Sorelle sfregiate con l'acido a Napoli, la zia di 22 anni si costituisce in questura: «Sono stata io»

Sorelle sfregiate con l'acido a Napoli, la zia di 22 anni si costituisce in questura: «Sono stata io»
di Leandro Del Gaudio
Martedì 31 Maggio 2022, 23:00 - Ultimo agg. 1 Giugno, 21:21
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Una brutta vicenda familiare. Tensioni antiche, su una vecchia storia di abusi sessuali. Un clima che diventa velenoso e che dai social passa alla vita vera. Dalla finzione su facebook alla peggiore cronaca cittadina. C’è tutto questo nelle indagini legate al ferimento di due sorelle, a colpi di acido, mentre rincasavano domenica notte nei pressi di corso Amedeo di Savoia. 

Una vicenda che ieri pomeriggio ha fatto registrare un primo passo in avanti sotto il profilo investigativo: in Questura si è presentata una donna, è una zia della due ragazze. Si chiama Francesca, ha 22 anni.

Ieri in Questura era assieme al proprio avvocato di fiducia. È stata sottoposta a un interrogatorio ed è sotto accusa come concorrente del raid a colpi di acido contro le due sorelle della Sanità. Un’azione che va inserita in un contesto velenoso. Domenica notte, le due sorelle sono state sfregiate dal lancio di una bottiglia di acido. Ustionate al viso e alle braccia, da parte di chi voleva marchiare in modo indelebile il corpo della 27enne (vittima designata), finendo col colpire anche la sorella minorenne. Acido e vendette, dunque. Al lavoro il pm Giulia D’Alessandro, magistrato specializzato nei reati contro le fasce deboli, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Raffaello Falcone. Chiara la pista dei pm, che ipotizzano l’accusa di «deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso», reato che prevede una condanna da otto a quattordici anni di reclusione. Inchiesta entrata decisamente nel vivo, anche alla luce di un altro episodio che è emerso nelle ultime ore: c’è un retroscena che ha insospettito gli inquirenti e che potrebbe essere ricondotto ai veleni di un sistema familiare in senso allargato. È la notte tra il 10 e l’undici maggio, quando vengono appiccate le fiamme all’auto della 27enne - una Smart -, che viene completamente distrutta. E non è tutto. A leggere le chat del profilo facebook della vittima, le acque erano agitate da tempo. Al punto tale da spingere la più grande delle due ragazze sfregiate dall’acido a rimarcare più volte la correttezza della propria condotta, nel tentativo di mettere a tacere il prossimo e di porsi al riparo da non meglio specificate insinuazioni. 

Sono diversi i nomi su cui sono in corso le indagini, anche alla luce del carattere composito del branco entrato in azione domenica scorsa. Sembra confermato che in corso Amedeo Di Savoia, ad agire ci fossero tre donne, spalleggiate da alcuni uomini. Un’azione organizzata nel tempo, probabilmente segnata dal desiderio di emancipazione della vittima, che ora attende la replica sotto il profilo investigativo. Al lavoro gli uomini della Mobile, sotto il coordinamento del primo dirigente Alfredo Fabbrocini, si scava su messaggi e telefonate che hanno raggiunto negli ultimi giorni l’utenza telefonica della 27enne. Poi sul lavoro di squadra che sta alle spalle del gesto di odio consumato domenica notte. Chiaro il messaggio, alla luce dell’escalation di episodi, messaggi e raid consumati nel giro di un mese: il viso sfregiato per sempre, come monito a compiere qualsiasi cambio di passo, qualsiasi decisione all’insegna del riscatto e dell’indipendenza, come donna e come madre. 

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Ieri pomeriggio una donna in Questura, dunque: nei suoi confronti potrebbe scattare un fermo di pm. È caccia ai complici. Pochi i riscontri emersi dalle telecamere, anche alla luce del fatto che gli aggressori (tutti in sella ai rispettivi scooter) si sono dileguati tra i vicoli della Sanità. Non lontano dall’abitazione in cui erano attese le due ragazze rimaste sfregiate. 

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