Napoli, alcol «facile» per i minorenni tra negozi e supermercati

Napoli, alcol «facile» per i minorenni tra negozi e supermercati
di Oscar De Simone e Gennaro Di Biase
Domenica 12 Gennaio 2020, 23:00 - Ultimo agg. 13 Gennaio, 15:54
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Alcol, è lui il principe del sabato sera per tanti minorenni assiepati all’esterno dei supermercati o all’angolo di una drogheria di bengalesi, pakistani o cingalesi. Shottini, canne, birre e sbornie: quasi non si parla d’altro tra i giovanissimi della movida partenopea. Basta orecchiare i loro discorsi per capire quanto il fenomeno sia allarmante e diffuso. Non si parla solo di lounge bar o baretti, ma di supermercati e negozi asiatici aperti tutta la notte o fino a tarda sera. E così sono quattro i posti in cui Giovanni e Marco (questi i nomi di fantasia di due 17enni che ci hanno accompagnato l’altro ieri) riescono ad acquistare alcolici senza che gli venisse mai chiesto un documento.

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Quattro acquisti «facili» su quattro tentativi distribuiti tra il centro della città, Vomero e Fuorigrotta. «L’alcol e lo sballo, per la nostra generazione, sono una questione di status sociale – racconta Giovanni quando è trascorsa da poco la mezzanotte – Se bevi o fumi sei qualcuno e hai successo con gli amici o con le ragazze. Se sai chiudere canne, poi, diventi un re».

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Appuntamento con Giovanni a Capodimonte intorno alle 22. «Dopo averne parlato con i miei – esordisce sorridendo – ho deciso che se proprio vorrò provare l’esperienza della bevuta potrò farlo tra qualche anno. Ora, mi hanno spiegato mia madre e mio padre, non ho sviluppato gli enzimi per assorbire l’alcol. E so che bere, all’età che ho, potrebbe danneggiarmi il cervello». 

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«Sentirsi capiti e ascoltati» è la chiave per evitare il binomio adolescenza-alcol. Si riprende a guidare. La prima tappa è a Santa Teresa degli Scalzi, in un market asiatico. Sugli scaffali c’è di tutto: dal gin alla vodka, dagli amari alle birre. Giovanni entra da solo e alla cassa gli viene detto di prendere tranquillamente la sua «Beck’s dal frigo». «Mi è costata appena un euro», sospira Giovanni riconsegnando la bottiglia ancora tappata. Si ripropone – come nei bar – la questione dei costi stracciati. L’alcol è a buon mercato, a misura di tasche minorenni. 

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Pochi passi più giù ci raggiunge Marco. Anche lui, come Giovanni, è nato verso la fine del 2002. «A me non piace perdere il controllo – chiarisce subito, ricordando le notti passate a far vomitare i coetanei semisvenuti – E poi, se io perdo il controllo, chi aiuta i miei compagni di classe che si sballano e vanno in coma etilico? Ricordo una gara di chicchetti d’assenzio, qualche mese fa, dalle parti di piazza del Gesù, in vico dei Carrozzieri». Tra una battuta e una riflessione si arriva all’incrocio tra via Salvator Rosa e via Santa Monica. Qui ci sono le porte aperte di un’altra rivendita gestita da stranieri. Marco e Giovanni ci entrano in coppia, e ne escono un minuto dopo con due Tennent’s super (gradazione molto alta: 9%) e appena «3,50 euro spesi. Documenti zero. «Ci hanno solo chiesto se volevamo una busta e abbiamo risposto che non ci serviva», riferiscono. «Mi ricordo che un paio d’anni fa bastava giocare a calcio per stare in amicizia – si rammarica Marco – Ora bisogna bere per far parte del gruppo. Il problema è che i miei coetanei vogliono sentire subito lo sballo: quindi bevono un drink dopo l’altro senza aspettare che l’alcol entri in circolo. Poi si sentono male». La mentalità del «tutto e subito». L’alcol si infila nelle vite dei minorenni attraverso le fessure scavate dal vuoto di contenuti sociali.
 
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Via Morghen. Un’altra tappa in un supermercato aperto h24: all’esterno decine di minorenni conversano davanti alle vetrine. Basta orecchiare un po’ per capire che molti di loro stanno parlando di «quote da versare per la festa». Ascoltare i dialoghi è da brivido: «Abbiamo bevuto un angelo azzurro e due shottini – raccontano fieri due ragazzini a due coetanee – roba da sballo totale». «Immaginiamo – rispondono loro colpite – Dev’essere stato indimenticabile». Anche il superalcolico è a portata di mano a qualunque età. Intanto i nostri Giovanni e Marco, all’interno del market, si presentano alla cassa con un pacco di patatine e una nuova confezione di Menabrea. «Il cassiere ci ha guardati, per un attimo – spiega Giovanni – Forse ha pensato se chiederci o meno il documento. Ma poi non lo ha fatto e ci ha venduto tutto. C’era molta fila, e una sola cassa aperta». Spesa totale di 4 euro. 

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Fuorigrotta: l’ultima tappa in un altro supermercato aperto tutta la notte in una zona molta frequentata dai giovani. Anche qui c’è una sola cassa aperta, nonostante il supermercato abbastanza frequentato. Anche qui, però, Giovanni e Marco, che (come in tutti gli altri casi) si presentano a pagare in totale solitudine, vengono serviti senza domande né richiesta di documento: «Abbiamo preso una confezione di Beck’s e un po’ di stuzzichini». Anche qui, spesa di 4 euro circa. La nota spesa della serata racconta che con 12 euro e spiccioli, Giovanni e Marco hanno acquistato un pacco di patatine, stuzzichini e ben 9 birre in poco più di due ore. Ovviamente non ne hanno bevuta nessuna, ma ubriacarsi sarebbe stato facile. Come lo è, purtroppo, per molti loro coetanei. Di Napoli e non solo.
 

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