenni, sono in attesa di una risposta che non arriverà mai. Come ad Ercolano, dove sono 6500 le pratiche di condono in sospeso, di cui circa mille per piccoli e grandi abusi edilizi ricadono a ridosso e all'interno della «zona rossa» del Vesuvio. Ma numeri simili sono presenti ovunque nei Comuni che circondano il vulcano. Con un'unica certezza: le costruzioni abusive prima devastano il territorio, poi lo rendono più fragile, infine lo violentano perché quei cantieri irregolari smaltiscono illegalmente anche i rifiuti

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