Poliziotto ucciso a Napoli da quattro rapinatori rom, il pm: «È omicidio volontario»

Poliziotto ucciso a Napoli da quattro rapinatori rom, il pm: «È omicidio volontario»
di Leandro Del Gaudio
Martedì 28 Aprile 2020, 09:00
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Una sterzata killer, una sfida mortale. Con un obiettivo criminale: speronare l'auto della polizia, farla carambolare lontano, per poi riprendere la fuga. Una manovra del volante a sinistra - come in un videogioco impazzito nella notte della quarantena napoletana, quasi a farsi beffa del lavoro di chi indossa la divisa -, di chi rappresenta lo Stato in piena era Covid. È così che hanno ucciso il poliziotto Pasquale Apicella, agente scelto alla guida di un'auto intervenuta per bloccare quattro rapinatori. Ucciso mentre indossava la divisa, mentre era al lavoro, mentre provava a bloccare la fuga di rapinatori che avrebbero potuto colpire a morte altri cittadini inermi in una carambola impazzita. Una morte che ha commosso il paese, tanto che ieri mattina Pasquale «Lino» Apicella ha incassato messaggi di cordoglio solenni da parte delle più alte cariche dello Stato, dal presidente della Repubblica Sergio Matarella, che si è detto «addolorato per l'accaduto», al presidente del Senato Elisabetta Casellati, ma anche del capo della Polizia Franco Gabrielli, che ha espresso «profonda tristezza» per quanto avvenuto a Napoli. Si è detto «profondamente addolorato» il questore di Napoli Alessandro Giuliano, che commenta così: «È un dolore immenso per tutti noi, la polizia di Napoli è accanto alla famiglia del collega». Solidarietà e cordoglio anche da parte del sindaco Luigi De Magistris e del presidente della regione Campania Vincenzo De Luca.
 

 

Notte di razzia, di gesti ordinari e coraggiosi, di violenza e di lutto. Buio pesto in via Calata Capodichino, due auto al fotofinish, l'una contro l'altra: la pantera della polizia, intervenuta per dare man forte ai colleghi; e una Audi usata da quattro rapinatori che hanno da poco razziato una banca nella zona, dopo aver messo a segno un altro colpo simile a Casoria. Non è stato un incidente, ma un omicidio. Rivediamo il finale: il malvivente alla guida sta scappando, ha davanti a sé un'auto della polizia a mo' di posto di blocco, ma non arresta la corsa. Potrebbe scappare a destra, ma decide di provare lo speronamento a sinistra, invadendo la corsia opposta, per sbattere lontano i poliziotti e impedirne una rincorsa nella notte. È la sterzata fatale, quanto basta ad uccidere un agente scelto che da un anno era ritornato nella sua Napoli, per coronare il sogno di fare il poliziotto nelle strade, al servizio dei suoi concittadini. Sposato, padre di due bambini piccoli, legatissimo alla sua famiglia. Non ha scampo Pasquale Apicella, nulla ha potuto l'airbag, né la rapidità dei suoi riflessi. È andata meglio al collega, l'agente Salvatore Colucci, che subisce lesioni non gravi.
 

Immediato l'arrivo dei rinforzi, che chiudono il cerchio in poche ore: vengono arrestati e condotti in ospedale i primi due malviventi (quello alla guida e un complice che era in auto: Fabricio Hadzovic nato in Bosnia Erzegovina il 10 maggio del 1980 e Admir Hadzovic nato a Mugnano il 16 gennaio del 1993; mentre un terzo complice riesce a scappare e a fare ritorno nell'accampamento rom di Giugliano, assieme al quarto uomo, che aveva fatto da palo. Poi il blitz nella baraccopoli di Giugliano: in cella Igor Adzovic, nato a Caserta il 30 maggio del 1981 e Renato Adzovic, nato a Mugnano il 29 aprile del 1997. Nervi saldi da parte degli uomini agli ordini del capo della mobile, il primo dirigente Alfredo Fabbrocini, decisivo anche il lavoro degli agenti del commissariato di Giugliano e di Secondigliano. Omicidio volontario, lesioni personali, furto, rapina e ricettazione, sono le accuse del pm Cristina Curatoli e dell'aggiunto Rosa Volpe. Quattro specialisti del settore, stesso cognome, stessa carriera. Impuniti. Come dimostra la cronaca della nottata che ha stroncato la vita dell'agente scelto Apicella. Tutto inizia a Casoria, dove hanno rubato un'Audi per consumare una spaccata. Puntavano al bancomat, ma non ci riescono. Un colpo fallito, che non va a termine, che spinge i quattro malviventi a provare un nuovo assalto, questa volta al centro di Napoli. Da Casoria a Casavatore, dove viene rubata una targa che serve a mascherare quella dell'Audi usata, nel tentativo di eludere sistemi di videosorveglianza. Poi, in pochi minuti arrivano in via Abate Minichini, non lontano da Calata Capodichino. Stessa tecnica, stesso fallimento. Questa volta se la prendono con un totem per il pagamento degli F24, zeppo di carte, ma privo di soldi. Fatto sta che nel frattempo è scattato l'allarme, la polizia è già sulle loro tracce. I quattro balordi hanno gli agenti alle spalle, quando davanti ai loro occhi si materializza un'altra «pantera». Sanno di non avere chance, chi è alla guida decide di provare il tutto per tutto. Finge di rallentare, poi il colpo di gas sull'acceleratore, quella maledetta sterzata che uccide un uomo in divisa che aveva chiesto di fare ritorno a Napoli, per assicurare - si legge su facebook - «più libertà ai suoi concittadini».

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