Acqua della Madonna a Castellammare, lo spreco delle sorgenti termali vietati

Acqua della Madonna a Castellammare, lo spreco delle sorgenti termali vietati
di Fiorangela d'Amora
Giovedì 4 Agosto 2022, 08:00
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Le analisi bocciano l'Acqua della Madonna e l'Acidula: chiuse di nuovo le fontane in quella che un tempo era conosciuta come città delle acque. La Castellammare termale con le sue sorgenti curative e le 28 diverse, preziose acque da imbottigliare è solo un lontano ricordo. Solo due, l'Acqua della Madonna e l'Acidula, erano tornate fruibili dopo lunghi lavori alle condutture, voluti dall'ultima amministrazione comunale. Le stesse che in queste ore sono state chiuse per gli identici problemi che si riscontravano prima delle opere, costate 113mila euro. L'acqua dalle fontane che si trovano tra gli chalet e da quelle che affacciano a mare continua a scorrere, ma le transenne inibiscono il passaggio. «Divieto di prelievo delle acque», indica il cartello apposto dai vigili e sono tanti i cittadini che si fermano perplessi. Qualcuno torna indietro con le bottiglie vuote, altri provano a prelevare lo stesso. Tra gli stabiesi e l'acqua non ci sono transenne che tengano: «Magari hanno chiuso prima delle analisi, è buona, provate», cerca di superare la delusione un anziano. Ma le analisi parlano chiaro: c'è un eccesso di nichel e di metalli pesanti. I commissari prefettizi da alcuni mesi al governo della città dovranno farsi carico di accertare come mai, e cercare le soluzioni. 

Di acque inutilizzate, d'altronde, Castellammare ne ha tantissime. «È incredibile - dice Fabio Todisco, geologo specializzato in idrogeologia - che la nostra acqua che arriva dal Faito non venga immessa nell'impianto idrico cittadino.

Parliamo di milioni di metri cubi che finiscono in mare come nel naturale ciclo delle acque, ma che potrebbero essere gestite diversamente». Todisco è nel Comitato sorto da qualche tempo in difesa delle Terme, da decenni abbandonate, e delle sorgenti curative «per le quali non è mai stato realizzato uno studio idrogeologico serio», spiega il geologo: «Mai si è pensato di capire se il percorso delle acque tra le rocce è cambiato, e quanto questo abbia impattato sulle loro caratteristiche». Tutte le acque che oggi finiscono in mare, direttamente dal sottosuolo o attraverso i bocchettoni che si vedono dal porto fino a Pozzano, arrivano dalla stessa falda acquifera, che scende nelle rocce dei Monti Lattari a diverse profondità: percorsi tutti diversi quante sono le fonti che «potrebbero fare la fortuna di questa città, unica a non riuscire a creare economia attraverso un patrimonio naturale così ricco». È questo il pensiero del Comitato che questa mattina sarà ricevuto dalla commissione straordinaria che dopo lo scioglimento per infiltrazioni camorristiche guida il Comune. «La Regione avrebbe l'obbligo legale di tutelare e manutenere le acque - precisa Todisco - trovo incredibile che una fonte come la Visanola, ad esempio, che sgorga sotto le macerie di un palazzo, venga lasciata libera e non si cerchi di convogliarla. È una fonte di cui le istituzioni non hanno nemmeno notizia, e parliamo di 80 milioni di litri al secondo». 

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Ogni giorno nel porto di Castellammare una nave cisterna raccoglie da un bocchettone l'acqua sorgiva che all'alba viene portata alle isole Eolie. È l'unico esempio di utilizzo, che potrebbe moltiplicarsi a favore di altre aree in difficoltà, in questa fase di terribile crisi idrica, ma anche rendere l'acquedotto stabiese autonomo. «L'amministrazione pubblica - conclude Todisco - si faccia carico della gestione di queste acque. Possibile che in Comune non ci sia neanche un ufficio o un assessorato dedicato?». 

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