Aggressioni in ospedale e violenze agli infermieri: «Basta, ci vuole l'Esercito»

L'appello di De Palma, presidente nazionale del Nursing Up

Ospedale
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Venerdì 31 Marzo 2023, 11:57 - Ultimo agg. 12:28
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Sempre più infermieri vengono aggrediti durante il loro orario di lavoro. «In Campania situazione allarmante,una violenza ogni tre giornì».

Già 26 aggressioni dall'inizio dell'anno tra le Asl Napoli 1 e 2, 68 gli episodi denunciati nel 2022 solo negli ospedali del capoluogo partenopeo. Una situazione «molto pericolosa» per gli operatori sanitari, con una violenza consumata in media ogni tre giorni ma, al momento, solo al Vecchio Pellegrini e all'Ospedale del Mare «in questo caso da pochissimi giorni risulta la presenza fissa delle forze dell'ordine».

Parla di allarme in Campania il Nursing Up, sindacato che rappresenta gli infermieri.

«La Campania, la prima regione in Italia per numero di aggressioni drammaticamente consumate ai danni degli operatori sanitari - sostiene Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up, risulta, almeno per il momento, completamente abbandonata a se stessa. Un professionista della sanità, ogni tre giorni, in Campania, per la maggior parte infermieri, subisce una violenza fisica o psicologica. Il piano del Ministero degli Interni, avviato a metà gennaio, che ha previsto l'attivazione di 51 nuovi presidi di pubblica sicurezza da nord a sud, al momento» - sostiene il Nursing Up - «esclude la maggior parte degli ospedali di uno dei territori più martoriati dalle violenze contro gli infermieri e gli altri professionisti del comparto.

La realtà rimane preoccupante».

Tra gli episodi citati, l'ultimo in ordine di tempo in una clinica di Acerra, con un'aggressione furiosa solo legata a presunti lunghi tempi d'attesa.

Riportando la proposta lanciata da «Nessuno tocchi Ippocrate», dal gruppo Facebook che denuncia le aggressioni agli operatori sanitari, De Palma chiede: «c'è allora davvero bisogno dell'esercito? Se il rischio è di avere ancora presidi sanitari sguarniti di forze dell'ordine, allora pensiamo anche noi di sì». 

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