Alcol ai minorenni, la denuncia della mamma: «La folle frase di mio figlio: se non bevo mi annoio»

Alcol ai minorenni, la denuncia della mamma: «La folle frase di mio figlio: se non bevo mi annoio»
di Maria Chiara Aulisio
Domenica 19 Gennaio 2020, 10:00 - Ultimo agg. 10:59
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Il ruolo di Annalisa Tirri è doppio: insegnante di inglese in un liceo napoletano - che conta oltre mille studenti - e mamma di due ragazzi di 23 e 21 anni pronti a tirar fuori grinta e determinazione se si tratta di far valere le proprie ragioni. Lavoro difficile, il suo, soprattutto quando prova a ristabilire le regole - sia in classe che a casa - cercando di spiegare che il cellulare durante le lezioni non si usa, tanto per fare un esempio, o chiedendo per quale ragione, se non si beve, non ci si diverte mai abbastanza.
 


Dicono così?
«Per la verità me lo ha detto proprio mio figlio. Quando è tornato dalla festa di Capodanno mi ha comunicato che non aveva bevuto, perché doveva guidare, e, dunque, si era divertito molto meno degli altri».

È già un buon risultato che, sapendo di doversi mettere al volante, sia stato lontano dall'alcol. Il senso di responsabilità non gli manca.
«Certo, e oggi non è per nulla scontato: non tutti hanno buon senso. Il problema in ogni caso resta. Vorrei capire per quale ragione questi ragazzi, anche se non necessariamente in maniera esagerata, se non bevono almeno un po', la serata non è divertente».

Lo ha chiesto a suo figlio?
«In realtà non riescono a spiegarlo neanche loro. Lo fanno tutti e tanto basta. È chiaro che si tratta di risposte che non possono soddisfarci. Ecco perché il nostro impegno, in questo senso, è massimo».

Che cosa fate concretamente?
«La mia scuola, il liceo Mazzini, porta avanti da tempo un dialogo e un confronto con gli studenti».

In che modo lo fate?
«L'ultimo incontro al quale hanno partecipato circa cinquecento ragazzi lo abbiamo organizzato al Plaza, il direttore ce lo ha messo a disposizione gratuitamente: sono venuti quelli del Pesciolino Rosso».

Che cosa è il Pesciolino Rosso?
«Un associazione fondata da un papà, Gianpietro, ha perso suo figlio Emanuele nel 2013. Un ragazzo pieno di energia, straordinario, purtroppo se n'è andato a 16 anni, gettandosi nel fiume a due passi da casa dopo aver assunto sostanze stupefacenti».

Che genere di sostanze?
«Un acido, per essere precisi, contenuto su un piccolo francobollo colorato che il ragazzino poggiò sulla lingua. Quell'acido gli sconvolse la mente e lo spinse a gettarsi nel fiume, togliendosi la vita».

Che cosa c'entra il Pesciolino Rosso?
«Emanuele aveva buttato nel fiume, quando aveva sei anni o forse sette, un pesciolino che nella vaschetta sembrava stesse per morire e che, invece, nelle acque mosse, trovò nuova vita. Così, suo padre, decise di fondare l'associazione Ema Pesciolino Rosso e raccontare la sua storia in tutte le scuole d'Italia».

Ed è venuto anche al liceo Mazzini.
«I ragazzi sono rimasti senza parole. Credo che solo questo genere di testimonianze possa lasciargli un segno. Da qui la decisione, insieme con tutti i docenti - e il preside, sempre d'accordo quando si tratta di affrontare questi temi - di avviare una serie di incontri».

Insomma, parlare con i ragazzi e spiegare i rischi che corrono quando si avvicinano all'alcol e alla droga, sembra essere il modo più efficace per fare prevenzione.
«Ne sono convinta. A dicembre, a scuola, abbiamo invitato anche Angela, la mamma di Livia Barbato, rimasta vittima del suo fidanzato: stavano tornando da una serata durante la quale lui aveva decisamente alzato il gomito, decidendo di compiere poi un'assurda manovra: entrare controsenso in Tangenziale, a fari spenti per sei chilometri prima dello schianto fatale». 

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