In particolare, le indagini hanno consentito di accertare che Mele Vincenzo, quale reggente del clan Mele, operante nel quartiere urbano di Pianura, decretava l’omicidio del Bellofiore poiché appartenente all’avversa organizzazione camorristica fondata dal capostipite Marfella Giuseppe, in modo da conclamare la supremazia del clan Mele sul sodalizio camorristico denominato clan Marfella, attraverso l’ennesima dimostrazione di forza militare e di ferocia.
In tale complesso probatorio, il giudice della cautela prendeva in esame anche i ruoli degli altri compartecipi quali il Romano Salvatore, oggi collaboratore di giustizia, autore materiale degli spari esplosi contro la vittima; l’Esposito Pasquale Junior, anch’egli oggi collaboratore di giustizia, quale componente del gruppo di fuoco, in particolare accompagnando il Romano sul luogo dell’esecuzione a bordo di un’autovettura provento di rapina.