Le analisi bocciano l'Acqua della Madonna e l'Acidula: chiuse di nuovo le fontane in quella che un tempo era conosciuta come città delle acque. La Castellammare termale con le sue sorgenti curative e le 28 diverse, preziose acque da imbottigliare è solo un lontano ricordo. Solo due, l'Acqua della Madonna e l'Acidula, erano tornate fruibili dopo lunghi lavori alle condutture, voluti dall'ultima amministrazione comunale. Le stesse che in queste ore sono state chiuse per gli identici problemi che si riscontravano prima delle opere, costate 113mila euro. L'acqua dalle fontane che si trovano tra gli chalet e da quelle che affacciano a mare continua a scorrere, ma le transenne inibiscono il passaggio. «Divieto di prelievo delle acque», indica il cartello apposto dai vigili e sono tanti i cittadini che si fermano perplessi. Qualcuno torna indietro con le bottiglie vuote, altri provano a prelevare lo stesso. Tra gli stabiesi e l'acqua non ci sono transenne che tengano: «Magari hanno chiuso prima delle analisi, è buona, provate», cerca di superare la delusione un anziano. Ma le analisi parlano chiaro: c'è un eccesso di nichel e di metalli pesanti. I commissari prefettizi da alcuni mesi al governo della città dovranno farsi carico di accertare come mai, e cercare le soluzioni.
Di acque inutilizzate, d'altronde, Castellammare ne ha tantissime. «È incredibile - dice Fabio Todisco, geologo specializzato in idrogeologia - che la nostra acqua che arriva dal Faito non venga immessa nell'impianto idrico cittadino.
Ogni giorno nel porto di Castellammare una nave cisterna raccoglie da un bocchettone l'acqua sorgiva che all'alba viene portata alle isole Eolie. È l'unico esempio di utilizzo, che potrebbe moltiplicarsi a favore di altre aree in difficoltà, in questa fase di terribile crisi idrica, ma anche rendere l'acquedotto stabiese autonomo. «L'amministrazione pubblica - conclude Todisco - si faccia carico della gestione di queste acque. Possibile che in Comune non ci sia neanche un ufficio o un assessorato dedicato?».