«Alcol ai minorenni, diamo troppi soldi e libertà ai nostri figli»

«Alcol ai minorenni, diamo troppi soldi e libertà ai nostri figli»
di Maria Chiara Aulisio
Sabato 11 Gennaio 2020, 08:30 - Ultimo agg. 17:32
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Alessia Giangrasso, 46 anni, mamma di una quattordicenne, era a Roccaraso anche lei la notte del 31 dicembre quando sei ragazzini sono finiti in coma etilico dopo la serata in discoteca. Musica spaccatimpani, tavoli riservati a caro prezzo, sigarette elettroniche per tutti e, in pista, una quantità di bambini travestiti da grandi. Oltre cento euro a persona solo per acquistare il biglietto di ingresso, e fiumi di vodka e di gin venduti senza scrupoli ai tanti minorenni che si trovavano lì per festeggiare l'arrivo del nuovo anno.

Dai locali di Roccaraso a quelli della città di Napoli, la notte di Capodanno (e non solo quella, purtroppo) la situazione è stata più o meno la stessa. Discoteche piene di adolescenti e drink libero a prescindere dalla data di nascita: è l'ultimo dell'anno e stasera si fa festa sul serio. Poche ore sono bastate per mandare al pronto soccorso una decina di loro e concludere i festeggiamenti su una barella dell'ospedale Cardarelli.
 


Sua figlia era a Roccaraso con lei?
«Certo. Siamo una famiglia di sportivi e andiamo lì per sciare. La montagna dovrebbe essere un luogo dove rigenerare la salute, respirare aria pulita e recuperare benessere. Mi pare che siamo fuori strada».

Che cosa ha fatto la sera del 31 dicembre, sua figlia? Non ha festeggiato come gli altri in discoteca?
«Compirà quattordici anni ad aprile, francamente mi sembra un po' troppo piccola per passare il Capodanno da sola, in un locale pubblico, dove, tra l'altro, si sapeva bene che i ragazzi avrebbero bevuto fino a stare male».

Quindi si sapeva?
«Certo. È noto a tutti, genitori e figli, che certe serate sono destinate a finire in quel modo».

E però nessuno dice niente.
«Non è proprio così. Per quanto mi riguarda ci provo, e devo dire che anche altre mamme fanno come me».

Ci prova a fare che cosa?
«Un esempio: recentemente hanno organizzato a Coroglio la festa del licei - Umberto, Mercalli e Settimo scientifico. Le voci circolavano con insistenza, era risaputo che il party sarebbe stato ad alto tasso alcolico benché, tra gli invitati, ci fossero pure gli studenti del primo e del secondo anno. Così ho pensato di contattare il commissariato di zona per avvisarli della serata, metterli al corrente delle mie preoccupazioni e chiedere un po' di controllo in più».

Ha ottenuto il risultato che sperava?
«Sì, quella sera tutto è filato liscio».

Purtroppo non è sempre così.
«Quasi mai, direi. Queste feste di solito sono un disastro. Ho visto bere e fumare ragazzini di dodici anni. Ormai cominciano piccolissimi, frequentano ancora la scuola media».

Ma come è possibile?
«Da un lato c'è una libertà assoluta, per cui fanno quello che gli pare, dall'altro ci sono tanti gestori incoscienti che, pur di fare soldi, vendono alcol senza alcun controllo».

Dove bevono questi ragazzi? Solo nei locali e nei bar?
«Anche per strada. Un'altra recente abitudine è quella di comprare bottiglie di vodka in qualche supermarket della zona e poi nascondersi nei pressi del liceo Umberto, che la sera diventa un punto di ritrovo, e bere e fumare senza farsi vedere».

A che ora tornano a casa questi ragazzi?
«Dico solo che la festa dei licei a Coroglio è cominciata alle 23 e si è conclusa alle 4 del mattino. Orari assurdi».

E chi li stabilisce questi orari?
«I genitori ovviamente, questo è il punto. Si è troppo permissivi. I ragazzi hanno una libertà che non corrisponde alla loro età. Invece di dire sempre sì dovremmo offrire loro delle alternative. Coinvolgerli in qualcosa che li diverta e li tenga lontano dai vizi».

A che cosa pensa?
«Allo sport, ad esempio. Mia figlia ama l'atletica, le piace molto. E però, il Collana è chiuso, il Virgiliano pure, al San Paolo non si può andare. Voglio dire: ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, noi genitori più degli altri, ma è anche vero che alternative sane questa città non ne offre tante».

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