Napoli, i profughi afghani nelle case confiscate alla camorra: «Mamma, posso portare con me il cavalluccio?»

Napoli, i profughi afghani nelle case confiscate alla camorra: «Mamma, posso portare con me il cavalluccio?»
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 2 Settembre 2021, 23:53 - Ultimo agg. 4 Settembre, 08:35
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Una mamma con il suo bimbo e due minori non accompagnati sono i primi quattro profughi afghani che ieri hanno potuto lasciare il Covid residence di Ponticelli al termine del periodo di quarantena. Tutti sono stati portati presso il Centro Regina Pacis di Quarto - in provincia di Napoli - dove opera, in un bene confiscato alla camorra, il parroco don Gennaro Pagano. Questa mattina alle 9.00 anche tutti gli altri rifugiati - ne sono in totale 127 - saranno ripartiti dalla Prefettura in altri centri e località della provincia che hanno dato la propria disponibilità ad accogliere gli afghani. Nel pomeriggio, dall’Abruzzo, arriveranno nella struttura di Ponticelli altre 109 persone che saranno ospitate nel Covid residence dopo che il personale della struttura avrà provveduto a sanificare tutti i locali. Del primo gruppo di profughi ospitati in questi giorni a Ponticelli dovrebbero restare ancora nella struttura dell’Asl Napoli 1 soltanto due persone trovate positive al Covid - le cui condizioni restano buone - e la donna operata al ginocchio se non fosse in grado di sottoporsi ad un nuovo spostamento.

A salutare ieri i profughi afghani c’erano l’assessore regionale alla Sicurezza Mario Morcone, il capo dell’Unità di Crisi regionale della Protezione Civile Italo Giulivo e il direttore dell’Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva. Il bimbo di tre anni che è andato via con la mamma verso Quarto è stato protagonista anche di un simpatico siparietto prima di andar via. Tra i tanti giocattoli donati dai cittadini e raccolti dalla Protezione civile per i piccoli afghani c’era un cavalluccio a dondolo che tanto faceva divertire il bimbo. «Posso portarlo via?» - ha chiesto alla mamma, una richiesta che il personale del Covid non poteva rifiutare. Felicissimo - accompagnato dai due mediatori culturali afghani che in questi giorni sono stati preziosissimi per prestare assistenza ai rifugiati - il piccolo è quindi salito sull’auto con il suo cavalluccio con il parroco don Gennaro Pagano, divertitissimo della scena. In auto, insieme alla mamma e al bambino, c’erano due minorenni arrivati in Italia senza i genitori. Ora saranno assistiti dagli psicologi e dagli assistenti dell’associazione della diocesi di Quarto. L’obiettivo è dare loro la possibilità di imparare quanto prima l’italiano e poi iscriverli a scuola. «Vogliono studiare e - spiega Hujjatullah Rajaie, giovane mediatore culturale che vive già da nove anni in Italia - il vostro Paese ha una grande tradizione di accoglienza con noi, siamo in 30mila gli afghani che studiano in Italia e ora si cercherà di dare anche a loro questa possibilità».

Già da anni l’associazione Regina Pacis di Quarto si occupa di accoglienza e integrazione anche con i migranti, ma soprattutto del recupero di ragazzini provenienti da famiglie contigue alla criminalità organizzata. «Il nostro - viene spiegato dall’associazione - è un cantiere educativo si occupa di formazione, consulenza psico-pedagogica e di progetti di carità educativa». 

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Tutti gli altri profughi si sono ieri preparati alla partenza, quasi tutti hanno avuto modo di riempire le valigie donate con i beni e i vestiti donati. In un piano del Covid residence è stato infatti allestito una sorta di negozio dove gli afghani hanno potuto scegliere le cose che più gli servivano. «Da un lato c’è la paura del futuro - racconta uno dei rifugiati che a Kabul collaborava con il nostro contingente - perché non sappiamo cosa ci aspetterà nei prossimi giorni, cosa potremo fare. Siamo passati dall’avere un lavoro nel nostro Paese a dover dipendere totalmente dalla vostra solidarietà. E poi c’è la paura per ciò che ci siamo lasciati alle spalle perché in Afghanistan ognuno di noi ha una famiglia».

L’assessore della Regione Campania, Mario Morcone, ha spiegato che la prima assistenza ai profughi afghani ha funzionato alla perfezione, ma la parte più complessa arriva proprio ora per offrire accoglienza alle persone fuggite da una guerra e dalla morsa dei talebani. «É vero - ha spiegato l’assessore - che alcune di queste persone hanno già un livello culturale medio-alto con alcuni che parlano anche l’inglese, ma ora bisognerà dare loro non soltanto assistenza, ma anche delle prospettive per renderli indipendenti». Oggi arriveranno a Ponticelli altre 109 persone in quel Covid residence che quando fu messo in funzione attirò forti polemiche. «La struttura - ha spiegato Ciro Verdoliva - ha funzionato sia per mettere in quarantena quei napoletani senza altre alternative, per accogliere i turisti asintomatici evitando che portassero in giro il virus e, ora, anche per mettere in moto questa straordinaria rete di accoglienza con i rifugiati afghani».

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