Afghanistan, a Napoli altri 40 afghani ma c'è un positivo tra i profughi: «Noi, in ansia per Kabul»

Afghanistan, a Napoli altri 40 afghani ma c'è un positivo tra i profughi: «Noi, in ansia per Kabul»
di Valentino Di Giacomo
Venerdì 27 Agosto 2021, 08:30 - Ultimo agg. 28 Agosto, 07:18
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Uno degli 87 afghani arrivati martedì pomeriggio al Covid residence di Ponticelli è stato trovato positivo al Coronavirus. Il paziente al momento non presenta sintomi ed è stato posto in isolamento mentre tutti gli altri profughi sono stati messi in quarantena così come è previsto dalle norme anti-Covid. Ieri sera, intanto, sono giunti nella struttura adiacente l'ospedale del Mare anche altri 40 profughi provenienti dall'Afghanistan e sono stati tutti sottoposti a tampone. L'Unità di Crisi della Regione Campania è riuscita a scovare il profugo positivo proprio grazie ai tamponi molecolari effettuati al momento dell'ingresso nella struttura di Ponticelli. All'aeroporto di Roma, infatti, prima del trasferimento in bus verso Napoli, i profughi erano stati sottoposti solo ai test antigenici e tutti avevano dato esito negativo. All'emergenza umanitaria, dovuta all'evacuazione da Kabul di chi cerca di scappare dal regime dei talebani, si teme possa ora aggiungersi anche quella sanitaria: gli afghani sono stati per molte ore a contatto tra loro durante i vari trasferimenti in aereo e sugli autobus dell'esercito italiano. Si spera quindi non emergano altri contagiati nelle prossime ore provocando un cluster all'interno della struttura di Ponticelli. A tutti era stato comunque prescritto di indossare le mascherine e poi dotati di gel sanificanti per le mani. Per sincerarsi che nessun altro degli ospiti possa aver contratto il virus, gli 87 afghani saranno nuovamente sottoposti a tampone anche oggi. La macchina organizzativa messa in moto dall'Asl Napoli 1 guidata da Ciro Verdoliva non ha lasciato nulla al caso e si vuole intervenire con ogni mezzo per scongiurare il propagarsi del virus.

Nelle prossime ore i cittadini afghani che vorranno farlo - e per ora sono la maggioranza a richiederlo - dovrebbero sottoporsi anche alla prima somministrazione vaccinale. L'unico altro caso che ha reso necessarie misure aggiuntive per il personale del Covid residence ha riguardato un altro degli afghani per il quale è stato disposto il ricovero a causa di un forte stato d'ansia e di una frattura al ginocchio. Per tutti gli altri solo tante coccole da parte degli infermieri guidati da Giuseppe Bianco che, insieme alla Protezione Civile, alle associazioni di volontariato e alla Caritas, hanno provveduto a raccogliere e far pervenire indumenti, scarpe, abbigliamento intimo, giocattoli per i bambini e generi di prima necessità. È stato inoltre organizzato un servizio lavanderia.

Al termine della quarantena sarà prevista per gli ospiti la possibilità di usufruire di un parrucchiere e di un barbiere. Gli afghani saranno accuditi così come fino a solo poche settimane fa lo erano i turisti che necessitavano di essere messi in isolamento all'interno della struttura di Ponticelli. Per tutti saranno messi a disposizione interpreti e mediatori culturali per dare un supporto psicologico, ma anche legale per iniziare ad assisterli nella preparazione delle inevitabili richieste d'asilo che giungeranno. 

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Se c'è un po' d'ansia da parte dei profughi di essere rimasti contagiati per aver viaggiato con il loro concittadino trovato positivo al virus, non da meno i pensieri degli ospiti del Covid residence è rivolto ai propri connazionali rimasti in Afghanistan. Ieri, quando sono giunti a Ponticelli le altre 40 persone ospitate nella struttura, le loro facce erano un misto di felicità e preoccupazione. Le notizie degli spari e degli attentati all'aeroporto di Kabul sono giunte anche al Covid residence e in tanti hanno lasciato amici e familiari proprio all'esterno dello scalo della capitale afghana in attesa di un volo che li portasse in Europa lontano dal regime istituito dai talebani. Grazie al servizio wi-fi di cui è dotata la struttura di Ponticelli, i profughi hanno provato a mettersi in contatto con i propri congiunti rimasti a Kabul e ad Herat. Il compito più gravoso per il personale del Covid residence ieri è stato infatti di riuscire a tranquillizzare le 127 persone ospitate e provare a far allontanare tutti i cattivi pensieri.

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