Poliziotto ucciso a Napoli, il pm: «Sfida a 200 all'ora per evitare la cattura»

Poliziotto ucciso a Napoli, il pm: «Sfida a 200 all'ora per evitare la cattura»
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 29 Aprile 2020, 09:00
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Non hanno frenato, quando potevano arrestare la loro corsa. Non hanno deviato dalla parte opposta, quando potevano rendere meno grave l'impatto. Detto con la prosa giuridica: «Hanno accettato il rischio di uccidere uno o più agenti», sapendo bene a cosa andavano incontro, pur di riuscire a ritrovare la via di fuga. Non ci sono dubbi per la Procura di Napoli, che questa mattina chiederà al gip la convalida dei fermi e degli arresti in flagranza per l'accusa più grave: l'omicidio volontario (con il dolo eventuale) da parte di chi ha fatto di tutto per opporsi agli arresti, ha resistito all'alt polizia, prima di ingaggiare una sorta di sfida. Come giocare a dadi con la vita: o la va o la spacca. Questa mattina ore nove, carcere di Poggioreale, quattro detenuti connessi con il gip. Il più gravato è Fabricio Hadzovic (classe 1980, nato in Bosnia Erzegovina), che era alla guida dell'auto killer. Difeso dalla penalista Raffaella Pennacchio, due giorni fa ha provato a difendersi dall'accusa di aver volutamente messo in atto una manovra killer: «Non volevo uccidere, era meglio se morivo io al posto di quell'agente, andavo quasi a duecento all'ora, volevo solo scappare, sono finito nell'altra carreggiata, non ho fatto in tempo a frenare». Stessa versione fornita dagli altri due passeggeri dell'auto (difesi dagli avvocati Pennacchio e Giulia Manna), e dal quarto uomo (il presunto palo, che non era in auto e che risulta meno gravato), che ammettono rapine, furti e ricettazioni, ma si difendono dall'accusa di omicidio.
 

 

Inchiesta condotta dal pm Cristina Curatoli, che ha svolto gli interrogatori dei quattro indagati accanto ai procuratori aggiunti Nunzio Fragliasso e Rosa Volpe, per fornire una risposta immediata alla morte di un poliziotto in servizio. Lunedì notte, via Calata Capodichino, l'agente scelto Pasquale Apicella viene speronato da un'auto rubata poche ore prima, a bordo della quale viaggiavano tre dei quattro rapinatori protagonisti di una notte di violenza pura. Oltre a Fabricio Haszovic, c'erano Admir, Igor e Renato Hszovic, tutti parenti, tutti residenti nel campo rom di Giugliano. Interrogati dagli uomini della Mobile (agli ordine del primo dirigente Alfredo Fabbrocini), hanno raccontato com'era nata l'idea di andare a fare il giro di banche. In sintesi, si erano incontrati di notte nel «campo» (parliamo della baraccopoli di Giugliano), hanno usato una prima auto per andare a fare una spaccata a Casoria, per poi montare sulla Audi usata per la seconda «spaccata» in una banca in zona San Carlo all'Arena, dopo aver punzonato e cambiato le targhe (rubate a Casavatore). Una nottata di violenza, interrotta all'esterno della filiale Credite Agricole, in via Abate Minichini, con l'arrivo delle auto della polizia. Dicono ancora gli indagati: «Abbiamo avuto paura, non volevamo finire agli arresti, siamo scappati, ma non volevamo uccidere». Decisivo a questo punto quanto emergerà da una perizia sulla velocità dell'auto killer, sull'azionamento dei freni, ma anche su quanto emergerà da eventuali immagini ricavate dal circuito di videosorveglianza in zona. Intanto, si attendono gli esiti dell'autopsia sul corpo dell'agente ucciso, mentre due giorni fa ha avuto inizio una gara di solidarietà in favore della famiglia di Pasquale Apicella. Trentasette anni, sposato e padre di due figli, viveva a Marano e credeva nei valori di giustizia e solidarietà. Aveva chiesto di passare dal commissariato di Scampia a quello di Secondigliano, pur di specializzarsi nel lavoro sulle volanti, nelle indagini e nel settore della «giudiziaria». Sempre al servizio dei cittadini, felice della famiglia e della divisa che indossava.
 

Ed è proprio per sostenere un nucleo familiare colpito da un lutto tanto precoce, che ieri in Questura si è registrata una gara di solidarietà, per effettuare eventuali donazioni in favore della famiglia di Pasquale Apicella, con tanti di Iban del conto corrente Deutsche Banck intestato alla vedova (la signora Giuliana Ghidotti è IT43C0310439950000000823930).
Una nota interna e non un comunicato ufficiale, finalizzata a rispondere alle richieste di tanti colleghi che intendono fornire un supporto alla famiglia del collega ucciso. 

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